Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Il mobbing internazionale contro la Siria ha compiuto un salto di qualità con la pubblicazione alla fine di agosto del rapporto di Amnesty International curato dall'operatore Neil Sammonds. Il rapporto non si limita a denunciare casi di torture ed omicidi, ma si caratterizza per un tono eminentemente politico, con tanto di appelli al Consiglio di Sicurezza dell'ONU e di proposta di deferire il governo siriano alla Corte dell'Aja che si occupa di crimini contro l'umanità.(1)
Il rapporto dunque sposa in tutto e per tutto la tesi "occidentale" della guerra di Assad contro il proprio popolo e non prende minimamente in considerazione l'eventualità che la Siria possa essere fatta oggetto di attacchi dall'esterno. Questa è proprio la base ideologica del mobbing internazionale: la Siria non ha altri nemici che sé stessa, perciò non esistono colonialismi, o conflitti tra Stati o tra Stati e multinazionali, oppure intrecci affaristico-militari, ecc. Esiste solo una "comunità internazionale" che giudica e, se è il caso, "interviene" (eufemismo per "bombarda") attraverso il suo braccio militare: la NATO.
In varie interviste Sammonds ha dichiarato ipocritamente che nei confronti della Siria egli non sta chiedendo un intervento militare, dimenticando però che la Libia si è trovata da un giorno all'altro sotto le bombe senza che nessun organismo internazionale lo abbia mai deciso. Né Amnesty International si è mai chiesta cosa c'entrino con la difesa dei civili i bombardamenti della NATO che hanno messo fuori uso acquedotti e centrali elettriche in Libia. Per aggredire la Libia sono stati sufficienti il pretesto di una "emergenza umanitaria" e la foglia di fico giuridica della "no fly zone", perciò Sammonds ha già fornito alla NATO molto di più del necessario per un'aggressione alla Siria. Non sorprende quindi che il presidente francese Sarkozy abbia potuto adottare il rapporto Sammonds, servendosene come un'arma propagandistica.(2)
Amnesty International dovrebbe chiarire molte cose sulla propria linea di condotta ed anche sulla propria storia. Non si è infatti mai capito che ruolo potesse svolgere un personaggio come Zbigniew Brzezinsky nel consiglio di amministrazione di Amnesty International. La presenza nella dirigenza di Amnesty International di un uomo che aveva svolto incarichi di Stato come Consigliere della Sicurezza Nazionale USA non comportava una oggettiva situazione di "conflitto di interessi"? (3)
Non è strano poi che la presenza di un Brzezinsky faccia da denominatore comune sia al mito di Obama sia al mito di Amnesty International?(4)
Non risulta inoltre che Amnesty International si sia mai lamentata del fatto che i suoi rapporti abbiano una vasta risonanza internazionale soltanto quando fanno gioco alla propaganda occidentale, mentre sono appena sfiorati dai media se smentiscono quella propaganda, come è successo quando l'operatrice Donatella Rovera ha smontato l'edificio propagandistico degli stupri al viagra da parte dei soldati di Gheddafi. (5)
Sembrerebbe quasi che le smentite come quelle riguardo agli stupri di Gheddafi, oppure le denunce di crimini di parte "occidentale", rivestano solo la funzione di accreditare un'immagine di obiettività e serietà di Amnesty International, ma che questa organizzazione metta in conto il fatto di essere strumentalizzata dalla propaganda coloniale. Dov'erano infatti gli appelli di Amnesty International al Consiglio di Sicurezza dell'ONU quando si è trattato di Guantanamo o del Genova/G8?
E come mai Sammonds continua ad appellarsi alla corte di giustizia internazionale nel caso della Siria, nonostante che il procuratore di questa corte, Luis Moreno-Ocampo, abbia dimostrato la sua parzialità motivando il mandato di cattura contro Gheddafi con accuse di stupri che la stessa Amnesty International ha riscontrato come mai provate?
Anche i "Diritti Umani", come i sedicenti "Mercati", sono delle divinità che si dimostrano inflessibili soltanto nei confronti dei deboli. La "dura realtà del Mercato" o la melassa dei Diritti Umani alla fine vanno a fustigare sempre gli stessi soggetti, risparmiandone sistematicamente altri.
Forse non è un caso che i Castro ed i Chavez si trovino ad essere invisi contemporaneamente sia ai sostenitori dei diritti umani che agli apologeti delle privatizzazioni. Ci deve proprio essere qualcosa di profondamente umanitario nelle privatizzazioni.
