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L’IMPERIALISMO FILANTROPICO, OVVERO IL CULTO DELLA DISUGUAGLIANZA
Di comidad (del 10/12/2020 @ 00:30:57, in Commentario 2020, linkato 6885 volte)
La perdita di qualsiasi potenziale di critica e di opposizione da parte della cosiddetta “sinistra”, si manifestò tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ’70 con l’adozione del concetto di “legalità”. La funzione della Legge non è di instaurare un sistema di regole condivise, bensì di fondare un nuovo spazio, quello dell’illegalità, che diventa feudo soltanto di alcuni privilegiati che possono avvantaggiarsene in esclusiva. Ogni potere si caratterizza per il fatto di conferire uno status ad uno specifico tipo di criminalità comune, perciò, ad esempio, briganti e mafiosi divennero le aristocrazie e le cavallerie dell’antichità e del medioevo.
Nell’epoca moderna lo sviluppo dei sistemi di comunicazione e di trasporto aprì nuove possibilità per forme di criminalità comune molto meno radicate in un particolare territorio, come la pirateria e la frode commerciale e finanziaria. Le banche, le Borse e le compagnie commerciali (antenate delle attuali multinazionali), rappresentarono l’istituzionalizzazione e la consacrazione di queste forme di criminalità comune più “sradicate” e globali, cioè meno legate al controllo di uno specifico territorio. Nessun potere però è in grado di eludere del tutto la questione del controllo del territorio, perciò il potere globale della finanza non può fare a meno della sponda del militarismo, dell’intreccio con le burocrazie militari e statali, anche con il metodo della porta girevole tra incarichi privati ed incarichi pubblici.
L’istituzione della Borsa valori determinò le condizioni per la nascita di una forma di criminalità quasi del tutto nuova e inedita, cioè il giornalismo. I giornalisti erano nuovi tipi di criminali in funzione di un nuovo tipo di reato: l’aggiotaggio, cioè la diffusione di notizie false e tendenziose allo scopo di alterare il valore di merci o titoli.
Ci si accorse però ben presto che la funzione di intossicazione svolta dalla stampa poteva essere a sua volta intossicata con forme di comunicazione ancora più sofisticate: le pubbliche relazioni. Il truffatore può essere a sua volta truffato, cioè si manipola il giornalista per farne un latore inconsapevole di notizie che corrispondono ad interessi diversi da quelli del proprio mandante originario. Finanza, giornalismo e pubbliche relazioni sono sempre stati fenomeni strettamente correlati, che si intrecciarono da subito con l’istituzione dei moderni servizi di “intelligence”, la cui funzione non è più solo quella del tradizionale e atavico spionaggio, ma soprattutto di intossicazione e infiltrazione dei sistemi informativi altrui.
Una delle “invenzioni” più efficaci del sistema delle pubbliche relazioni fu il “capitalismo filantropico”, una dimensione in cui la speculazione commerciale e finanziaria trova un alibi morale e l’ombrello dell’immunità fiscale, e in più l’occasione di fare cordata con le operazioni di ingerenza e aggressione imperialistica. Il filantrocapitalimo (o filantroimperialismo) è quindi un fenomeno composito, nel quale il lobbying finanziario e commerciale si combina con le operazioni di guerra psicologica e di guerra imperialistica ibrida “a bassa intensità”. Per la sua stessa complessità l’apparato del filantroimperialismo può incorrere in fenomeni di autointossicazione.
Nell’ottobre dello scorso anno una “esercitazione/simulazione” su un’epidemia di Covid era stata organizzata dal John Hopkins Center for Health Security, dalla Bill&Melinda Gates Foundation e da altre fondazioni “filantropiche” non profit. Nella simulazione il contagio partiva dal Brasile a causa dell’infezione di allevamenti di maiali da parte di pipistrelli.

I dirigenti cinesi in quel periodo erano in grave difficoltà per la rivoluzione colorata di Hong Kong, determinata da ingerenze imperialistiche statunitensi e britanniche. La dirigenza cinese non ha fatto altro che adottare quello schema impostato nella simulazione Covid, trovandoci un pretesto per imporre la disciplina interna. In Cina il famigerato pipistrello non ha infettato maiali ma pesci o pangolini, lo scenario però non è cambiato di molto rispetto all’originale. Sarebbe interessante chiedersi da quanto tempo il Covid circolava senza che le autorità ne facessero un allarme o un’emergenza; ma è più interessante rilevare che una simulazione di guerra imperialistica “a bassa intensità” elaborata negli USA, sia stata ripresa e ritorta tatticamente contro gli autori per difendere l’integrità territoriale della Cina.
Il non profit è un paradiso fiscale in casa, perciò le fondazioni filantropiche possono attirare capitali e canalizzarli verso i vari business alla faccia di qualsiasi conflitto di interessi. Un sistema di dominio che non si fa scrupolo di limitare le libertà più elementari dei cittadini comuni, conferisce alla libera circolazione dei capitali questo ulteriore viatico a carattere “morale”.
Ma anche in questa situazione ultraprivilegiata non mancano i rischi di autointossicazione, a causa della sovraesposizione di alcuni personaggi chiamati ad interpretare la parte del “miliardario filantropo”. Quando Bill Gates pubblicizza i suoi cessi ecologici e salva-pianeta, conferendo ad un business il salvacondotto umanitario del non profit, finisce non solo per fare la figura del pagliaccio, ma soprattutto va a screditare l’intero sistema del filantroimperialismo.
D’altra parte anche gli dei della Bibbia e dell’Iliade facevano figure di merda ad ogni piè sospinto. Più è surreale l’inconsistenza di certi personaggi, più si ribadisce l’umiliante e superstiziosa dipendenza nei confronti di quegli improbabili salvatori dell’umanità. Lo spettacolo della disuguaglianza sociale viene così promosso a culto, a nuova religione ufficiale.
Ridotto a materia inerte per le sperimentazioni sociali, il comune cittadino non riesce ad esprimere altra ribellione che l’attesa di un “salvatore” alternativo rispetto a quelli che gli vengono imposti, per cui il conflitto gli viene rappresentato all’interno dell’Olimpo delle attuali divinità: i miliardari. La “ribellione” si riduce perciò a fare il tifo mentre nell’arena mediatica si svolge la lotta tra “miliardari buoni” e “miliardari cattivi”. Intanto, ad onta del buonsenso e della decenza, mentre parlano di imposta patrimoniale sulle casette e sui risparmiucci dei comuni cittadini, i governi occidentali continuano ad allargare i privilegi fiscali per il non profit.

Ringraziamo Mario C. “Passatempo” per la collaborazione.