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I SERVIZI SEGRETI SONO LE VERE CENTRALI DEGLI AFFARI
Di comidad (del 24/02/2022 @ 00:09:19, in Commentario 2022, linkato 7074 volte)
Sulla Gazzetta Ufficiale del 5 febbraio scorso si trova un curioso decreto governativo che vieta agli agenti segreti di andare a lavorare in aziende straniere nei tre anni successivi alla cessazione del servizio. Tre anni di castigo d’attesa per gli agenti che volessero impiegarsi in aziende all’estero non sono tanti, ma la vera perla del Decreto è che di fatto legalizza indirettamente la porta girevole tra i servizi segreti e le aziende private italiane, come già avviene nella ex Finmeccanica, ora Leonardo. Ciò che i media hanno raccontato come una “stretta” di Draghi è in effetti un via libera agli affari, una legalizzazione a posteriori di innumerevoli conflitti di interessi.
La porta girevole è ben più che un fenomeno di malcostume, è l’indizio, anzi la prova, che rivela quanto sia fittizia la distinzione, e addirittura la dicotomia, tra Stato e Mercato, tra pubblico e privato, tra politica e lobbying, e persino tra legalità e illegalità. Questi astratti orpelli giuridici sono solo una narrativa che serve a dissimulare l’esistenza di un’oligarchia che è trasversale al sistema istituzionale, al sistema delle imprese e della finanza ed al crimine organizzato. I servizi segreti sono diventati la principale struttura di riferimento ed il luogo di sintesi delle oligarchie della politica e degli affari.
Ci si scandalizza quando si scopre che Amazon collabora stabilmente con la CIA e con la NSA, ma risulta evidente che la posizione di vantaggio dei servizi segreti nel disporre di informazioni finanziarie e industriali consente loro di creare le imprese in cui poi andranno a lavorare, ed a riscuotere lauti stipendi, dopo aver dismesso il ruolo di dipendenti cosiddetti pubblici. Senza i servizi segreti, probabilmente non esisterebbero le multinazionali. Gli agenti segreti sono esseri eterei, di una diafana spiritualità, immuni dalle lusinghe materiali, per cui solo un complottista sospetterebbe che essi possano approfittare del loro potere e della loro impunità legale per proprio tornaconto.
Si dice spesso che l’attuale capitalismo si sta evolvendo verso una sorta di feudalesimo. In realtà il capitalismo non ha mai rotto il suo filo di continuità storica col feudalesimo. Il cosiddetto capitalismo non è mai indipendente dal denaro pubblico, anzi si alimenta di esso. Anche in questo caso soccorre la narrazione mediatica, per presentare come abuso ciò che in effetti è la norma. I media ci fanno sapere che Draghi sta imponendo una “stretta” (un’altra!?) sul bonus-edilizia per impedire truffe e abusi. Ci si accorge però che cambia molto poco, dato che rimane la possibilità per coloro che ricevono il credito dallo Stato di cederlo ad altri privati. Il governo stesso sta organizzando la truffa per favorire gli amici degli amici, e con quella truffa ha anche creato l’illusione di un aumento del PIL; ma se qualcosa sembra non andare, la colpa è solo degli Italiani che sono troppo “furbetti” e corrotti.

Un rimedio, per quanto parziale, all’aggressione della narrativa ufficiale, può essere quello di seguire i soldi. Per infliggere una severa lezione al suo presidente, che chiedeva un aumento delle spese militari, il Congresso statunitense ha deciso di stanziare 770 miliardi di dollari per il budget della Difesa, ben 25 miliardi in più di quelli richiesti da Biden, con un incremento del 5% rispetto al budget dell’anno precedente. Così Biden impara a chiedere troppo poco.
Nonostante i suoi incrementi nella spesa militare, la Russia invece nel 2022 spenderà in armamenti 48 miliardi di dollari, circa un sedicesimo della spesa USA. Però, secondo la narrazione mediatica, il guerrafondaio è solo Putin. La Russia di Putin è molto più criminalizzata dai media dell’URSS di Breznev. Forse perché Putin è percepito come molto più debole di Breznev. Con soli 48 miliardi di spesa militare Putin non fa abbastanza paura da rispettarlo. E poi, se la Russia non fosse cattiva come li giustifichi 770 miliardi di spesa militare? Dal punto di vista strategico però c’è qualcosa che non torna rispetto agli interessi degli USA. Una Russia senza il cuscinetto ucraino si dissolverebbe, e ciò permetterebbe alla Cina di occupare la Siberia, con il rischio in prospettiva di ritrovarsi i Cinesi alle porte dell’Europa.
La storia recente della stessa Russia dovrebbe insegnare qualcosa circa i disastrosi effetti strategici dell’invadenza dei servizi segreti. La multinazionale russa Gazprom è stata creata dal KGB nel 1989, e gli interessi di Gazprom sono stati decisivi nello smantellamento dell’Unione Sovietica, diventata un ostacolo agli affari: meglio avere clienti paganti che sudditi imperiali da dover mantenere e rifornire quasi gratis di petrolio e gas. I servizi segreti finiscono per aziendalizzare la strategia di un Paese, la destabilizzano e quindi impediscono di seguire gli interessi strategici, perciò si finisce per pensare solo agli affari.
Non che in Italia le cose vadano molto diversamente. In piena crisi delle forniture energetiche e con la prospettiva della fine dell’aiuto della BCE per lo spread, l’Italietta dovrebbe concentrarsi sul PIL, invece insiste con quel macigno sulla ripresa economica che è il Green Pass, che divide la popolazione e la pone in una condizione di insicurezza psicologica che scoraggia gli investimenti. Il problema è che il Green Pass è un business di SOGEI, la SPA di gestione dei servizi informatici di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze. In un documento del 2013 del Garante della Privacy c’è un’autopresentazione di SOGEI, che ci fa sapere di occuparsi, oltre che di fare spionaggio sui luoghi di lavoro, anche di gestione di dati ad alto livello di segretezza per conto della NATO e della UE. Come a dire che SOGEI è un ente di spionaggio e controspionaggio, una sorta di National Security Agency nostrana, ovviamente in tono minore. A differenza della NSA, SOGEI produce in minima parte le tecnologie che adopera, per cui si rifornisce da multinazionali come IBM; il che però comporta l’intreccio con il sistema delle multinazionali, quindi maggiore potenza di lobbying.
C’è chi si ostina a sottovalutare Roberto Speranza, ed in effetti a guardarlo non gli si farebbe fare il ministro ma un test tossicologico. Intanto però Speranza ostenta in un’intervista i suoi legami con SOGEI, come ad avvertirci che ha le spalle ben coperte e che il business del Green Pass conta di perpetuarsi in eterno. Del resto SOGEI non ha tutti i torti: se vai a spiare i Russi, i Cinesi o i Turchi, quelli magari ti scoprono e ti fanno un mazzo così. Spiare gli Italiani è invece un business di tutto riposo, solo profitti e niente rischi. Anche negli anni ’60 e ’70 i nostri servizi segreti fabbricavano una guerra civile in nome della lotta ad un inesistente pericolo comunista, per cui non c’è da stupirsi se oggi si inventano pure il terrorismo no-vax. Ci sono peraltro segnali che il business nostrano della fiction di una guerra civile sta facendo scuola anche negli USA.