Come stupirsi allora che dopo i bombardamenti umanitari siano arrivate anche le privatizzazioni umanitarie? Il deputato Giorgio La Malfa e l'economista Paolo Savona, basandosi sulle analisi di quel mostro di obiettività ed imparzialità che è Mediobanca, sono arrivati infatti alla conclusione che per non far soffrire troppo il popolo italiano, la via maestra per risanare il debito pubblico non possa essere altro che la "vendita" dei patrimoni immobiliari dello Stato e degli enti locali.(6)
Ovviamente nè La Malfa né Savona si preoccupano di rivelare dove si troverebbero mai questi mitici privati disposti a sborsare i trecento miliardi di euro necessari per acquistare legalmente i beni immobili pubblici. Infatti questi mitici privati "paganti" non esistono; e qui non si tratta di vendere, e neppure di svendere, gli immobili pubblici, ma semplicemente di privatizzarli, magari persino finanziando le privatizzazioni con la spesa pubblica, come è costretto a fare oggi il governo greco. La Malfa e Savona non ci chiariscono neppure se per caso Mediobanca sia in qualche modo interessata a queste vantaggiosissime privatizzazioni.
Ma non importa. Dopo tutte le lacrime e tutto il sangue che sono stati prospettati nella manovra finanziaria attuale e nelle prossime che si preparano, la rapina del patrimonio pubblico dovrà essere accolta dalla pubblica opinione addirittura con un sospiro di sollievo.
(1)
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/08/31/visualizza_new.html_729764870.html
(2)
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.syrianemergencytaskforce.org/2011/09/01/amnesty-international-decries-assad-regime%25E2%2580%2599s-brutal-crackdown-on-syrian-protesters/&ei=YsFlTvndEsbF8QOc7b2HCg&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CBwQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dsammonds%2Bsarkozy%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Divns
(3) http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.londonspeakerbureau.co.uk/zbigniew_brzezinski.aspx&ei=YbFjTqyEJsiN4gTf2fi8Cg&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CC8Q7gEwAjgK&prev=/search%3Fq%3Dbrzezinski%2Bmember%2Bamnesty%2Binternational%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%3D1R2ACAW_it%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Divns
(4)
http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.economist.com/blogs/democracyinamerica/2007/03/a_new_brain_for_barack_obama
(5) http://www.lettera43.it/cronaca/19487/wall-street-journal-il-rais-lascera-tripoli.htm
(6)
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:eqTiO9NxmS4J:rassegna.governo.it/testo.asp%3Fd%3D66916526+%22la+carta+del+patrimonio+pubblico%22&cd=5&hl=it&ct=clnk&gl=it
Il commento di Adriano Sofri su "la Repubblica" di domenica scorsa ha suscitato più di una perplessità anche in coloro che sono ormai avvezzi al suo interventismo integralista. Il venirci a raccontare che i bambini di Bengasi raffigurano Gheddafi come un orco, travalica le soglie del ridicolo, diventa pura demenzialità propagandistica. Eppure nella guerra psicologica nulla rimane sprecato, neanche il demenziale, che può risultare utile a fare da sponda e da copertura per altri commenti che, grazie al confronto, possono apparire persino sensati. Funziona come in uno schema di gioco: uno attira la pressione su di sé con un'azione apparentemente priva di senso, ma intanto consente ad un altro di smarcarsi.
Su "la Repubblica" il contraltare degli articoli demenziali di Sofri, sono infatti i commenti "critici" e "riflessivi" di Lucio Caracciolo, che mettono in guardia lo sconsiderato Occidente dai pericoli di destabilizzazione insiti nelle sue azioni. Nello stesso senso sono andati anche i commenti di Sergio Romano e, purtroppo, anche dello storico Franco Cardini. Lo schema di questi commenti "critici" consiste nella formula dell'insegnare al papa a dire messa, cioè si ammonisce l'Occidente (si scrive "Occidente", ma si legge NATO) a cercare di essere un po' più "occidentale".
Insomma, la Nato sta vincendo la guerra, ma sarà capace di vincere la pace? Questa è l'inquietante domanda che i commentatori "seri" si pongono, ed i lettori tendono ad apprezzare chi frena gli entusiasmi per la caduta dell'orco, ed invita invece a pensare al domani. Il mito di base di questa pubblicistica è sempre quello del "Tramonto dell'Occidente", l'evocare il pericolo del declino che è insito nel suscitare più problemi di quelli che si possono affrontare.
In realtà l'Occidente può essere considerato "inadeguato" e declinante soltanto se lo si valuta in base alla retorica astratta dei suoi fittizi "ideali"; ma se lo si considera per quello che è, una macchina criminale, allora si deve constatare che funziona sin troppo bene. La NATO riesce infatti a far rendere al massimo la sua relativa potenza militare, tutt'altro che inesauribile ed irresistibile, e ciò esprimendo tutte le risorse dell'inganno, della spudoratezza, della perfidia, della malafede, della slealtà e della mancanza di scrupoli, con cui riesce ad isolare volta per volta le sue vittime di turno.
