Testi
L'operazione Astra (da "Mitologie" di Roland Barthes,1954-56)
Insinuare nell'Ordine lo spettacolo compiacente delle sue tirannie,
è divenuto ormai un mezzo paradossale per rafforzarlo. Ecco lo
schema di questa nuova dimostrazione: prendere il valore d'ordine che
si vuole restaurare o sviluppare, manifestare dapprima e a lungo le sue
meschinità, le ingiustizie che produce, i soprusi che suscita,
immergerlo nella sua imperfezione di natura; poi all'ultimo momento
salvarlo malgrado o piuttosto con la pesante fatalità delle sue
tare. Gli esempi non mancano.
Prendete un esercito; manifestate senza fronzoli il caporalismo dei
suoi capi, il carattere ottuso, ingiusto della sua disciplina, e in
questa stupida tirannia, infilate un essere mediocre, fallibile ma
simpatico, archetipo dello spettatore. E poi, all'ultimo momento,
rivoltate il cappello magico e tiratene fuori l'immagine di un esercito
trionfante, bandiere al vento, adorabile, al quale, come la moglie di
Sganarelle, non si può che esser fedele, sebbene battuto (Da qui
all'eternità).
Prendete un altro esercito: mettete in luce il fanatismo scientifico
dei suoi ingegneri, la loro cecità; mostrate tutto quello che un
rigore così disumano distrugge: degli uomini, delle coppie. E
poi tirate fuori la vostra bandiera, salvate l'esercito tramite il
progresso, agganciate la grandezza dell'uno al trionfo dell'altro
( Les Cyclones di Jules Roy). Infine la Chiesa: denunciate
il tema scottante del suo fariseismo, la grettezza d'animo dei suoi
bigotti, dimostrate che tutto questo può avere effetti
micidiali, non nascondete nessuna delle miserie della fede. E poi, in
extremis, lasciate intendere che la scrittura, per quanto ingrata,
è una via di salvezza per le sue stesse vittime, e giustificate
il rigorismo morale tramite la santità di coloro che esso
opprime. (Living Room di Graham Greene).
È una sorta di omeopatia: si guariscono i dubbi contro la
Chiesa, contro l'Esercito, attraverso il male stesso della Chiesa e
dell'Esercito. Si inocula un male contingente per prevenire un male
essenziale. Insorgere contro la disumanità dei valori d'ordine -
si pensa - è una malattia comune, naturale, scusabile; non
bisogna scontrarsi con essa frontalmente, ma piuttosto esorcizzarla
come una possessione: si fa recitare al malato la rappresentazione del
suo male, lo si porta a conoscere il volto stesso della sua rivolta, e
la rivolta scompare in modo tanto più sicuro in quanto una volta
distanziato e osservato, l'ordine non è altro che un miscuglio
manicheo, dunque fatale, vincente sui due tavoli e di conseguenza
benefico. Il male immanente dell'oppressione è riscattato dal
bene trascendente della religione, della patria, della Chiesa, ecc. Un
poâ di male "confessato" dispensa dal riconoscere molto male nascosto.
Si può trovare nella pubblicità uno schema romanzesco che
rende conto molto bene di questo nuovo vaccino. Si tratta della
pubblicità Astra. La storiella comincia sempre con un grido
d'indignazione rivolto alla margarina : "Una mousse alla margarina?
È impensabile!" " Della margarina? Tuo zio sarà furioso!"
E poi gli occhi si schiudono, la coscienza si addolcisce, la margarina
è un alimento delizioso, gradevole, facilmente digeribile,
economico, utile in ogni circostanza. La morale finale è nota: "
Eccovi sbarazzati da un pregiudizio che vi costava caro!" È allo
stesso modo che l'Ordine vi libera dai vostri pregiudizi progressisti.
L'Esercito, valore ideale? È impensabile; guardate i suoi
soprusi, il suo caporalismo, l'accecamento sempre possibile dei suoi
capi. La Chiesa, infallibile? Ahimé, è molto dubbio;
guardate i suoi bigotti, i preti senza potere, il suo conformismo
assassino. E poi il buon senso si fa i conti; che saranno mai le
minuscole scorie dell'ordine in confronto ai suoi vantaggi? Vale certo
il prezzo di un vaccino. Cosa importa dopotutto, che la margarina
non sia altro che grasso, se il suo rendimento è superiore a
quello del burro? Cosa importa, dopotutto, che l'ordine sia un poâ
brutale o un poâ cieco, se ci permette di vivere a buon mercato?
Eccoci, anche noi, sbarazzati da un pregiudizio che ci costava caro,
troppo caro, che ci costava troppi scrupoli, troppe rivolte, troppe
lotte e troppa solitudine.