\\ Home Page : Articolo : Stampa
L’OLIGARCHIA NOSTRANA IN EUFORIA PER IL RAZIONAMENTO
Di comidad (del 01/09/2022 @ 00:07:18, in Commentario 2022, linkato 6107 volte)
La suggestione mediatica sulla questione del gas russo sta creando strani meccanismi di oblio. Si va smarrendo il dato fondamentale che l’esplosione dei prezzi delle materie prime risale allo scorso anno, quindi a ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina e della imposizione delle sanzioni.
Nessuno osa dubitare che nella santa Unione Europea tutto si faccia per il nostro bene e che quindi la liberalizzazione dei prezzi dell’energia fosse motivata dal farci risparmiare. Sta di fatto però che questa liberalizzazione ha consentito una massiccia finanziarizzazione dei mercati delle materie prime come il gas. Mentre l’opinione pubblica viene indotta a credere che sui mitici mercati vi sia un confronto tra offerta e domanda di quantità effettive di materie prime, in realtà la gran parte degli scambi riguarda prodotti finanziari derivati. A loro volta questi prodotti finanziari derivati possono essere presentati come strumenti per assicurarsi contro la volatilità dei prezzi, ma possono essere usati anche per un fine esattamente opposto, cioè speculare al rialzo o al ribasso sui prezzi; per cui oggi la gran parte degli investitori è del tutto disinteressata alla materia prima in quanto tale ed alle sue implicazioni industriali. La finanza è mera riproduzione delle gerarchie sociali: i ricchi che cercano di diventare più ricchi; tutto il resto è solo letteratura lobbistica, dal grande reset al transumanesimo, a tutte le altre trans-cazzate.
Altro dato da tenere presente è la concentrazione di potere finanziario attorno a questi mercati delle materie prime. Non solo la Borsa di Amsterdam ma anche quella di Chicago sono sotto il controllo di un’unica istituzione finanziaria privata, l’Intercontinental Exchange (ICE), i cui azionisti sono sempre i soliti noti, da Vanguard Group a Blackrock. Niente di male, per carità, ma questo è già il secondo dettaglio che rende un po’ labile la nozione di mercato, dato che di fatto si riscontra un oligopolio finanziario.
Questi aumenti dei prezzi erano quindi iniziati prima della guerra ed hanno in gran parte una base puramente finanziaria. Ciò non toglie però che ci si possa aggiungere dell’altro. Le aziende energetiche nostrane, come l’ENI, hanno acquistato gran parte dei combustibili con contratti a lungo termine, che non hanno risentito del recente rialzo dei prezzi. Gli aumenti dei prezzi erano quindi immotivati, per cui il ministro Cingolani non aveva esitato a parlare di “truffa”. Di fronte a questa evidente “notitia criminis” nessuna Procura ha ritenuto di convocare il ministro per chiedere chiarimenti.
Ma il governo Draghi aveva deciso di fare giustizia imponendo una bella tassa sugli extra profitti delle aziende. Solo che al momento di riscuotere c’erano dieci miliardi in meno. Che fine hanno fatto? Non si sa. Comunque, al di là del caso specifico, chi dice di voler riparare i torti per via fiscale ci sta (o si sta) prendendo in giro. Semmai il governo, che è azionista dell’ENI, dovrebbe spiegarci cosa intende fare dei ricchi dividendi che incasserà.

In questo contesto si levano sempre più voci che invocano il razionamento energetico e persino esponenti di Confindustria si uniscono al coro. Se si analizzano però le varie dichiarazioni di Tabarelli, Clò e Bonomi, le motivazioni della richiesta appaiono ambigue e sfuggenti. Si tratta di fare un “piano” di razionamento, nel caso che la Russia tagliasse le forniture di gas? Oppure si tratta di far partire il razionamento vista l’insostenibilità dei prezzi? Come si vede siamo di fronte a tecniche di suggestione. Si richiede l’assenso su una cosa ovvia: avere un piano “in caso” di emergenza; ma poi si dà questa emergenza per scontata. Il “rimedio” all’emergenza a sua volta non ha alcuna attinenza con la presunta emergenza stessa, dato che non è stato l’aumento della domanda a causare l’aumento dei prezzi. Il problema è che il razionamento comporta dei costi, e quindi è un business; e poi consente di discriminare figli e figliastri, e quindi è potere. Ciò spiega tanta euforia nell’invocare il razionamento. I nostri oligarchi non sono all’altezza di Intercontinental Exchange e di Vanguard Group, però nel loro piccolo si fanno valere. Del resto l’emergenzialismo funziona così bene proprio perché quasi nessuno pensa di contrastarlo, ma solo di ritagliarcisi un proprio stagno per pescare nel torbido.
Il trucchetto retorico della confusione tra “avere un piano in caso di…” ed il partire invece sparati col razionamento, è stato messo su anche dall’ex ministro Giulio Tremonti in una delle sue tante interviste televisive. Tremonti ci aggiunge del suo, trattandoci da cittadini maturi e responsabili, rivelandoci la dura verità, quindi dovremmo ringraziarlo. La sinistra, compresa quella antagonista, si è innamorata del vaccino, vissuto come il farsi una grande “pera” collettiva di socialismo; non mancherà quindi di innamorarsi del razionamento e dei black-out, perché fanno un po’ comunismo e un po’ ambientalismo. Come si vede, però il razionamento eccita anche la destra. Ovviamente ci sono state piogge di commenti entusiastici per la stima che Tremonti ha dimostrato nei confronti dei cittadini italiani; peccato che, pur nei meandri della retorica tremontiana, la presa per i fondelli saltasse agli occhi. Secondo Tremonti, regolare i mercati sarebbe come voler educare una tigre, perciò meglio prendersela con le pecore come noi. Ai potenti la libertà del mercato, ai fessi la disciplina dirigista del razionamento. La nemesi però è in agguato: mentre la rivoluzione mangia i suoi figli, spesso l’emergenzialismo rinnega i suoi padri. Tremonti dovrebbe ricordarsi che fu proprio lui ad inaugurare l’austerità in versione dura nel 2010, ma l’anno dopo Monti gli rubò il copyright e i media fecero passare il povero Giulio da scialacquatore. Allo stesso modo, se Tremonti riuscisse a ridiventare ministro dell’Economia e ad allestire una bella macchina di potere e affari col razionamento, è molto difficile che poi la lascino gestire a lui, come è successo anche a Conte con la psicopandemia.

Ingenuo con i forti, Tremonti però sa fare il furbo con i deboli. La ciliegina sulla torta emergenzialista di papà Tremonti è infatti la promessa di andare da zia Europa a chiedere le risorse per sgravare benzina e bollette da accise e IVA. In realtà se oggi il prezzo del gas è arrivato a livelli che non hanno più alcun riscontro con i dati di fatto, è proprio merito di zia Europa; e non solo per le sanzioni alla Russia, ma per il modo in cui sono state gestite. La presidente della Commissione Europea Von Der Leyen ha cominciato a parlare immediatamente di razionamento, e questo comportamento in termini di codice penale rientra nell’aggiotaggio o nella manipolazione del mercato. La Commissione Europea riesce sempre a far saltare la lancetta dello schifometro; basti considerare la sua risposta al mediatore/difensore civico europeo allorché questi aveva richiesto di accedere ai messaggi tra la Von Der Leyen e Bourla, il CEO di Pfizer. Secondo la Commissione Europea i messaggi potevano essere cancellati in quanto ritenuti effimeri e non importanti, nonostante riguardassero la stipula di contratti miliardari. La Commissione Europea quindi rivendica il diritto a cancellare le prove dei propri reati.