Ciò che i commentatori "seri e pensosi" non ci dicono è che il colonialismo, come tutti i fenomeni criminali, ha cessato da tempo di essere un'avventura, ed è diventato uno schema, che si ripete ogni volta con puntuale ripetitività: si comincia col mobbing internazionale contro il bersaglio del momento, si passa poi all'aggressione diretta e si conclude col genocidio, sia diretto che strisciante. I sei mesi di bombardamenti umanitari della NATO hanno azzerato il sistema delle infrastrutture in Libia. Ancora in queste ore Tripoli e Sirte sono sotto i bombardamenti.
Adesso Sarkozy convoca un vertice a Parigi per parlare della ricostruzione della Libia che proprio lui ha distrutto.
Ma che significa "ricostruzione" nel codice della NATO? Significa innanzi tutto privatizzazioni, e poi centri commerciali, lussuosi centri residenziali per gli addetti delle Organizzazioni Non Governative e delle agenzie ONU, edifici sfarzosi per le banche e per le agenzie finanziarie, basi militari, bordelli per soldati, campi da golf, ecc. In Afghanistan la parola "ricostruzione" ha significato questo, quindi per la popolazione niente servizi pubblici, niente case popolari, niente acquedotti, niente rete elettrica, niente scuole e niente ospedali, o quei pochi che si mettono su nascono fatiscenti e rimangono inutilizzati.(1)
In questi ultimi quaranta anni la popolazione della Libia era quadruplicata, la mortalità infantile crollata, la vita media aumentata. Ci si interroga, giustamente, sul numero dei morti civili in Iraq durante la guerra, ma non si fa il computo dei morti civili per la "pace". La pace non è che la guerra condotta con altri mezzi, diceva Georges Clemenceau. In Iraq infatti si comincia a toccare con mano il calo demografico. Senz'acqua e senza elettricità la popolazione diminuisce in modo costante, ed in contesti climatici ed ambientali come quelli dell'Iraq o della Libia, il calo demografico diventa inesorabile, un vero genocidio strisciante. Altro che orco!(2)
Senza infrastrutture la desertica Libia rischia di ridursi nuovamente ad un milione di abitanti nel giro di una generazione, e la NATO avrà così risolto i suoi problemi, perché un Paese spopolato si saccheggia più facilmente delle sue risorse.
La NATO è una cordata affaristico-criminale, e spesso nel crimine organizzato ci si frega anche tra "alleati". Tanto per cambiare, è stata l'Italia ad essere messa in mezzo, e l'ENI si ritrova estromessa dalla BP e dalla Total nell'affare del petrolio libico. L'amministratore delegato dell'ENI, Scaroni, è già passato armi e bagagli sul carro delle multinazionali francesi; mentre il non-ministro degli Esteri, Frattini, racconta balle senza neppure sperare che gli si creda. Frattini dice che il titolo ENI ha recuperato un po' in Borsa perché i contratti con la Libia sarebbero salvi, mentre tutti sanno che le azioni ENI rimontano solo perché c'è aria di privatizzazione.
Come Berlusconi, anche Frattini è un'icona di guerra psicologica anti-italiana. Con l'aspetto unticcio e palestrato da gigolò di località balneare, Frattini raffigura la caricatura dell'Italiano ad uso dei turisti. Ed in effetti è stato messo lì per questo, per rendere ridicolo tutto ciò che dice e tutto ciò che tocca. Un muto non sarebbe meno ascoltato, e per questo Frattini ripiega sulle barzellette, come quella dell'invasione di Lampedusa da parte di Gheddafi.
Nei canoni della guerra psicologica c'è posto per il demenziale puro di Frattini o per il demenzial-disneyano di Sofri, c'è il trash delle "notizie" degli stupri al viagra o delle amazzoni violentate da Gheddafi; ma ci sono anche esche per palati più raffinati, come la fiaba di Tripoli conquistata dai Berberi delle montagne: una suggestione irresistibile per chi sa qualcosa sui Berberi, per reminiscenze scolastiche o frequentazioni letterarie. La psicoguerra usa anche la cultura per creare confusione, inducendo a mettere da parte le spiegazioni più ovvie.
