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"Gli errori dei poveri sono sempre crimini, mentre i crimini dei ricchi sono al massimo 'contraddizioni'."

Comidad (2010)
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 01/12/2011 @ 01:23:37, in Commentario 2011, linkato 2553 volte)
Mentre da settimane si susseguono le voci più o meno ufficiali su un intervento del Fondo Monetario Internazionale "a favore" dell'Italia, in pochi hanno fatto caso ad un intervento autorevole a sostegno di questa macabra prospettiva, quello di Vladimir Putin, lo scorso 11 novembre. Putin ed il suo socio Medvedev si sono divisi il lavoro: mentre il primo avallava l'improbabile immagine di un FMI "salvatore" dell'Europa, il secondo incontrava il capo dello stesso FMI, Christine Lagarde.[1]
Pare che la Russia abbia grosse riserve finanziarie, perciò in questa circostanza potrebbe agire addirittura da "banca" del FMI; e questo sarebbe l'oggetto dei colloqui fra Lagarde e Medvedev. Ma se la Russia ha davvero tutti questi soldi, perché non pensa di tagliare fuori il FMI, entrando direttamente nelle economie europee con propri acquisti di titoli del Tesoro?
Bella domanda, ma prima di azzardare una risposta, forse è il caso di mettere in rassegna altri fatti.
Nell'agosto del 2010 il primo ministro ungherese, Orban, aveva cacciato il FMI dal proprio Paese, ma ora, a poco più di un anno, deve tornare a testa bassa dal FMI a chiedere un prestito. [2]
Su quali sostegni internazionali aveva sperato Orban per fare a meno della gogna del FMI?
Il governo ungherese aveva confidato sul sostegno russo. Dopo il primo incontro semi-segreto fra Orban e Putin alla fine del 2009, il primo ministro ungherese era stato accolto in pompa magna nel dicembre 2010 a Mosca, e nei colloqui erano stati prospettati una serie di progetti di cooperazione economica.[3]
Sembrava dunque che la Russia perseguisse una strategia di sfondamento dell'equilibrio UE/NATO nell'Europa dell'Est, e che l'Ungheria fosse il primo tassello del domino. A distanza di un anno Orban invece si ritrova in piena emergenza finanziaria, e consegnato proprio da Putin ai tentacoli del FMI. Quindi anche Orban è finito nella lista dei bidonati da Putin, insieme con Milosevic e Gheddafi.
Da qualche mese risultava che il governo ungherese avesse già rinunciato a qualsiasi velleità di autonomia economica, e si riconsegnasse al ruolo istituzionale che l'Unione Europea riserva a Paesi come l'Ungheria, cioè quello di diventare una colonia per le delocalizzazioni di imprese dell'Europa occidentale. In questo periodo l'Ungheria è diventata infatti il Paese più reclamizzato dalle agenzie internazionali specializzate nel business di organizzare delocalizzazioni di piccole e medie imprese italiane.[4]
Si spiegano così la sicumera e l'arroganza di Sergio Marchionne, visto che oggi, grazie a Putin, le colonie dell'Europa dell'Est si trovano in totale sicurezza; perciò Marchionne non soltanto è in condizione di delocalizzare le produzioni FIAT, ma anche di portarsi dietro le piccole e medie imprese dell'indotto, e magari persino qualcos'altro. Si spiega anche perché Marchionne sia interessato a destabilizzare Confindustria, lasciando così tante piccole e medie imprese senza ombrello, e quindi bisognose di protezione e di entrature per delocalizzare all'Est.
Dal canto suo Putin non si accontenta di allacciare rapporti col FMI, ma compie anche i passi decisivi per entrare a pieno titolo nella principale emanazione del FMI, cioè l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO). Una volta formalizzata l'associazione della Russia al WTO, la messa in sicurezza dell'Europa dell'Est dal punto di vista delle multinazionali, sarebbe cosa fatta.[5]
Ma Putin non finisce di sorprenderci. Mentre la Libia era sotto aggressione, l'azienda petrolifera russa, Gazprom, apriva un ufficio di rappresentanza in uno dei Paesi aggressori della Libia, cioè l'Emirato del Qatar; proprio quello che ha inviato migliaia di mercenari in Libia ad inscenare la finta rivolta popolare.[6]
Nei mesi successivi il rapporto tra Gazprom e Qatar è diventato una solida cooperazione d'affari, mediata dalla multinazionale francese Total. La gestazione degli affari è in corso e promette bene.[7]
Nel corso del 2010 Putin aveva allacciato una serie di rapporti internazionali che sembravano configurare un asse con la Turchia, l'Iran, il Brasile, la Libia e la Siria. Dopo il voltafaccia di Putin, la Turchia ed il Brasile sono in stato confusionale, la Siria e l'Iran sono sotto l'attacco occidentale, mentre la Libia è stata ri-colonizzata. A questo punto ci si chiede quanto si possa dare credito alle rituali obiezioni che Putin sta opponendo riguardo all'aggressione che si prospetta da parte di NATO ed Israele nei confronti di Siria ed Iran.
