Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
La cattura del generale serbo Ratko Mladic è stata presentata dai media con le manipolazioni tipiche del mobbing internazionale. L'opinione pubblica è stata infatti chiamata a sentirsi parte attiva nella caccia al mostro, come a stimolare un istinto predatorio di gruppo, così da mettere preventivamente all'angolo ogni aspetto giuridico o storico che possa far sorgere dubbi. Non a caso l'unica "difesa" di Mladic a cui i media abbiano dato spazio è consistita nelle stupidaggini del leghista Borghezio, il quale ha completato l'assedio nei confronti del generale serbo attribuendogli un improbabile ruolo di diga anti-Islam.
Il tribunale che giudicherà Mladic è un organismo ad hoc istituito nel 1999 per volontà degli USA allo scopo di perseguire i "crimini contro l'umanità" commessi nel corso della guerra in Jugoslavia. L'iniziativa USA ebbe il solito avallo del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, a riconferma di quanto sia attendibile l'antimperialismo di Russia e Cina. I media indicano però genericamente questo nuovo organismo come il "Tribunale dell'Aja", sebbene non abbia niente a che vedere con il tribunale dell'ONU istituito nel 1945 che risiede anch'esso in quella città olandese.(1)
Intanto chiunque può verificare che tra le persone mediamente informate è massima la confusione tra i due organismi. Della vera Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja evidentemente gli USA non si fidano, dato che in passato ha emesso sentenze anche contro gli stessi Stati Uniti per le aggressioni da questi commesse contro il Nicaragua.(2)
Se il tribunale che giudicherà Mladic è una creatura degli Stati Uniti, l'organismo che ha raccolto le "prove" contro di lui, la Commissione Internazionale sulle Persone Scomparse, è, manco a dirlo, un'altra creatura degli USA, voluta nel 1996 dal presidente Clinton, con sede a Serajevo, ma con direzione invariabilmente statunitense.(3)
In questa partita pseudo-giudiziaria gli Stati Uniti dettano quindi le regole del gioco, distribuiscono le carte e fabbricano il mazzo.
Questa posizione di assoluto vantaggio non è però stata sufficiente agli USA per avere ragione del loro principale imputato, l'ex presidente serbo Svobodan Milosevic, tenuto sequestrato per quasi cinque anni, ed infine morto in prigionia senza essere pervenuti ad una sentenza di condanna.
La combattività di Milosevic aveva in effetti tenuto in scacco il tribunale, il quale, di fronte all'impossibilità di giungere ad un risultato probatorio, ha atteso pazientemente che l'imputato si togliesse di mezzo nel 1996, grazie ad una troppo fortunosa "morte per cause naturali". Anche i media, che sino al 2002 avevano seguito il processo, si erano attenuti in seguito alla regola del silenzio, anche per non contribuire a diffondere notizie sui massacri provocati dai bombardamenti NATO sulla Serbia nel 1999.(4)
Date queste premesse, possono risultare comprensibili gli entusiasmi di una Emma Bonino, ma è difficile pensare che un'opinione pubblica correttamente informata sulla inconsistenza delle "garanzie" offerte all'imputato Mladic, non si faccia poi sorgere delle perplessità circa le effettive responsabilità di Mladic nei massacri attribuitigli. In tutto ciò, il buffo è che Berlusconi abbia sentito il bisogno di andare proprio dal presidente degli Stati Uniti a lamentarsi dei giudici italiani.
L'estradizione/sequestro di Mladic ha dato anche adito alle consuete recriminazioni sulla "giustizia dei vincitori", un'argomentazione che può aprire una discussione infinita, che non coglierebbe però i reali effetti di questi processi, i quali non rappresentano affatto una chiusura - per quanto vendicativa -, delle guerre, ma una loro prosecuzione con altri mezzi. Tramite questi eventi processuali, si può continuare infatti a tenere sotto pressione e ricatto il Paese aggredito - nel caso specifico, la Serbia -, ed in più si conferisce una giustificazione preventiva ad altre aggressioni coloniali dello stesso genere.
L'imperialismo/colonialismo si concretizza appunto nella "guerra infinita", un tipo di guerra che non si ha neppure il bisogno di vincere sul campo, perché comunque ottiene lo scopo di stroncare per i decenni a venire lo sviluppo economico autonomo dei Paesi aggrediti, così come è accaduto al Vietnam. Per quanto sia da auspicare e sostenere la soluzione di un ritiro ignominioso dei criminali della NATO dalla Libia, non si potrà comunque dire che i Libici, pur avendo respinto l'aggressore, abbiano per questo "vinto" la guerra. Il risultato minimo, e certo, delle distruzioni di ogni aggressione militare, è infatti quello di ridurre i Paesi aggrediti in uno stato di dipendenza commerciale nei confronti delle stesse multinazionali che hanno ispirato la guerra.