Due Paesi arabi sono da anni integrati con la NATO e partecipano ora all'aggressione alla Libia: uno è il Qatar, da cui trasmette Al Jazeera, la principale voce di psicoguerra della NATO; l'altro Paese è gli Emirati Arabi Uniti, che è sede di una delle principali agenzie di reclutamento e addestramento di mercenari della famigerata Blackwater, ora ribattezzata Xe Services. Il segno dell'importanza dell'impresa negli Emirati Arabi Uniti sta nel fatto di essere gestita in prima persona dal grande capo della Blackwater, Erik Prince. (3)
Che la NATO sia riuscita ad occupare parte di Tripoli pare scontato, ma la "presa" effettiva della città è ancora da verificare, dato che fa insospettire sia l'improvviso black-out informativo circa la situazione militare sul terreno, sia la fretta di distrarre l'attenzione con lo pseudo-uragano Irene. Non è da escludere perciò che la NATO abbia anticipato l'annuncio della caduta della capitale libica per poter arrivare a settembre al Consiglio di Sicurezza dell'ONU con una situazione che giustifichi un mandato di peacekeeping che legalizzi l'occupazione.
Si è recriminato spesso in questi mesi sul fatto che non vi sia stata una reazione significativa di fronte all'aggressione alla Libia, qualcosa che fosse paragonabile al movimento di opposizione che si verificò nel 2003 per l'invasione dell'Iraq. Ma questo tipo di recriminazioni non tiene conto del fatto che stavolta la guerra psicologica ha segnato un salto di qualità; e quando la categoria di guerra psicologica è totalmente assente dal dibattito politico non ci si può sorprendere che regni la confusione.
Appena sette mesi fa il segretario alla Difesa statunitense, Robert Gates, tuonava che solo un pazzo avrebbe potuto consigliare al presidente USA una nuova guerra. E adesso siamo invece venuti a sapere dal rilancio di una vecchia intervista del generale Wesley Clark che l'attacco alla Libia era in preparazione da anni. Si vede che Gheddafi lo sapeva, e ciò spiega perché si era messo a fare l'amicone dei governanti occidentali per convincerli di essere diventato affidabile; cosa che dimostra la sua ingenuità politica.(4)
Le "notizie" di Al Jazeera sulla Libia narravano di decine di migliaia di morti per la repressione da parte del regime, ed intanto i governanti occidentali si presentavano al pubblico come riluttanti, incerti e confusi, sebbene i piani d'attacco fossero già pronti da tempo. A quel punto sono stati sguinzagliati gli intellettuali "insospettabili" per supplicare la NATO di intervenire. Persino Pietro Ingrao ci ha ricordato che Gheddafi è un "mascalzone". Davvero un ottimo motivo per sterminargli la popolazione, così impara.
Ancora adesso la recita dei governi NATO continua. Sui media e nei commenti dei blog ci sono i soliti spiriti umanitari che si lamentano del fatto che la NATO non interviene in Siria dato che lì non c'è il petrolio. Effettivamente di petrolio in Siria ce n'è poco, però c'è il contenzioso per le risorse idriche del Golan siriano occupato da Israele; e quindi, non appena la NATO avrà finito in Libia, arriverà sicuramente anche in Siria.(5)
Ci viene ancora raccontato che Obama e gli altri governanti occidentali sono "riluttanti" a rovesciare Assad, perché temerebbero gli effetti destabilizzanti della sua caduta sulla regione medio-orientale. Come se alla NATO gliene fregasse qualcosa della destabilizzazione. La NATO ha a disposizione uno stabilizzante infallibile: il genocidio.
(1) http://www.youtube.com/watch?v=7-e25JOZgpQ
(2) http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://apps.sevengates.org/Forum/message/index.cfm%3FtopicgroupID%3D15181%26topicID%3D22250%26messageID%3D65477%26start%3D0%26isLast%3D0
(3) http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Libia-aerei-militari-Emirati-arabi-uniti-sono-arrivati-in-Sardegna_311842802738.html
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=pt&u=http://www.areamilitar.net/noticias/noticias.aspx%3Fnrnot%3D1073&ei=bRVdTtTQCpKp8APluMCfAw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=4&ved=0CDUQ7gEwAzgK&prev=/search%3Fq%3Derik%2Bprince%2Beau%2Bblackwater%2Blibya%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%3D1R2ACAW_it%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Divnso
(4) http://www.youtube.com/watch?v=fW8mLDtq9Ls&feature=related
(5)
http://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.it&u=http://www.securitycouncilreport.org/atf/cf/%257B65BFCF9B-6D27-4E9C-8CD3-CF6E4FF96FF9%257D/Golan%2520Heights%2520A%252065%2520542.pdf&usg=ALkJrhiREA5amxt_pFDlg4dy9gWGI1rfng
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