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IL DOPPIOGIOCHISMO DEI PURI E DURI DEL 41BIS
Di comidad (del 09/02/2023 @ 00:21:43, in Commentario 2023, linkato 34609 volte)
Le dinamiche di potere non sono quasi mai unilaterali, per cui la malafede e l’incompetenza, il doloso e il demenziale, spesso e volentieri si intrecciano. Ciò è particolarmente evidente nella vicenda di Alfredo Cospito, nella quale le frenesie vendicative ed i torbidi traffici si fanno da sponda a vicenda.

Prima di chiedersi cosa c’entri Alfredo Cospito col 41bis, bisognerebbe domandarsi cosa ci faccia all’ergastolo, visto che non è mai stato imputato di alcun omicidio. Per comminare quella condanna, la Corte di Cassazione ha ripescato uno di quegli articoli “dormienti” del Codice Penale, il 285. L’articolo è stato stilato nel 1930 e risulta piuttosto vago nella sua formulazione, tanto che da interpretare è più ostico di una centuria di Nostradamus: “Chiunque, allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato, commette un fatto diretto a portare la devastazione, il saccheggio o la strage nel territorio dello Stato o in una parte di esso e' punito con la morte.” Il 285 tende a punire uno “scopo”, infatti non colpisce atti di devastazione, saccheggio o strage, bensì più genericamente: “un fatto diretto a portare …”. Tra l’altro il testo dell’articolo 285 presenta anche una forma ed una punteggiatura incerte, per cui probabilmente non è stato stilato da Alfredo e Arturo Rocco. Si tratta di uno di quei tipici strumenti del regime fascista, una legge che fa a cazzotti con la mitologica “certezza del Diritto”, e che serve infatti a lasciare mano completamente libera per eliminare qualsiasi tentativo di opposizione. La “democrazia” ha sostituito la pena di morte con l’ergastolo, ma si è tenuta da parte il 285, perché non si sa mai; infatti è tornato utile contro Cospito. L’articolo 285 è come la pozione del dottor Jekill, che la “democrazia” può usare per ritrasformarsi all’occorrenza in mister Hyde. L’emergenzialismo quindi non è un’invenzione del tutto originale dell’ultimo trentennio, infatti se ne trovano tracce e avvisaglie già negli assetti legislativi tradizionali.
Lo “Stato” non esiste, è solo un’astrazione giuridica; e le cosche di potere e d’affari che abusano di quel titolo vuoto e altisonante, spesso si comportano con la goffaggine di quel baro che tira fuori tutti assieme gli assi che tiene nascosti nella manica. Contro Cospito infatti non bastava inventarsi un ergastolo, ma occorreva persino colpire le sue opinioni imponendogli il regime carcerario del 41bis. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) si occupa anche della gestione del regime del 41bis e, in tale ruolo, svolge l’incombenza di “sito di incontri” per i detenuti al carcere duro. È infatti il DAP a decidere chi si debba incontrare nel corso delle due ore di aria previste per i detenuti del 41bis. Come topi da laboratorio, i detenuti vengono messi insieme per vedere come interagiscono.