Putin è spesso accusato dalla stampa occidentale e sionista di violare i cosiddetti "Diritti Umani"; espressione che, tradotta dal linguaggio della propaganda, significa "interessi della British Petroleum". Gazprom si trova infatti a pestare spesso i piedi della BP in questo o quell'affare di petrolio o gas. L'ultimo grosso sgarbo è appena di un anno fa, quando Gazprom ha soffiato alla BP un affare da un miliardo di dollari.[8]
Ciò spiega perché Putin sia stato accusato di essere uno "zar", un "populista", e di assassinare giornalisti, o addirittura di eliminare i dissidenti con il polonio radioattivo. Putin è, a sua volta, molto abile a sfruttare a proprio vantaggio questa grossolana propaganda contro di lui, rilasciando reboanti dichiarazioni anti-occidentali che accreditino il suo mito di leader indipendente e fuori del coro; dichiarazioni fumose, che fanno però la gioia dei suoi fans "eurasiatici" in Italia.[9]
Di fatto Putin appare del tutto ondivago in politica estera, ed ansioso soltanto di compiacere gli affari di Gazprom, anche se la Russia si trova sempre più accerchiata militarmente dalla NATO. Il FMI è il braccio finanziario della NATO (oppure è la NATO ad essere il braccio militare del FMI), perciò ogni avallo da parte di Putin all'azione del FMI in Europa, si risolve automaticamente in aumento della minaccia della NATO contro la Russia. Ma mettersi contro FMI e WTO, significherebbe per Gazprom vedersi tagliata fuori da parecchi affari.
In corrispondenza del periodo dell'aggressione della NATO contro la Libia, e del conseguente blocco delle esportazioni da questo Paese, i profitti di Gazprom sono aumentati del 78%, come risulta dalle sue stesse dichiarazioni. Non c'è bisogno perciò di scervellarsi tanto per indovinare il motivo per il quale la Russia ha votato a favore della ambigua Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza, che ha aperto la strada all'aggressione della NATO contro la Libia.[10]
Pare proprio che la cosca di Gazprom affidi i propri destini personali più ai conti segreti nelle banche svizzere che alla integrità territoriale della Russia. Gli "eurasiatici", piuttosto che confidare in Putin ed elucubrare sulle sue intenzioni recondite, forse farebbero bene ad augurarsi che nell'esercito russo sia rimasto qualche comunista in grado di cacciare sia lui che la sua cosca affaristica.

