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IL CONTRABBANDO NATO NON È PECCATO: LO DICE IL TRATTATO
Di comidad (del 18/01/2007 @ 20:53:54, in Commentario 2007, linkato 1698 volte)
Le dichiarazioni rilasciate dal ministro degli interni Amato il 15 gennaio sulla necessità di accettare l'ampliamento della base NATO di Vicenza, poi avallate dallo stesso Prodi, hanno rappresentato il coronamento e l'ovvia conclusione della gara di filo-americanismo iniziata dalle accuse al governo lanciate da Berlusconi qualche giorno fa. In questa polemica è mancata completamente la giustificazione strategica dell'ampliamento della base NATO, infatti non è stato assolutamente spiegato chi sarebbe il nemico da contrastare. C'è stato anche chi dal governo ha detto che bisogna accettare l'ampliamento perché sarebbe per Vicenza una occasione di sviluppo, cioè lo stesso argomento che veniva adoperato per giustificare la base NATO di Bagnoli a Napoli, così anche i Veneti hanno potuto provare l'ebbrezza di essere trattati come meridionali. Fassino ha addirittura proposto a riguardo un referendum consultivo fra i Vicentini, chiarendo in anticipo che tale iniziativa servirebbe a convincere i cittadini, non a raccoglierne effettivamente il parere.
La dichiarazione più intelligente a riguardo non è stata quella del super-intellettuale Giuliano Amato, ma del ministro più naif, Clemente Mastella, il quale ha giustificato l'accettazione dell'ampliamento della base NATO semplicemente con l'osservazione che gli Stati Uniti non sopporterebbero un rifiuto.
Durante lo scandalo del contrabbando di petrolio del 1980 non uscì ovviamente fuori nessun legame esplicito tra il traffico illegale e la base di Vicenza, ma tutte le indagini individuarono nella zona di Vicenza l'epicentro del contrabbando, lasciando così a chi lo voleva la possibilità di fare due più due. Sino al XVIII secolo le immunità ecclesiastiche consentivano al clero non solo di sfuggire alle imposte sui redditi da immobili, ma anche di organizzare in grande stile il contrabbando, perciò i monasteri, e persino le scale delle chiese, erano il luogo di mercati illegali che sfuggivano alle imposte. È significativo che la dottrina morale della Chiesa cattolica non abbia mai considerato il contrabbando come un peccato, neppure veniale.
Oggi che le immunità ecclesiastiche sono in gran parte cessate - anche se non del tutto -, la grande area di immunità è quella consentita dai trattati internazionali, le cui clausole sfuggono completamente al controllo dei parlamenti e delle magistrature. Pensare che gli Stati Uniti possano fare a loro volta ciò che fecero a suo tempo i preti, cioè approfittare dei privilegi di extraterritorialità assicurati dai trattati alle basi americane e NATO, viene considerata una manifestazione di antiamericanismo e di "complottismo".
In realtà il cosiddetto complottismo si fonda sulla stessa tesi che è alla base dello Stato di Diritto, cioè che non ci devono essere immunità perché queste comportano automaticamente abuso. La concezione dello Stato di Diritto è rimasta purtroppo un'utopia, ma ha avuto comunque il merito di mettere in evidenza che la vera garanzia per tutti è che non ci siano privilegi per nessuno.
Anche le accuse di antiamericanismo pongono la questione nei termini di un'ostilità pregiudiziale verso i nostri "alleati", quando invece il problema riguarda l'impunità legale di cui essi godono, come ha dimostrato anche la strage della funivia del Cermis, perpetrata a bella posta per ribadire brutalmente questa impunità.
Nel 1900 la rivolta cinese dei Boxer - cioè degli allievi delle scuole di Kung fu - subì da parte della propaganda occidentale l'etichetta di xenofobia, di pregiudizio contro lo straniero. Che gli stranieri - fra cui c'erano anche gli Italiani - avessero approfittato dei privilegi di extraterritorialità assicurati dai trattati estorti al governo cinese per compiere in Cina ogni sorta di sopruso e di traffico, fu omesso ovviamente dalla propaganda occidentale. I rivoltosi cinesi furono perciò accusati di demonizzare l'occidente, non di combattere gli abusi perpetrati dai colonialisti tramite i trattati internazionali.
La stessa propaganda vale anche oggi, ma del resto non sarebbe ragionevole attendersi che i colonialisti riconoscano le ragioni di chi non vuole essere colonizzato.
18 gennaio 2007