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"Se la pace fosse un valore in sé, allora chi resistesse all'aggressore, anche opponendosi in modo non violento, sarebbe colpevole di lesa pace quanto l'aggressore stesso. Perciò il pacifismo è impotente contro la prepotenza colonialistica che consiste nel fomentare conflitti locali, per poi presentarsi come pacificatrice."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 22/03/2012 @ 01:21:34, in Commentario 2012, linkato 3263 volte)
La cosiddetta riforma del diritto del lavoro è il risultato di precise direttive da parte di organismi internazionali di cui l'Italia fa parte, come la BCE, il FMI e l'OCSE, perciò la trattativa tra governo e "parti sociali" ha assunto esclusivamente il ruolo di un rituale o, addirittura, di una messinscena. Questo dato non costituisce in sé una novità assoluta, anzi i precedenti non mancano.
Nel 1956 l'Italia fu ammessa a far parte dell'ONU e, in base ai patti vigenti nell'organizzazione, lo Stato italiano venne costretto a rinunciare al suo ruolo di tenutario dello sfruttamento della prostituzione. Ma la famosa "chiusura delle case chiuse", attuata nel 1958, venne rigorosamente presentata dalla politica e dalla stampa come una vicenda interna, in modo da preservare l'immagine dell'ONU da una decisione che, all'epoca, fu molto impopolare. L'impopolarità della scelta fu scaricata quindi su un partito della sinistra, e presentata come un'iniziativa di una parlamentare socialista, la senatrice Merlin. La Convenzione ONU sulla prostituzione è congegnata in modo tale da vietare solo lo sfruttamento della prostituzione da parte degli Stati, mentre offre vari escamotage per ciò che riguarda la legalizzazione dello sfruttamento privato. I primi due governi Berlusconi hanno cercato di usare la diffusa nostalgia delle vecchie case di tolleranza per introdurre il modello di sfruttamento privato alla tedesca, ma i tentativi sono andati a scontrarsi contro la realtà che in Italia il business dello sfruttamento delle case di appuntamento costituisce un feudo in appannaggio ai vari corpi di polizia.
Tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, in tutti i Paesi occidentali fu contestualmente decisa la chiusura dei manicomi, resi obsoleti dal business degli psicofarmaci. Anche questa scelta in Italia risultava impopolare, poiché scaricava sulle famiglie l'assistenza ai malati di mente, contribuendo inoltre ad ingrossare le file dei clochard. Si pensò ancora una volta di scaricare la responsabilità dell'abbandono dei malati di mente alla demagogia della sinistra, perciò nel 1978 fu varata la famosa Legge 180 o "Legge Basaglia", dal nome dello psichiatra che, per primo, in Italia aveva denunciato gli orrori della concentrazione manicomiale, ed aveva indicato vie alternative di autentica assistenza. D'altra parte l'unico aspetto concreto di quella legge si risolse nella chiusura tout court dei manicomi, che poi fu ufficializzata del tutto nel 1994 dal primo governo Berlusconi. Per capire quanto c'entrasse davvero Basaglia con la chiusura dei manicomi, basti ricordare che negli Stati Uniti questa misura fu attuata nel 1981 dal presidente Reagan, che non aveva mai neppure sentito nominare Basaglia.
Memore di quel precedente di falsa attribuzione, il governo Berlusconi-bis nel 2003 attribuì addirittura ad un morto, il giuslavorista Marco Biagi, la Legge 30 sulla precarizzazione del lavoro. Con quell'espediente la legge sulla precarizzazione fu santificata col sangue di un martire del terrorismo, ma in effetti il testo era stato ricalcato su protocolli del FMI e dell'OCSE. La Legge 30/2003 fu firmata da Roberto Maroni, allora ministro del Lavoro, ma materialmente scritta da Maurizio Sacconi, che proveniva, manco a dirlo da un'agenzia ONU, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, che scrive quasi tutti i suoi rapporti insieme con l'OCSE.
Ma già alla fine degli anni '90, un'altra trovata dell'OCSE, l'autonomia scolastica, era stata presentata dall'allora ministro dell'Istruzione, Giovanni Berlinguer, come una propria creatura, sebbene non ce ne fosse traccia nel programma elettorale del centrosinistra. Berlinguer riuscì persino a suscitare un acceso dibattito sui media ed a convincere parte dell'opinione pubblica che si stava assistendo ad una vera discussione. Ci voleva la Gelmini per scoprire che in Italia il vero ministro dell'Istruzione è l'OCSE.
