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"L'abolizione dello Stato e del diritto giuridico avrà necessariamente per effetto l'abolizione della proprietà privata e della famiglia giuridica fondata su questa proprietà."

Programma della Federazione Slava, 1872
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 26/08/2010 @ 01:44:39, in Commentario 2010, linkato 5670 volte)
Mentre continuano le aggressioni ed i comportamenti teppistici di Marchionne nei confronti della FIOM, colpevole a questo punto di non si sa più bene cosa (forse di esistere), continua anche la discussione sulla delocalizzazione in Serbia di altre produzioni FIAT. Qualche riferimento in più potrebbe risultare utile alla comprensione del problema.
Secondo i dati ufficiali, da dieci anni i maggiori beneficiari delle privatizzazioni in Serbia risultano essere le multinazionali statunitensi, quindi i milioni di tonnellate di bombe seminati nel 1999 sulla Serbia dalla U.S. Air Force, hanno dato i loro frutti. Prima tra tutte queste multinazionali statunitensi è la Philip Morris, presente per oltre il 50% degli "investimenti" americani sia nella stessa Serbia che nell'attiguo Montenegro, il quale è uno Stato indipendente dal 2006. "Investimenti" ovviamente è un eufemismo, dato che le multinazionali entrano in possesso dei beni locali grazie ai sussidi del Fondo Monetario Internazionale (super-banca privata che utilizza i fondi pubblici dei Paesi membri) ed al regime di sgravi fiscali che lo stesso FMI impone ai governi del posto. La Philip Morris, oltre a rappresentare la maggiore multinazionale del tabacco, risulta essere anche una delle prime del settore alimentare, dato che possiede la Kraft ed anche molti marchi minori, come la Invernizzi; infatti la Philip Morris ha rilevato in Serbia non soltanto le aziende di tabacchi, ma si è inserita in ogni genere di affari, compreso l'immobiliare.
Sergio Marchionne, Amministratore delegato della FIAT, guarda la coincidenza, fa parte anche del Consiglio di Amministrazione della Philip Morris, perciò il motivo di questo feeling fra lui e la Serbia, oggi feudo della Philip Morris, può risultare un tantino più chiaro. Come è riuscita la Philip Morris a piazzare il suo uomo Marchionne a capo della FIAT? L'esca è consistita nella sponsorizzazione della Ferrari con il marchio Marlboro. Per incassare i denari della sponsorizzazione, Luca Cordero di Montezemolo ha accondisceso a cedere il potere aziendale a Marchionne, e così il Montezemolo è stato pian piano costretto ad avviarsi mestamente al rifugio di quelli che non contano più nulla, cioè la politica.
L'acquisizione della Chrysler da parte della FIAT è stata presentata dai media come un trionfo del genio italico di Marchionne, il quale peraltro ha una doppia cittadinanza, è infatti svizzero e canadese. In molti si erano chiesti come fosse stato possibile che si spalancassero le porte degli Stati Uniti ad una azienda italiana; ed infatti l'azienda non era più italiana, dato che era un uomo della Philip Morris a gestire i finanziamenti che lo Stato italiano versa alla FIAT, usandoli per rilevare un'azienda statunitense.
Il quotidiano confindustriale "Il Sole 24 ore" pare abbia rimosso dal suo sito la biografia ufficiale di Marchionne, da cui risultava la sua appartenenza alla Philip Morris. La scelta non può avere il senso di nascondere un'informazione che risulta facilmente reperibile per altre vie, dato che il nome di Sergio Marchionne si può leggere nell'organigramma del sito della Philip Morris, e l'informazione a riguardo si trova oggi persino su Wikipedia. Il significato di questa "censura" è semplicemente di ammonimento agli altri giornalisti, una sorta di direttiva generale a non tirare fuori un dettaglio che potrebbe screditare il mito mediatico di Marchionne come "eroe italiano". Se si facesse il confronto tra il gigante Philip Morris - una delle più grandi multinazionali del mondo - e la pulce FIAT, si capirebbe immediatamente a chi vada davvero la fedeltà di Marchionne, collegandone inoltre il nome a losche vicende di illegalità e di contrabbando.
La Philip Morris può infatti vantare una storia interessante, un vero romanzo criminale. Il 3 novembre del 2000 è stata denunciata davanti alla Corte Distrettuale USA Distretto Orientale di New York, insieme con un'altra multinazionale del tabacco, la Reynolds Nabisco. L'accusa contro le due multinazionali era quella di essere a capo del contrabbando mondiale di sigarette, quindi di costituire la cupola di tutte le organizzazioni criminali che operano nel settore. Chi ha sporto questa denuncia? Qualche banda di "teorici della cospirazione"? No, a sporgere la denuncia è stata la Commissione Europea, a nome della Unione Europea.