Grazie a Donzelli e Del Mastro, abbiamo saputo che durante quegli “incontri” si compiono intercettazioni ambientali, che vengono considerate materiale “sensibile”, ma non secretato, poiché non avrebbe rilevanza istruttoria o penale. “Sensibile” in che senso? Intercettazioni a scopo scientifico, o pornografico, o diffamatorio?
Probabilmente tutte e tre le cose insieme. Chi gestisce un carcere inevitabilmente diventa un voyeur; ovviamente i giornalisti sono entusiasti quando vengono chiamati a partecipare al gioco morboso. Della dignità umana dei detenuti, violata con la diffusione di quei colloqui, quasi nessuno si è preoccupato. Ma del resto, se non si ha una dignità propria, come ci si può preoccupare di quella degli altri?
I media e la magistratura hanno usato quel materiale pornografico come pretesto per opporsi fermamente alla revoca del 41bis a Cospito, poiché il cedimento potrebbe aprire una voragine. Stranamente ad imporre il 41bis a Cospito è stata proprio la presunta “bestia nera” dei magistrati antimafia ed anticorruzione, cioè la famigerata ministra Cartabia. Da un lato si riconosce che la Cartabia con quella scelta ha combinato un pasticcio, ma dall’altro lato si dice che ormai è impossibile tornare indietro. Ci sarà un’udienza alla fine di febbraio per valutare l’eventuale revoca del 41 bis a Cospito, ma è praticamente scontato che invece sarà riconfermato. I media stanno anche fomentando allo scopo la solita opinione pubblica forcaiola e assetata di sangue, che non solo mette in conto la morte di Cospito, ma addirittura la auspica, la desidera e la reclama. I media affidano la sorte dei detenuti ai “sondaggi”, con i quali mettono anche alla gogna i parlamentari del PD che sono andati ad incontrare coloro che sono sottoposti al 41bis; ma si tratta di sondaggi truccati, dal momento che gli stessi media non chiariscono che la funzione ispettiva sulle carceri e sulla condizione dei detenuti, è una prerogativa costituzionale dei parlamentari, i quali non sono affatto tenuti a rivelare il contenuto dei colloqui. In tutta questa vicenda si è giocato su equivoci e mezze allusioni in modo da sovvertire la percezione di ciò che è legale e ciò che non lo è. Si è visto come una volta tanto che i parlamentari hanno svolto la propria funzione istituzionale, ciò è stato criminalizzato dai media con una subdola disinformazione. Si dice spesso che la legge non ammette ignoranza, ma nella realtà l’esercizio del potere si basa sull’ignoranza della legge da parte della maggioranza delle persone. Una volta che i media hanno scatenato la belva dell’opinione pubblica, sarà arduo negare alla folla dei facinorosi lo spettacolo del linciaggio.

L’argomento dei mitici magistrati, e degli opinionisti che li sostengono, è che ormai si starebbe configurando una saldatura tra anarchici e boss, un OGM mostruoso, una “mafia anarchica”, che avrebbe come bersaglio comune il 41bis. Ci si prospetta una sorta di “metamorfismo emergenziale”, per cui in nome di un’emergenza mafiosa, in effetti si è chiamati a mobilitarsi contro un’emergenza anarchica.
Non è mai il caso di esagerare con i sensi di superiorità intellettuale, perciò bisogna mettersi in sospetto di fronte ad argomenti così cretini e contraddittori. Anche questa bramosia di sacrificare la pedina Cospito nella grande partita a scacchi contro la mafia, appare poco convincente, dato che questi qui sacrificano gli altri solo in nome del proprio tornaconto. Se un magistrato ci racconta che non si fa scrupolo di negare giustizia ad un singolo cittadino pur di salvaguardare la “lotta alla mafia”, ma perché poi quel magistrato dovrebbe farsi scrupolo di raccontarci balle?
Ipotizzare che un qualsiasi governo possa assumersi ufficialmente la responsabilità di abolire il regime del 41bis, attiene alla fantapolitica più estrema. L’unica via percorribile per la cosiddetta “trattativa” con i boss, è dilatare talmente l’applicazione del 41bis da renderlo inapplicabile, o quantomeno aggirabile discretamente da parte del DAP. Il punto è che parlare di “trattativa” è un eufemismo, dato che “Stato” e “mafia” sono solo nomi di un potere trasversale tra legale e illegale, ed anche tra pubblico e privato. Non c’è bisogno della sociologia del potere, basta il buonsenso per capire che i potenti tendono a riconoscersi ed a legare tra di loro al di là degli schieramenti fittizi. Le logge massoniche in cui si incontrano e trafficano giudici, politici, poliziotti, militari, banchieri, imprenditori e mafiosi, non sono la causa del problema, ma sono soltanto un effetto di questa oggettiva e soggettiva trasversalità del potere.
Estendere a dismisura l’applicazione dell’articolo 285 del Codice Penale e dell’articolo 41bis dell’ordinamento penitenziario, rappresenta l’espediente migliore per intasare il sistema carcerario e per creare il clima di confusione utile a favorire chi di dovere. Il governo Meloni e la magistratura si nascondono dietro la “linea della fermezza”, che è quella di colpire in modo sproporzionato i presunti reati politici, per creare così l’opportuna cortina di nebbia. Ergastolo, ergastolo ostativo e 41bis sarebbero misure diverse, che però sono state fatte rientrare in una sorta di “logica di pacchetto”, per cui una tende a tirare l’altra. Tra i “puri e duri” del 41bis ci sono gli autentici deficienti e forcaioli, ma c’è anche chi fa il doppio gioco; e c’è persino chi tiene il piede in due scarpe, per capire da che parte penderà la bilancia e così schierarsi per tempo con il vincitore.