La mistificazione più clamorosa a riguardo rimane però quella dell'avvio dell'istituzione della Comunità Europea, attribuito al genio di statisti come De Gasperi, Adenauer e Schuman, alla loro lungimiranza, bla bla bla. In realtà l'articolo 2 del Patto Atlantico prevede e sollecita l'integrazione economica tra i Paesi membri dell'alleanza o tra gruppi di essi:
"Le parti contribuiranno allo sviluppo di relazioni internazionali pacifiche e amichevoli, rafforzando le loro libere istituzioni, favorendo una migliore comprensione dei principi su cui queste istituzioni sono fondate, e promuovendo condizioni di stabilità e di benessere. Esse si sforzeranno di eliminare ogni contrasto nelle loro politiche economiche internazionali e incoraggeranno la cooperazione economica tra ciascuna di loro o tra tutte. Le parti contribuiranno allo sviluppo di relazioni internazionali pacifiche e amichevoli, rafforzando le loro libere istituzioni, favorendo una migliore comprensione dei principi su cui queste istituzioni sono fondate, e promuovendo condizioni di stabilità e di benessere. Esse si sforzeranno di eliminare ogni contrasto nelle loro politiche economiche internazionali e incoraggeranno la cooperazione economica tra ciascuna di loro o tra tutte." (Patto Atlantico, articolo 2).
Chissà perché, ma in pochi fanno caso al fatto che la NATO e la CEE - oggi UE -, hanno entrambe la loro sede centrale a Bruxelles; come, del resto, in pochissimi sanno che la NATO ha, tra le sue prerogative istituzionali, di esercitare una diretta ingerenza nelle questioni economiche dei Paesi membri. La NATO si configura perciò come un assetto imperiale formalizzato, ufficializzato e tutt'altro che acefalo, anzi, con tanto di centri decisionali in bella evidenza.
Di precedenti di direttive sovranazionali spacciate come politica interna italiana, ce ne sono; ma, in tutti questi casi appena citati, la mediazione politica era riuscita in gran parte a mistificare la vera natura colonialistica dei provvedimenti. Oggi invece risulta chiaro quasi a tutti che l'attuale governo Monti agisce come emissario di organismi sovranazionali; anche perché sia la BCE che l'OCSE non si sono minimamente preoccupate di nascondere le proprie pressioni per far approvare la "riforma" del diritto del lavoro. Il fatto che Mario Monti sia addirittura un "advisor" del Consiglio Atlantico, l'organo supremo della NATO, è però molto meno noto all'opinione pubblica.
C'è infatti un'omertà di tutta l'informazione circa i rapporti organici esistenti tra la NATO, il FMI, la BM, il WTO, la UE, la BCE, l'OCSE e tutte le altre sigle del terrorismo internazionale. Anzi, nel momento in cui la nozione di imperialismo potrebbe assumere per l'opinione pubblica una valenza concreta e quotidiana, Rossana Rossanda è venuta a rivelarci che: "Oggi non è più così; gli Stati Uniti non sono più la indiscussa prima potenza capitalista, e non è sicuro che il loro fine si possa definire, come prima, imperialista."[1]
Infatti, secondo la psicoguerra coloniale in atto, gli Stati Uniti non farebbero imperialismo, ma beneficenza. Sul giornale "Il Fatto Quotidiano" del primo marzo scorso si pubblicava la "notizia" secondo cui il governo della Corea del Nord avrebbe acconsentito ad una moratoria sul nucleare in cambio di "aiuti alimentari" da parte degli USA. Quindi l'allentamento delle ferree sanzioni economiche, che sono in vigore dal 1945, viene fatto passare come un "aiuto" ad un governo comunista che affama la popolazione; e solo perché l'ottuso governo non ha voluto accettare i consigli del Fondo Monetario Internazionale. [2]
Durante la finta trattativa sul lavoro le Confederazioni sindacali, come vuole il rituale, hanno finto di resistere solo per calarsi le brache con più slancio. Come al solito la CGIL ha lasciato a CISL e UIL i dettagli più osceni, conservando per sé la foglia di fico della presunta difesa dell'articolo 18. Ma la resa sul provvedimento nel suo insieme è stata comunque unanime, poiché si è accettato il principio fondante della pseudo-riforma, che non era quello di creare un nuovo quadro normativo, semmai il caos. L'unica costante del volatile rapporto di lavoro sarebbe infatti l'ASPI, cioè un sussidio basato su un prelievo forzoso sul salario, e che sarà erogato, ovviamente, con carte di credito. Potevano dirlo subito che lo scopo di tutte le chiacchiere sul libero mercato, era di fare assistenzialismo per banchieri.