Non sul sito di Luogocomune, ma sul sito del Parlamento italiano, è reperibile la relazione della Commissione Antimafia del marzo 2001, (http://www.publicintegrity.org/investigations/tobacco/assets/pdf/Antimafia%20Tobacco%20final%20report%20Mantovano%20March%2001.pdf) in cui sono documentate tutte le accuse alla organizzazione malavitosa denominata Philip Morris, e che porta in allegato anche il testo della denuncia della UE. Dal testo della relazione si apprendono anche i nomi di tutti i maggiori trafficanti di sigarette, che all'epoca avevano il loro domicilio in Svizzera, dove si trova, per pura combinazione, anche la sede della Philip Morris, ed è dislocata persino la maggior parte della sua produzione di sigarette.
Chi ha vinto questo epico scontro tra la UE e la Philip Morris? Ovviamente la Philip Morris, dato che la denuncia è stata insabbiata e le evasioni fiscali plurimiliardarie delle multinazionali del tabacco sono state condonate in cambio della promessa di cifre irrisorie e dilazionate nel tempo; l'anno dopo la stessa Philip Morris è riuscita addirittura ad ottenere una Direttiva Europea a proprio favore, quella famosa direttiva in cui si concedeva di produrre cioccolata senza metterci il cacao.
La succitata relazione della Commissione Antimafia conteneva anche altre notizie interessanti. La base in Europa del contrabbando di sigarette della Philip Morris veniva individuata in Montenegro, e ciò da prima dell'aggressione alla Serbia da parte della NATO nel 1999. Quindi la Philip Morris, in collaborazione con la CIA, aveva fatto, per molti anni prima, da battistrada per l'aggressione della NATO alla Serbia del 1999. La Commissione Antimafia, con molta ingenuità, prevedeva che, dopo l'abbattimento del regime serbo di Svobodan Milosevic, sarebbe cessata la "realpolitik" della NATO e della CIA tendente a fomentare l'eversione in Jugoslavia con quei traffici illegali. In realtà, ancora nel 2007 e nel 2008, le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari individuavano sempre in Montenegro, e addirittura nel governo montenegrino, la centrale del traffico illegale di sigarette. Che il Montenegro sia diventato nel frattempo un feudo della Philip Morris, ovviamente è solo una coincidenza.
Delle notizie giudiziarie sul coinvolgimento del Montenegro nel contrabbando di sigarette si occuparono a suo tempo anche alcuni articoli de "La Repubblica", articoli in cui però si riusciva - senza alcun riscontro negli atti giudiziari - a gettare la colpa di tutto dapprima sulla corruzione del regime di Milosevic, e poi su presunti collegamenti tra le FARC colombiane (sic!) ed alti esponenti del regime montenegrino.
"La Repubblica" lanciava menzogne e calunnie sulla resistenza anticoloniale colombiana solo per creare confusione nella mente dei lettori; ed oggi il gaglioffo Vittorio Feltri dimostra di aver preso lezioni a riguardo dal gentleman Ezio Mauro, dato che appena qualche giorno fa il "Giornale" ha affrontato allo stesso modo la questione delle denunce del governo iraniano contro la Philip Morris e la CIA per il contrabbando di sigarette in Iran. Secondo la banda Feltri, la colpa del contrabbando andrebbe tutta ai corrotti Pasdaran, mentre la CIA e la Philip Morris sarebbero pure e innocenti, e ciò nonostante vi sia contro di esse il precedente della Jugoslavia documentato negli atti parlamentari. Sarebbero inventate, secondo la banda Feltri, anche le denunce del governo iraniano circa le sostanze chimiche tossiche contenute nel tabacco delle Marlboro, anche se questi dati il governo iraniano li ha presi dai documenti ufficiali delle agenzie americane per la lotta al tabacco.
L'asse storico CIA-Philip Morris-criminalità organizzata cerca oggi di destabilizzare l'Iran infiltrandosi nella società attraverso la corruzione generata dal business del contrabbando, così come ha già fatto in Jugoslavia (e in Italia). Chi mai è riuscito a farci credere che il contrabbando di sigarette fosse il business dei poveri?
Alla Philip Morris infatti Marchionne non ha imparato solo a contrabbandare sigarette, ma anche a contrabbandare cazzate, dato che ci sono ancora in giro quelli che riescono a prendere sul serio il suo "Piano FIAT".