Non è quindi un caso che la NATO, vedendo diventare incerta la prospettiva di un'occupazione stabile della Libia, cerchi in ogni modo di intensificare bombardamenti e distruzioni, in modo "da riportare all'età della pietra" la stessa Libia, secondo l'espressione cara agli "strateghi" statunitensi ("strateghi" solo per modo di dire, dato che parlano e si muovono del tutto meccanicamente, sempre in base agli stessi schemi). Un eventuale "processo per crimini contro l'umanità" nei confronti di Gheddafi, non chiuderebbe quindi la guerra in Libia, ma costituirebbe la sua prosecuzione, ed anche la premessa di un suo allargamento.
La pace costituisce quindi un ostacolo per l'imperialismo/colonialismo, e c'è da chiedersi come, da questa ovvia constatazione, i dirigenti sovietici abbiano potuto trarre invece una formula equivoca come la "coesistenza pacifica", che è stata utile alla propaganda occidentale a far credere che potesse esistere un imperialismo/colonialismo senza continue guerre.
(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Tribunale_Penale_Internazionale_per_l%27ex-Jugoslavia
http://it.wikipedia.org/wiki/Corte_Internazionale_di_Giustizia
(2) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/11/28/prima-vittoria-per-il-nicaragua-nella-causa.html
(3) http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://en.wikipedia.org/wiki/ICMP&ei=MsTjTf-zKYug-AbghYWUDw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CDUQ7gEwAg&prev=/search%3Fq%3Dicmp%2Bwikipedia%26hl%3Dit%26sa%3DG%26rlz%3D1R2ACAW_it%26prmd%3Divns
(4) http://archiviostorico.corriere.it/2002/febbraio/15/Milosevic_mostra_aula_colpe_della_co_0_0202158925.shtml
Non solo a Berlusconi tocca di essere continuamente "frainteso". Lunedì scorso anche il presidente USA Barack Obama ci ha fatto sapere che la sua "proposta" di un ritorno dello Stato di Israele ai confini precedenti alla guerra dei Sei Giorni del 1967 era stata male interpretata. Per quanto possa apparire incredibile, la "proposta" di Obama era stata oggetto di una accanita discussione diplomatica e giornalistica, ovviamente fondata sul nulla, dato che la propaganda non ha regole molto diverse da quelle dei normali rapporti umani, dove spesso il prospettare a qualcuno attese esagerate costituisce l'espediente più sicuro per non concedergli assolutamente niente. Nel caso dei Palestinesi, una proposta seria avrebbe dovuto partire infatti dalla questione all'ordine del giorno, e cioè dal far cessare i massacri quotidianamente perpetrati dall'esercito israeliano e dalle organizzazioni paramilitari dei coloni.
Ma adesso ancora una volta non mancheranno commentatori disposti a credere che la onnipotente lobby israeliana abbia costretto il povero e benintenzionato Obama a fare marcia indietro, accreditando quindi l'ipotesi che egli avesse voluto parlare sul serio. Se Obama dovesse rimanere vittima in futuro di attentati o scandali, allora quelle sue parole sui confini di Israele saranno interpretate come il motivo del complotto.
Persino all'ex direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Strauss-Kahn, dopo il complotto che l'ha colpito a New York, è toccato di essere santificato a causa di alcune dichiarazioni da lui rilasciate qualche tempo fa, circa la necessità di sostituire il dollaro come moneta di pagamento internazionale. Anzi, le fosche previsioni sul futuro di Strauss-Kahn erano cominciate addirittura prima che il complotto statunitense ai suoi danni si consumasse materialmente.
In realtà è dal 1971 che vi sono dichiarazioni e dibattiti riguardo all'accantonamento del dollaro. Con la istituzione del WTO (l'Organizzazione Mondiale per il Commercio) nel 1995, era stato dato addirittura per acquisito che dovesse instaurarsi una concorrenza tra le varie valute per costituire monete di pagamento alternative a livello internazionale. La propaganda ufficiale ammette tranquillamente che si discuta a vuoto del presunto "declino americano" e sul come dare spazio alle, altrettanto presunte, "potenze emergenti", come la Cina, l'India e il Brasile.
