Commentario
AFFARISMO "A FUROR DI POPOLO"
In questi giorni di fobia antirumena si è scoperto
che esiste una categoria che travalica il buonismo, ed è il
"troppobuonismo" che secondo i media avrebbe caratterizzato la politica
dei governi italiani nei confronti degli immigrati. Questa
rappresentazione mediatica ha fatto in modo da dare l'illusione che le
misure restrittive adottate dal governo nei confronti dell'immigrazione
siano state imposte a furor di popolo, sull'onda dell'indignazione
dell'opinione pubblica per i reati commessi da immigrati.
In realtà questi provvedimenti forcaioli del governo erano
prevedibili, e persino scontati, dopo che era scattato l'allargamento
ai Paesi dell'Est della "libera circolazione" dei lavoratori
all'interno dell'Unione Europea. La questione dei Rom con cittadinanza
rumena era solo il pretesto per arrivare all'obiettivo prefissato:
intimidire la nuova massa di immigrati, isolarli socialmente,
vincolandoli in modo definitivo alla "protezione" delle organizzazioni
del traffico di esseri umani.
I Rumeni non sono extracomunitari, ma cittadini dell'Unione Europea a
tutti gli effetti, perciò colpire loro costituisce un
messaggio a tutti coloro che provengano dai Paesi dell'Est: non
illudetevi di potervi avvantaggiare dei diritti di cittadinanza e
di sganciarvi così dai vostri sfruttatori, dato
che senza la loro protezione sareste in continuo pericolo di esser
colpiti dalla legge, o da quelli che alcuni definiscono "spontanee
manifestazioni di indignazione popolare", e altri "raid xenofobi".
Se si eliminassero completamente i termini "immigrazione" e
"immigrati", le cose risulterebbero automaticamente più
evidenti, e tutto questo affastellarsi apparentemente contraddittorio
di pseudo-notizie acquisterebbe un senso preciso. Ciò che
è stato liberalizzato nei giorni scorsi dalle
autorità europee infatti non era l'immigrazione,
bensì il business del traffico di manodopera,
cioè il neoschiavismo. Quindi non ci sono immigrati, ma
schiavi d'importazione.
La rappresentazione mediatica è oggi uno strumento
fondamentale dell'affarismo, il quale si legittima e si presenta come
giusto e necessario usando delle vere e proprie tecniche di guerra
psicologica. Il clima di suggestione determinato dalle campagne
giornalistiche produce l'illusione che certe decisioni non siano prese
volontariamente dai governi, i quali anzi si atteggiano come se
dovessero piegarsi controvoglia alle pressioni della opinione
pubblica.
Anche le privatizzazioni vengono imposte così "a furor di
popolo", attraverso un falso giornalismo di denuncia, che va ad
additare di volta in volta gli "statali
nullafacenti" o i "camorristi" che controllerebbero lo smaltimento dei
rifiuti e persino gli scavi di Pompei. Chissà
perché, la soluzione miracolistica che viene suggerita a
tutte queste piaghe sociali è sempre la privatizzazione,
cioè il via libera agli affaristi, i quali immediatamente
sostituiscono i fannulloni della pubblica amministrazione con precari o
con schiavi d'importazione.
8 novembre 2007