 
Di comidad (del 19/08/2010 @ 01:32:46, in Commentario 2010, linkato 2620 volte)
Le crescenti difficoltà politiche in cui si dibatte Berlusconi hanno rilanciato le opinioni di quella parte della "destra antagonista" che si ostina, contro ogni evidenza, ad individuare in lui una sorta di campione dell'anticolonialismo, che non avrebbe esitato a favorire gli accordi dell'ENI con Putin e Gheddafi pur di salvaguardare l'indipendenza economica dell'Italia. L'argomentazione di questi estimatori dell'Uomo di Arcore si basa su un'osservazione iniziale di per sé fondata, e cioè che tutti i suoi avversari risultano avere evidenti legami internazional-coloniali; primo fra tutti Gianfranco Fini, santificato dalla stampa americana e con palesi frequentazioni sioniste. La falsa conseguenza che se ne ricava è che Berlusconi risulterebbe inviso ai poteri forti dell'Occidente, che vorrebbero eliminarlo appunto per il suo anticolonialismo.
In realtà, il fatto indiscutibile che Fini sia un amerikano ed un sionista, non implica affatto che non possa esserlo anche il suo attuale nemico Berlusconi. Una pratica comune del colonialismo è infatti quella di mettere in competizione i propri servi, ed è stato lo stesso Berlusconi ad aver manifestato questa gara di servilismo; ciò nel corso del suo viaggio in Israele, mentre intanto Fini era ospite a Washington, dove ha sede non solo il governo USA, ma soprattutto il Fondo Monetario Internazionale. A Gerusalemme Berlusconi lanciò una serie di enfatiche dichiarazioni contro l'ENI, intimando al suo gruppo dirigente di cessare gli investimenti in Iran. Per sostenere questo fervore anti-iraniano del suo Presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri, Frattini, arrivò ad inventarsi un attacco di manifestanti contro l'ambasciata italiana di Teheran.
Che sia stato Berlusconi ad avviare gli accordi economici con la Libia e con la Russia, non costituisce una semplice forzatura, è un falso. Uno dei vantaggi di Internet è quello di costituire una sorta di archivio-stampa, e chiunque perciò può darsi la pena di verificare che il riavvicinamento a Gheddafi fu un'iniziativa di Prodi, e che fu sempre Prodi a firmare i primi due contratti con Putin per il gasdotto South Stream. La colpa di Prodi fu probabilmente quella di non esibirsi insieme con Putin in qualche festino osceno, e quindi la vicenda non ebbe quell'attenzione prolungata e morbosa da parte dei media, che hanno invece avuto le orge che Berlusconi, e lo stesso Putin, si sono organizzati nelle occasioni in cui sono stati rispettivamente ospiti l'uno dell'altro.
In una recente intervista rilasciata a "Repubblica Radio-TV", Prodi, trattando di temi inerenti alla sua missione diplomatica in Africa per conto di organismi internazionali, ha trovato il modo di rivendicare di essere stato proprio lui a riallacciare i rapporti con Gheddafi. Ovviamente nessuno degli intervistatori si è premurato di sottolineare quella affermazione, proprio perché la fiaba ufficiale del "Berlusconi amico di Putin e Gheddafi" non deve essere disturbata. Quindi se c'è qualcuno che ha effettivamente pagato per i suoi rapporti con Putin e Gheddafi, questi è Prodi; anche se si potrebbe dire, con altrettanta attendibilità, che l'ENI riesce comunque a condurre i suoi affari, chiunque sia il Presidente del Consiglio in carica.
Berlusconi, con le sue dichiarazioni in Israele, voleva rassicurare gli ambienti anglo-americani e sionisti circa la propria capacità di rimettere in riga l'ENI, sottolineando così l'inutilità di preferirgli Fini, sul quale il Fondo Monetario Internazionale ha messo gli occhi, poiché questi può vantare dei trascorsi (trascorsi?) di fascista, che gli hanno procurato numerosi legami nelle Forze Armate, tra le quali l'ENI vanta a sua volta parecchi agganci affaristici. Probabilmente, secondo il FMI, solo Fini potrebbe essere capace di convincere gli alti gradi delle Forze Armate a mollare al suo destino il gruppo dirigente dell'ENI. Di fatto né Berlusconi, né Tremonti, hanno dimostrato di saper portare avanti l'obiettivo di una privatizzazione effettiva dell'ENI, trasformandola, come vorrebbe il FMI, da SPA a capitale pubblico in una società mista pubblico/privato, come è già Finmeccanica.
Da quando Berlusconi ha lanciato quelle dichiarazioni in Israele, tutto il suo entourage è stato colpito da una serie di scandali a catena, ed oggi le vittime non si contano più. Risulta difficile ritenere che i legami storici dell'ENI con i servizi segreti non abbiano nulla a che fare con questa pioggia di sciagure. Dopo la ingloriosa caduta del suo ministro delle Attività Produttive, Scajola, Berlusconi è costretto a mantenere l'interim per un ministero che nessuno più si sente di occupare e che, di fatto, nelle mani di Berlusconi, rimane non operativo.