La sola opposizione appare quella della FIOM, che sembra volersi porre come il catalizzatore dell'opposizione sociale. Sarebbe un'ottima cosa, ma la FIOM nei prossimi mesi sarà costretta a fare i conti con l'ambiguità occidentalistica di molti suoi sostenitori. Negli anni '70 si diceva che per capire la vera linea politica di un giornale, occorreva leggerne la pagina economica. Oggi la verifica andrebbe fatta sulla politica estera. Risulta infatti sin troppo chiaro che non sarà possibile un'opposizione interna allo strapotere coloniale degli organismi sovranazionali, senza mettere in discussione le aggressioni coloniali della NATO contro i "dittatori" di turno.

[1] http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/6527/
[2] http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/01/corea-nord-cede-aiuti-alimentari-cambio-dello-stop-programma-nucleare/194841/
 
Di comidad (del 15/03/2012 @ 04:05:42, in Commentario 2012, linkato 2313 volte)
La Corte di Cassazione ha lanciato un siluro contro la specie di reato nota come concorso esterno in associazione mafiosa. Da alcune reazioni alla sentenza è sembrato che tale specie di reato costituisca un principio irrinunciabile, una trincea del diritto; ed allora da parte di esponenti del Partito Democratico, come Luciano Violante, è arrivato il tipico riflesso condizionato di marca PD, cioè il prevedibile calo di brache, con la immediata disponibilità a rivedere l'articolo del codice che disciplina il concorso esterno in associazione mafiosa. Forse Violante ci tiene a farci sapere che anche lui non ha tabù. Violante deve aver confuso il concorso esterno in associazione mafiosa con l'articolo 18.
In realtà, nel caso Dell'Utri, l'ovvia conseguenza del decadere dell'ipotesi di concorso esterno, non comporterebbe affatto l'estraneità dell'imputato alla mafia, bensì il contrario, cioè un Dell'Utri mafioso a tutti gli effetti, con tanto di appartenenza e di "tessera". Del resto sarebbe l'ipotesi più semplice: Dell'Utri frequentava tanto i mafiosi perché era uno di loro.
Ce lo conferma un'autorità riconosciuta: Nicola Cosentino; anche lui ci tiene a farci sapere che il concorso esterno non esiste. E, infatti, chi mai può essere più interno alla criminalità organizzata di Cosentino?
Eppure Cosentino è stato imputato dalla magistratura proprio di concorso esterno in associazione camorristica, come se fosse un neomelodico qualsiasi. Come è stata possibile una forzatura del genere?
La specie di reato del concorso esterno in associazione mafiosa fu ideata a suo tempo da Giovanni Falcone, il quale delineava in tal modo una sorta di compromesso. Falcone tracciò questo quadro di riferimento: il cosiddetto "Terzo Livello" della Mafia - il livello dentro le Istituzioni - non esiste; esiste invece un'organizzazione criminale nata dal basso, detta "Cosa Nostra"; la mafia quindi è una sorta di repubblica criminale, un Anti-Stato, che si allea, di volta in volta, con esponenti delle istituzioni, oppure entra in trattativa con loro.
Falcone era probabilmente il primo a non credere ad una virgola di questa fiaba, ma, evidentemente, per lui arrivare a riconoscere l'esistenza di Cosa Nostra costituiva l'obiettivo massimo che si poteva realisticamente ottenere. A differenza di uno sprovveduto come Leoluca Orlando, Falcone si rendeva conto che la teoria del Terzo Livello ha delle inevitabili implicazioni rivoluzionarie, cioè non è compatibile con la continuità e la legittimità dello Stato.
In effetti la teoria del Terzo Livello costituisce un'ovvia conseguenza logica della nozione di criminalità organizzata: se c'è organizzazione, allora ci devono essere divisione dei compiti e specializzazione, quindi il livello militare e quello finanziario dei colletti bianchi. Se l'organizzazione criminale sfida i tempi lunghi ed allarga il suo potere, allora vuol dire che c'è anche un altro livello organizzativo, quello istituzionale. Se si collabora stabilmente con qualcun altro, allora si dice che c'è organizzazione, non "concorso esterno".