[1] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.reuters.com/article/2011/11/11/russia-putin-eurozone-idUSL5E7MB3VE20111111
[2] http://www.ansa.it/web/notizie/notiziari/euroregioneadriatica/2011/11/21/visualizza_new.html_15831058.html
http://www.repubblica.it/economia/2011/11/22/news/ungheria_l_autarchico_orban_chiede_aiuto_all_fmi-25426178/
[3] http://www.itlgroup.eu/magazine/index.php?option=com_content&view=article&id=1985:russia-su-presidenza-ungheria-colloquio-orban-putin&catid=44:politica&Itemid=150
[4] http://www.pasut.com/it/schedepaese/scheda_ungheria.html
http://www.pmi.it/economia/lavoro/articolo/9288/delocalizzazione-per-pmi-lungheria.html
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.guardian.co.uk/world/2011/oct/27/russia-wto-georgia-compromise&ei=KW_STs21NonjtQaJlZHMDA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCYQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dputin%2Bwto%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
[6] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.gazprom.com/press/news/2011/april/article111168/&ei=mNnPTtHVJsTasgbdtp24DA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCgQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dgazprom%2Bqatar%2Bpetroleum%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Dimvns
[7] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://uk.reuters.com/article/2010/06/11/russia-qatar-energy-idUKLDE65A16P20100611&ei=LtrPTpzQNIvJswbnhcnTDA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=4&ved=0CEgQ7gEwAw&prev=/search%3Fq%3Dputin%2Bqatar%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
http://rt.com/business/news/russias-shmatko-yamal-construction-397/
[8] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.theweek.co.uk/business/14115/bad-news-bp-russia-1bn-deal-cancelled
[9] http://www.corriere.it/esteri/11_novembre_27/putin-soldi-potenze-straniere-opposizione_aab838be-18eb-11e1-be06-06f00295b4d4.shtml
[10] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.wqow.com/story/15994358/russias-gazprom-posts-10b-profit-in-q2%3Fclienttype%3Dprintable&ei=rdDVTt-FOsrTsgam2cyYDg&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCMQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dgazprom%2Beau%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1R2ACAW_it%26prmd%3Dimvns
 
Di comidad (del 24/11/2011 @ 01:30:20, in Commentario 2011, linkato 6022 volte)
Paolo Flores D'Arcais, pur senza manifestare un particolare entusiasmo, ha salutato nel governo Monti l'epifania di una destra finalmente "presentabile" e "civile". Uno che è stato pronto a credere che la NATO potesse andare in soccorso di una vera ribellione popolare, è disposto anche a credere che possa esistere una destra presentabile e civile. A riguardo della sinistra si potrebbe sempre dire ciò che Nietzsche diceva a proposito di Dio, e cioè che almeno ha la scusante di non esistere; dato che ciò che viene definito come "sinistra" non è altro che una nicchia di parcheggio per personale politico che attende l'opportunità di collocarsi a destra. Ma una destra che non insolentisca e che non sbrachi, non si è mai vista, neppure nelle mitiche democrazie europee, rispetto alle quali l'opinione pubblica italiana risulta semplicemente non informata.
I primi segnali di sbracamento del governo Monti non si sono fatti neppure attendere: una dichiarazione del neo-ministro dell'Ambiente, Clini, sull'opportunità del ritorno al nucleare, è stata immediatamente lanciata sui media, salvo poi ricorrere alla consueta tecnica di rabbonire e di parlare di "equivoco". Clini ha persino invocato come "alibi" il suo impegno nelle energie rinnovabili, come se il rifiuto del nucleare avesse bisogno di prospettare alternative. Il nucleare è invece insostenibile di per sé, a causa dei suoi costi incontrollabili; e rimarrebbe insostenibile persino se il solare e l'eolico dovessero deludere le aspettative. Intanto Clini ha lanciato il sassolino, ed è cominciata la progressiva delegittimazione del risultato dei referendum.[1]
Che in presenza di un'emergenza/debito pubblico si prospettino ancora quelle voragini di spesa pubblica che sono il nucleare e l'Alta Velocità, non risulta affatto una contraddizione, se si considera come e perché questo debito è stato fatto lievitare negli anni recenti. Sino all'inizio degli anni '90, il debito pubblico italiano era soprattutto un debito interno. Progressivamente è diventato anche un debito nei confronti di banche straniere, in gran parte francesi, come la mega-multinazionale BNP Paribas, che detiene oggi anche la proprietà della BNL, la banca italiana che prima apparteneva al Ministero del Tesoro (a proposito di privatizzazioni suicide).
L'altra multinazionale francese interessata al debito pubblico italiano è Credit Agricole, che possiede anche Cariparma. Entrambe le banche francesi hanno però ridotto negli ultimi mesi l'esposizione nei confronti dei titoli italiani. La BNP Paribas ha ridotto la sua esposizione dai 20,2 miliardi del mese di giugno scorso, agli attuali 12,2 miliardi.[2]
Ormai è acquisito che l'attacco al debito pubblico italiano sia stato avviato da Deutsche Bank e da Goldman Sachs, ma certo anche BNP Paribas ha un considerevole peso che può far valere nelle circostanze attuali. Come mai le banche francesi si erano interessate al debito pubblico italiano? Perché occorreva finanziare le pensioni-baby degli Italiani? No, per favorire determinati affari, anzitutto la vendita di tecnologia nucleare. I fornitori di tecnologia per il nucleare italiano voluto da Berlusconi e Scajola avrebbero infatti dovuto essere due multinazionali francesi del settore, la EDF e la Areva.[3]
La BNP Paribas risulta essere infatti una delle banche maggiormente interessate al business nucleare, ed è il principale partner della EDF, che è stata anche aiutata da BNP ad acquisire imprese nucleari in Gran Bretagna, come la British Energy. La notizia si trova sul sito di BNP Paribas.[4]
A questo punto qualcuno si sorprenderebbe nel constatare che multinazionali francesi, come la Alstom, forniscono all'Italia anche i treni ad alta velocità?