Il punto è che Berlusconi ha palesato negli anni la sua inettitudine personale, la sua dipendenza dalle droghe ed il suo esasperato edonismo, che gli impediscono di perseguire qualsiasi obiettivo. Sono dati che mettono in discussione anche la sua leggenda personale di "imprenditore", e fanno sorgere il dubbio che, anche come affarista, egli sia stato sempre e soltanto un fantoccio ed un prestanome. La biografia romanzata di Berlusconi ce lo presenta da giovane che si esibisce come cantante sulle navi da crociera. Ma chiunque abbia navigato, ha sperimentato che l'imparare l'Inglese è come bere o affogare, è l'unico modo di sopravvivere in quella situazione. Allora come mai Berlusconi non è mai riuscito a impararlo?
La personalità di Berlusconi presenta quindi le caratteristiche inconfondibili del fantoccio massonico, un personaggio talmente stupido da non accorgersi di essere manovrato, e di costituire il crocevia di interessi affaristici non gestiti da lui.
L'ultimo governo Berlusconi (in effetti un governo Tremonti) ha battuto ogni precedente record in fatto di privatizzazioni e di ossequio servile alle direttive del Fondo Monetario Internazionale; ed il paradosso è che la leggenda mediatica del presunto "populismo" berlusconiano, una volta caduto il tiranno, potrebbe servire da pretesto per una politica ancora più antipopolare dei prossimi governi.
Cosa sia invece una vera politica populista lo sta dimostrando il governo ungherese di Orban, il quale alla fine di luglio ha rotto le trattative con il FMI estromettendolo dall'Ungheria, insieme con la sua marionetta, l'Unione Europea. A distanza di oltre un mese, il destrorso Orban non solo ha resistito ai ricatti delle agenzie americane di rating - che minacciavano di "declassare" l'Ungheria -, ma ha lanciato quelle misure "demagogiche" che Berlusconi non si è mai sognato di adottare: niente tagli ai salari, nessun taglio alla spesa sociale, ma tassazione dei patrimoni delle banche e delle assicurazioni; poi il provvedimento più demagogico di tutti: il taglio del 75% dello stipendio del governatore della Banca Centrale, come a fargli capire chi comanda ora.
L'Ungheria fa parte dell'Unione Europea e della NATO, come l'Italia; è occupata da basi militari statunitensi, come l'Italia; è soggetta alla presenza illegale di aerei militari israeliani, come forse avviene anche in Italia a nostra insaputa. Allora come ha potuto Orban fare ciò che Berlusconi e Tremonti non hanno nemmeno osato pensare?
Qui le tracce diplomatiche indicano una chiara risposta: Orban ha chiesto aiuto e garanzie di protezione alla Russia di Putin. Alla fine del 2009, Orban, all'epoca ancora leader dell'opposizione, è andato a San Pietroburgo a conferire con Putin. La stampa internazionale aveva dapprima dato la notizia dell'incontro, poi un'astuta serie di smentite da parte dell'entourage di Putin aveva convinto tutti che l'incontro non ci fosse mai stato; e invece da allora c'è stata la svolta: da acceso anti-russo che era, Orban è diventato anti-occidentale.
Il 17 maggio ultimo scorso, appena dopo le elezioni vinte da Orban, c'era stata anche una provocazione/intimidazione israeliana, con il sorvolo e l'atterraggio illegale di jet militari israeliani all'aeroporto di Budapest. Gli Israeliani hanno grossi interessi affaristici immobiliari in Ungheria (vedi Newscomidad del 10/6/2010), quindi non hanno agito solo in nome e per conto del FMI, ma anche a difesa dei propri affari; le loro minacce però non sono servite.
Certo, quello di Orban è populismo e non socialismo, dato che si tratta di provvedimenti che piovono dall'alto per intrighi di palazzo, ma intanto il moloc FMI è stato umiliato. La svolta anti-FMI dell'Ungheria non ha avuto molta risonanza sui media, ed Orban è per i più ancora un illustre sconosciuto; probabilmente perché la propaganda ufficiale è stata colta di sorpresa e non ha ancora preso le misure. Comunque è prevedibile che ci venga presentata un'Ungheria in preda ad una deriva neonazista ed antisemita. In realtà la destra in generale, ed il partitino neonazista in particolare, non hanno riportato nessun trionfo elettorale, se si considera che la metà degli elettori ungheresi si è astenuta; e non c'è da sorprendersene, dato che il gruppo dirigente del partito socialista ungherese è diventato una banda di zombi sotto il controllo del FMI.
Se Berlusconi fosse davvero "amico" di Putin, come ci racconta Paolo Guzzanti, avrebbe potuto chiedergli protezione contro il FMI, e perciò non avrebbe dovuto lasciar fare a Tremonti quella manovra finanziaria impopolare e devastante. Ma Putin è per Berlusconi solo un compagno di orge, non un alleato politico. I fantocci non sono in grado di stringere alleanze.
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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