Il Pubblico Ministero Jacoviello ha fatto ridere i polli quando si è messo a dare fondo al repertorio consueto del vittimismo mafioso, spremendo lacrime sui "diritti violati" del misero Dell'Utri. Se agli imputati di terrorismo si concedesse la centesima parte delle garanzie processuali che sono state offerte a Dell'Utri, allora un Cesare Battisti non solo sarebbe stato assolto con formula piena, ma anche elevato alla gloria degli altari.
I "diciannove anni di persecuzione" nei confronti di Dell'Utri sono stati in realtà un viatico verso l'impunità per prescrizione. In effetti tra le opposte fazioni della magistratura c'è un evidente intesa ad allungare il brodo e dilatare i tempi per far scattare la prescrizione. In questo modo sono tutti contenti, sia i magistrati promafia, sia i magistrati antimafia, che possono acquisire l'alone degli eroi civili e degli emuli di Falcone e Borsellino.
Jacoviello ha avuto invece buon gioco a liquidare l'ipotesi di reato del concorso esterno come un sofisma; ma questo sofisma, ideato da Falcone, aveva una sua dignità di intenti ed una sua nobiltà culturale: un pirandellismo, più ancora che un machiavellismo. Falcone ritenne possibile attaccare - e screditare con il pentitismo - il livello militare della Mafia, senza però investirne frontalmente il livello istituzionale, ma consentendo agli uomini delle istituzioni di ritirarsi in buon ordine. Inizialmente il compromesso sembrò funzionare: il capo di allora del "Terzo Livello", Giulio Andreotti, nel 1987 salvò il maxi-processo di Palermo con una legge retroattiva; Falcone ripagò il favore nel 1989, incriminando per calunnia un pentito che aveva tirato in ballo l'uomo di fiducia di Andreotti in Sicilia, Salvo Lima.
Ma a quel tempo i fatti avevano già dimostrato che l'equazione di Falcone non aveva tenuto conto di tutte le variabili. Il Terzo Livello non ha accettato di ritirarsi in buon ordine e, tantomeno, di lasciare che suoi singoli uomini venissero arrestati caso per caso per concorso esterno.
D'altra parte Falcone ci ha provato, e non si può certo prendersela con un magistrato per non essersi messo a fare la rivoluzione, o per non aver accettato l'idea che l'illegalità organizzata sia irrimediabilmente connaturata allo Stato. Tanto più che Falcone, ed il suo amico-collega Borsellino, questo loro tentativo l'hanno pagato con la vita.
Ad aprire la stagione di caccia a Falcone e Borsellino, fu infatti un organo delle istituzioni: il Consiglio Superiore della Magistratura, che nel 1987 rifiutò di nominare Falcone a capo delle Procura di Palermo, preferendo invece adottare il criterio dell'anzianità, per poter scegliere il giudice Meli, uno che di lì a poco avrebbe smantellato il pool antimafia di Palermo. Falcone interpretò, del tutto correttamente, questa decisione del CSM come una sconfitta personale e come una condanna a morte; perciò nel 1990 accettò l'offerta di un posto di funzionario ministeriale da parte dell'allora ministro della Giustizia, Claudio Martelli. Purtroppo i suoi nemici non si accontentarono della semplice ritirata.
Con uno dei suoi soliti depistaggi, Roberto Saviano ha attributo la delegittimazione di Falcone ad una presunta "macchina del fango" messa su da un suo amico, l'avvocato Alfredo Galasso. In effetti il povero Galasso non c'entrò nulla con la delegittimazione di Falcone, semplicemente non aveva capito che la guerra era persa; cosa di cui Falcone, realisticamente, aveva preso atto, comprendendo inoltre di essere stato condannato a morte dal Consiglio Superiore della Magistratura. L'osservazione che però in questi giorni è mancata nei commenti, riguarda la strana circostanza che la riscossa ideologica del "Terzo Livello" sia arrivata proprio quando l'amico del cuore di Dell'Utri è caduto dalla poltrona di Presidente del Consiglio. La mafia non era riuscita a prendersi che dei parziali vantaggi durante la gestione di un governo presieduto da un mafioso come Berlusconi, mentre avvia la sua riscossa adesso che il governo è presieduto da un funzionario del Consiglio Atlantico, come è Monti. Quando alla Difesa c'era il ministro La Russa, rampollo di una famiglia storicamente legata alla mafia, il Terzo Livello non aveva osato tanto. Si è invece ringalluzzito adesso che a capo della Difesa c'è un funzionario della NATO, cioè Di Paola. Qualcosa significherà. Che esista anche un Quarto Livello?
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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