C'è tutta una pubblicistica a riguardo che rientra perfettamente in questo "understatement" tipico della propaganda statunitense, che consiste nel fingersi piccoli e inermi prima di azzannare. Non è infatti solo il FMI ad avere allo "studio" progetti di superamento del dominio del dollaro, ma persino la Banca Mondiale, che da sempre è a direzione statunitense. (1)
L'Unione Europea ha istituito la moneta unica proprio sulla base della prospettiva di poter far proprio il business della moneta di pagamento internazionale, che, come è noto, consente di stampare molta più moneta di quanta non sia necessaria per i pagamenti interni, e ciò senza rischiare inflazione, poiché la gran parte delle risorse valutarie circolano all'estero. Nessuno però si era fatto male per le astratte dichiarazioni anti-dollaro in sede UE e WTO, ed anche l'Euro è stato adottato tranquillamente. L'invasione dell'Iraq del 2003 e l'eliminazione di Saddam Hussein sono avvenute invece non in base alle astratte dichiarazioni del "dittatore", ma nel momento in cui questi aveva effettivamente cominciato a farsi pagare il petrolio in euro piuttosto che in dollari.
In questi anni di direzione del FMI, Strauss-Kahn ha compiuto un lavoro davvero "ottimo", strangolando non soltanto i soliti Paesi africani o latino-americani, ma anche Paesi come la Grecia, l'Irlanda, il Portogallo e la Spagna. Anche grazie a Strauss-Kahn, il FMI è riuscito a trasformare in proprie colonie non solo il Mali o il Burundi o il Paraguay, ma una parte consistente dell'Europa sviluppata; perciò non è irrealistico ritenere che egli abbia pagato proprio per i suoi successi, nel momento in cui si trattava di spartirsi il bottino della rapina.
Nonostante che l'idea di colonizzare e saccheggiare una parte dell'Europa sia nata proprio in Europa, non c'è nulla di strano che oggi la finanza statunitense non voglia dividere il bottino alla pari con i complici europei. Nei film di rapine, è nel momento della spartizione che i complici cominciano a spararsi addosso. Senza voler ricorrere ad esempi cinematografici, per capire cosa sia successo al rapinatore francese Strauss-Kahn, basta ricordarsi della favola di Esopo in cui l'asino finisce mangiato solo per aver pensato di poter dividere la preda in parti uguali col leone.
Quando si tratterà di spartirsi il bottino in Libia, si può essere certi che gli Usa, sebbene oggi meno esposti nell'impegno militare, faranno ancora una volta valere la logica del patto leonino nei confronti di Francia e Gran Bretagna, che pure sono quelle che stanno mettendo in campo tutti i loro mezzi nella guerra libica. Se si tratta di capire come funziona l'imperialismo/colonialismo, l'unico modello analitico attendibile è quello del crimine organizzato; ma un crimine organizzato che ha in più la risorsa delle pubbliche relazioni, cioè del confondere le acque agitando false speranze.
Credere che Strauss-Kahn abbia pagato dazio solo per aver "tremonteggiato", cioè imitato Tremonti nel darsi le arie di fustigatore dei soprusi della oligarchia finanziaria mondiale, significa infatti non comprendere che la funzione della propaganda dei potenti non è solo quella di esagerare e mentire, ma soprattutto di sottrarre ai sudditi anche il ruolo del progressista e del ribelle. Ai potenti infatti spetta anche il privilegio di recitare tutte le parti in commedia, in modo da presentarsi come la "speranza" di riscatto per i deboli e i diseredati. Tanto, quando si tratta di arrivare al dunque, si può sempre dire di essere stati "fraintesi".
Così, invece delle realistiche favole di Esopo, ci è toccato in Italia di ascoltare le fiabe assurde di un Berlusconi in conflitto con i "poteri forti" internazionali, e di un Tremonti "critico della globalizzazione", come se tutte le privatizzazioni e le agevolazioni legislative a favore delle multinazionali, decise dal governo in questi anni, non fossero mai avvenute. Non c'è quindi da stupirsi se già circola la fiaba di un Obama in contrasto con il sionismo. Obama è talmente bravo a farsi fraintendere che gli hanno pure assegnato un premio Nobel per la pace; ed anche quando nel discorso di accettazione ha affermato di essere stato frainteso, lo ha fatto in modo tale che si continua a fraintenderlo.
(1)http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-05-18/banca-mondiale-supremazia-dollaro-162946.shtml?uuid=Aa0XPJYD&fromSearch
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