Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di recente é stato pubblicato un libro di Napoleone
Colajanni e Marcello Villari, Riformisti senza
riforme, che costituisce un'interessante critica
dall'interno della sinistra istituzionale. Ma la cosa
piú importante é che nel libro si ripropone il
consueto luogo comune nei confronti del luddismo. Se
abbiamo ben compreso, la tesi sostenuta é che gli
operai da soli non sarebbero nemmeno in grado di
sviluppare quella coscienza trade-unionista di cui
parla Lenin; insomma sarebbero capaci di esprimere
solo un comportamento luddistico: la distruzione delle
macchine, la ribellione al progresso tecnologico.
Nel libro si prospetta anche un accostamento tra
luddismo e movimento no-global, attribuendo a
quest'ultimo velleitá anti-moderne.
Giá nel Manifesto di Marx ed Engels del 1848, il
luddismo, pur senza essere nominato esplicitamente,
veniva etichettato come una resistenza conservatrice
alla rivoluzione dei rapporti di produzione operata
dalla borghesia; in ció Marx ed Egels non facevano
altro che ripetere quanto la propaganda borghese aveva
giá proclamato a riguardo.
Ora, la prima grande rivolta luddistica avviene tra il
1811 e il 1812 ( nel pieno dello sforzo bellico
anti-napoleonico dell'industria inglese). Il movimento
fu oggetto di una repressione sanguinosa. Occorre peró
tener presente, nel valutare il movimento luddistico,
che nello stesso periodo anche lo sciopero e persino
l'associazione operaia erano considerati reati
cospirativi.
Lo sciopero e l'associazionismo operaio furono
consentiti dalla legislazione inglese solo nel 1824.
Come si fa a non notare questa coincidenza tra rivolta
luddistica e successiva concessione del diritto di
sciopero e di associazione?
Non ha alcun senso infatti intepretare il luddismo
come movimento pregiudizialmente anti-tecnologico; il
luddismo fu la forma di lotta effettivamente
praticabile in un periodo in cui altre forme di lotta
erano pressocchè impossibili.
Il movimento luddistico fu represso, ma spinse le
autoritá britanniche a fare concessioni di libertá
sindacali che sarebbero rimaste irraggiungibili senza
il timore che il luddismo era riuscito a incutere al
capitalismo inglese.
Come si vede, non ha alcun senso contrapporre luddismo
e trade-unionismo, dato che il primo é stato la
necessaria condizione del secondo. Anche oggi tutto
l'apparato delle garanzie sindacali del lavoratore ha
come implicito puntello il timore che i lavoratori,
viste chiuse le strade legali, ricorrano al sabotaggio
dei mezzi di produzione. Ció appare ovvio, a meno di
non voler credere che il padronato sia disposto a
concedere qualcosa senza esservi costretto.
Il confronto tra luddismo e movimento no-global appare
poi decisamente insostenibile. Il luddismo fu la forma
di resistenza operaia possibile in un certo contesto
storico e continua a rappresentare l'opzione latente
che regge l'edificio sindacale (statuto dei lavoratori
compreso). Il movmento no-global rappresenta invece
non la resistenza possibile, ma una risposta
opportunistica ad una certa offensiva del capitalismo
internazionale. La 'globalizzazione', infatti,
costituisce soltanto un termine slogan, usato per
etichettare un'oppressione economica mondiale in cui
spesso il protezionismo ed il 'sanzionismo' americano
ed europero risultano molto piú ingombranti e
decisivi del mitico 'mercato globale'.
Il movimento no-global, invece di criticare i vari
aspetti dell'oppressione economica mondiale, si limita
a cavalcare all'incontrario uno slogan che viene
imposto dalla comunicazione ufficiale. Si tratta della
continua preoccupazione di risultare comprensibili, di
risultare visibili, 'altrimenti la gente non capisce'
( frase tipica dell'opportunista). I no-global sono
dopotutto il corripondente estremistico dei DS che
decisero di chiamarsi democratici invece che
socialisti per adeguarsi al modello vincente
americano.
Ovviamente questo non significa liquidare
sbrigativamente il movimento no-global, cui concorrono
anche molte individualitá mosse da istanze sincere e
del tutto rispettabili; si tratta semplicemente di
puntualizzare contro l'uso improprio - e questo si
liquidatorio del termine luddismo.
Che cosa rende il potere tollerabile e cosa dovrebbe rendercelo intollerabile? Perché gli attuali sistemi di governo, e quindi anche le democrazie, hanno potuto parlare di libertà solo quando hanno organizzato e messo in atto un sistema di sorveglianza, reclusione ed esclusione che non ha eguali nella storia?
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