Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Il governo Prodi-D'Alema aveva appena avviato il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, ed ora si va ad imbarcare per il Libano, in un'avventura militare ancora più sconsiderata. L'aspetto paradossale è che sia stato proprio l'annuncio del ritiro dall'Iraq, a porre le condizioni politiche e diplomatiche per il coinvolgimento dell'Italia, attorno alla quale il Ministro degli Esteri D'Alema è riuscito a creare un alone di "equidistanza". Tutto ciò a conferma del luogo comune secondo cui al peggio non c'è mai limite.
È stato il segretario radicale Capezzone a ricordare che il contingente italiano va lì per "disarmare Hezbollah", secondo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. I soldati italiani si trovano perciò in una condizione abbastanza curiosa: da un lato saranno costretti a subire tutti i proiettili che l'esercito israeliano gli sparerà addosso (sempre per sbaglio, ovviamente), dall'altro lato dovranno svolgere un'azione di provocazione contro dei guerriglieri che non sembrano disposti a cedere. Non si tratta soltanto della solita inferiorità di armamenti delle truppe italiane, dato che in guerra le armi non sono neanche tutto.
Durante la seconda guerra mondiale, l'Italia aveva un esercito fiaccato dall'emorragia di mezzi causata dalle guerre di Etiopia e di Spagna, ma aveva ancora una marina militare in efficienza, che invece rimase quasi sempre ferma nei porti, magari a farsi bombardare passivamente come avvenne a Taranto. Poco dopo la fine della guerra, il libro di un ex ufficiale dell'aviazione, Antonino Trizzino, "Navi e poltrone", documentò la connivenza con la Gran Bretagna del Ministero della Marina Militare italiana dell'epoca (che allora si faceva chiamare pomposamente Supermarina). Antonino Trizzino fu anche assolto in un processo intentatogli per calunnia a causa delle sue accuse. Successivamente è venuta alla luce l'appartenenza di molti ammiragli alle logge massoniche anglofile.
La massoneria non è mai stata un soggetto politico autonomo, ma è un'arma di cui Gran Bretagna e Stati Uniti si sono serviti per infiltrare i gruppi dirigenti dei Paesi che intendevano porre in condizione di soggezione coloniale. Mussolini sapeva tutto di questa infiltrazione massonica - del resto era stata la massoneria anglofila a portarlo al potere -, ma sopportava, poiché non voleva bruciarsi i contatti per arrivare ad una pace separata con la Gran Bretagna. Hitler, a sua volta, sopportava Mussolini, perché anche lui voleva giungere a quell'accordo separato. Mussolini ed Hitler erano come Noriega, degli ex collaboratori del colonialismo angloamericano, che erano stati poi spostati in un ruolo di nemici in cui si sentivano a disagio.
Anche nella guerra delle Falkland del 1982 tra Argentina e Gran Bretagna, gli alti gradi militari dell'Argentina erano tutti iscritti a logge massoniche di osservanza angloamericana. Soltanto l'aviazione argentina era tecnicamente in grado di fronteggiare la flotta britannica, ma i comandanti tennero un atteggiamento ambiguo, tendente più a salvarsi la faccia che a vincere la guerra. Ordinarono ai piloti argentini di attaccare le navi da guerra e non i convogli che queste stavano scortando, così l'aviazione argentina si coprì di gloria, ma perse la guerra, dato che è norma strategica elementare che sono le navi che trasportano i rifornimenti e non quelle di scorta a costituire l'obiettivo prioritario.
L'efficacia della resistenza degli Hezbollah negli ultimi vent'anni quindi non riguarda soltanto la potenza degli armamenti e la determinazione dei guerriglieri, ma il fatto che gli Stati Uniti non sono riusciti ad infiltrarne i comandi. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, nel mondo arabo e islamico - Palestinesi compresi -, la massoneria è molto diffusa, anche fra gli alti gradi militari, e ciò spiega tante facili vittorie degli Stati Uniti e di Israele. Sembra invece che gli Hezbollah siano riusciti a rimanere immuni dalle infiltrazioni. Il fatto non è così ovvio, dato che invece nel gruppo dirigente iraniano - che si dice sia il massimo protettore degli Hezbollah - non sono mancate le infiltrazioni e collaborazioni con la CIA, che hanno riguardato addirittura l'attuale presidente Ahmadinejad.
Comidad, 31 agosto 2006
A Gerusalemme è stato pugnalato a morte un giovane volontario italiano, Angelo Frammartino, militante di Rifondazione Comunista, che si trovava lì per iniziative di aiuto ai Palestinesi. Le indagini - svolte in via ufficiale da un'istituzione imparziale e insospettabile come i servizi segreti israeliani - sono giunte in pochi giorni alla sconvolgente verità. Per una tremenda ironia della sorte, il giovane volontario è stato ucciso da un fanatico terrorista palestinese che lo credeva un ebreo. Il nostro concittadino sarebbe stato perciò la vittima proprio di uno di coloro che era venuto incautamente a cercare di aiutare. Questa è la versione ufficiale di quanto sarebbe accaduto, ed ha un che di familiare: sembra infatti la trama di un telefilm della serie "Jag - Avvocati in divisa".
Una volta che questa versione è stata diffusa, il caso è scomparso dai giornali e dai telegiornali. Niente dubbi, niente domande, nessuna richiesta di ulteriori chiarimenti. I "fatti" così narrati non sono stati più messi in discussione.
Che un governo italiano accetti senza problemi che un cittadino italiano venga sacrificato alle esigenze della propaganda statunitense e israeliana, non ha in sé nulla di eccezionale, poiché si inquadra nel ruolo di subordinazione coloniale del nostro Paese. Il vero problema riguarda invece le organizzazioni di cui la giovane vittima faceva parte. Ad esempio: Rifondazione Comunista ha in programma interrogazioni o interpellanze parlamentari per chiedere al governo di muoversi presso le autorità israeliane per ottenere ulteriori chiarimenti? Ha intenzione di porre la questione nella sede del Consiglio dei Ministri di cui ora fa parte? Vi è a riguardo un dibattito interno a Rifondazione?
È improbabile che ciò stia avvenendo, poiché Rifondazione, per assumere un atteggiamento lineare in questa vicenda, dovrebbe decidersi ad uscire dalla finzione secondo cui l'aggressione colonialistica non ci riguarderebbe direttamente, ed il problema sarebbe soltanto di solidarizzare ora con i Palestinesi, ora con i Libanesi. In altri termini, si tratterebbe di riconoscere che il cosiddetto "Occidente" non esiste, che ci sono solo gerarchie coloniali, perciò non ha nessun senso questo atteggiarsi ad "occidentali buoni" che fanno i terzomondisti.
Nel 1998, la strage della funivia del Cermis ha drasticamente ribadito il dominio statunitense sul territorio italiano. Cittadini italiani come Calipari o Frammartino sono stati sacrificati appunto per riconfermare queste gerarchie.
Comidad, 24 agosto 2006
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