Ebbene è proprio così. Ce lo conferma proprio un articolo de "Il Sole-24 ore", collocato in tutta evidenza nella rassegna stampa presente sul sito del precedente governo.[5]
Qualche sospettoso potrebbe adesso ipotizzare che BNP Paribas sia interessata anche al settore dell'alta velocità in Italia. Il sospetto è confermato: BNP Paribas ha in effetti acquistato in Italia dei lotti di terreno che dovrebbero essere riconvertiti in aree per ferrovie ad alta velocità, come quelli di Roma Tiburtina appena nell'ottobre scorso.[6]
Manca qualcosa al quadro? Sì, occorrerebbe sapere qual è la banca di riferimento della multinazionale francese dell'alta velocità, la Alstom. Dal sito della stessa Alstom risulta che sia sempre BNP Paribas. A questo punto il legame tra il debito pubblico italiano ed i business del nucleare e dell'alta velocità costituisce più di una semplice ipotesi.[7]
Il business dell'alta velocità in Italia coinvolge anche i privati, come il prezzemolo Luca Cordero di Montezemolo; ma in definitiva è "privato" solo il profitto, perchè è sempre lo Stato che deve spendere per fornire le infrastrutture. Qui è scoppiato in modo clamoroso il conflitto di interessi di Corrado Passera, nuovo ministro delle Infrastrutture ed ex manager della Banca Intesa San Paolo, che ha una quota del 20% nell'azienda ferroviaria di Montezemolo e Della Valle, Nuovo Trasporto Viaggiatori.[8]
Le multinazionali francesi hanno compiuto una tipica operazione di colonialismo commercial-finanziario: si compra il debito di un Paese per costringerlo ad acquistare i propri prodotti, specialmente i più costosi e meno convenienti. Visto che le resistenze popolari in Italia, come il referendum antinucleare e l'anti-TAV, hanno ostacolato gli affari, allora il debito pubblico è diventato un'arma di ricatto. Ed ecco perché, in piena emergenza-debito, l'Alta Velocità non si tocca e si torna in modo strisciante all'ipotesi del nucleare.

[1] http://www.repubblica.it/politica/2011/11/17/news/clini_nucleare_e_tav_gi_polemica-25182495/
[2] http://it.ibtimes.com/articles/25027/20111103/bnp-paribas-esposizione-italia.htm
http://calcolarataprestito.wordpress.com/2011/11/14/le-banche-studiano-lexit-strategy-dal-debito-pubblico-italiano/
[3] http://webcache.googleusercontent.com/search?hl=it&gbv=2&rlz=1W1RNRN_itIT418&gs_sm=s&gs_upl=2516l12079l0l14579l26l26l0l15l15l0l313l2406l0.4.6.1l11l0&q=cache:HbykbGK-5RoJ:http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/13/francia-italia-a-chi-conviene-il-nucleare-di-terza-generazione/97426/+nucleare+italiano+areva+edf&ct=clnk
[4] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.bnpparibas.com/en/news/report.asp%3FCode%3DJCOP-867L9N%26Key%3DInnovation%2520Focus%2520-%2520BNP%2520Paribas%2520CIB:%2520Nuclear%2520Power%2520Notes%2520(audio)&ei=Wp3MTraoL8_AtAaCpdDyDA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=2&ved=0CCkQ7gEwATgK&prev=/search%3Fq%3Dbnp%2Bparibas%2Bnuclear%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%3D1R2ACAW_it%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Dimvns
[5] http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=47228011
[6] http://www.lestradedellinformazione.it/acm-on-line/Home/ServizidInformazione/News/articolo8364.html
[7] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.alstom.com/investors/share-information/become-a-shareholder/&ei=ui3NTt_FGNDGswau4Kn8DA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCMQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dbnp%2Bparibas%2Balstom%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
[8] http://www.wallstreetitalia.com/article/1260387/politica/passera-si-e-dimesso-da-ad-di-intesa-sanpaolo.aspx
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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