Commentario
GUERRA PSICOLOGICA PRO LEGGE BIAGI
Nei giorni scorsi si è verificata la defezione di Gavino
Angius dal fronte dei contrari alla cosiddetta legge Biagi. Ancora a
giugno l'esponente dei DS - che aveva rilanciato la sua immagine in
seguito al rifiuto di aderire al Partito Democratico - si era
pronunciato per un "superamento" di questa legge.
Sin dall'inizio la cosiddetta legge Biagi ha avuto una copertura
mediatica con ben pochi precedenti. Anche la scelta di attribuire alla
legge il nome di un consulente ministeriale ucciso dalle presunte BR,
è servita a conferire alla legge stessa un alone di
santità e di martirio, ed anche di sospetto di connivenza con il
terrorismo nei confronti di chiunque si dichiarasse contrario alla
precarizzazione del lavoro.
In queste ultime settimane la stampa borghese ha dato un ulteriore
impulso alla campagna ideologica e propagandistica a sostegno della
legge. La campagna ha assunto un tono intimidatorio, da vera e propria
guerra psicologica. A metà agosto vi è stata anche la
provocazione nei confronti di Beppe Grillo da parte del "Corriere della
sera", una provocazione che ha avuto il senso di ribadire l'equazione
tra terrorismo e contrarietà alla legge Biagi.
Nessun uomo politico può reggere una lunga aggressione
mediatica, perciò Angius ha preso atto e si è adeguato,
meritandosi così il plauso della stampa borghese. La vicenda
è stata comunque utile per comprendere l'importanza fondamentale
che la borghesia attribuisce alla legge sulla precarizzazione. Il fatto
che sia stato ancora una volta Pietro Ichino ad assumersi il ruolo di
difensore della precarizzazione, indica che la legge Biagi costituiva
solo un anello della catena di scelte politiche che devono condurre
alla meta finale: la appaltizzazione e privatizzazione delle funzioni
della Pubblica Amministrazione.
Qui si tratta dell'affare più colossale che la borghesia
italiana abbia mai concepito, poiché l'obiettivo è di
metter le mani su quote enormi di spesa pubblica. l'affare ha il
sostegno del colonialismo statunitense, che vede favorevolmente una
dissoluzione dell'apparato dello Stato italiano, poiché
ciò comporterebbe anche la cessazione di ogni residua
possibilità di controllo sui traffici illegali che i militari
americani e la CIA compiono sul territorio italiano.
Il Partito Radicale è notoriamente un'agenzia di provocazione
del governo statunitense, ed in questi giorni è venuto in
soccorso della legge Biagi in modo abbastanza contorto, ma efficace.
Una esponente del Partito Radicale romano - che è come dire il
Partito Radicale tout-court, dato che altrove ha solo manovalanza - ha
fatto delle dichiarazioni sui "troppi napoletani" che lavorano nella
ristorazione a Roma, che sarebbero indizio di una invasione
camorristica nella capitale.
Il senso di questa sortita non è risultato chiaro finché,
sull'onda dei commenti, si è arrivati al dunque: il governo
lasci perdere la legge Biagi e si occupi della criminalità
organizzata che è la vera causa dell'arretratezza economica del
Meridione. A conferma che il senso della provocazione era questo,
è giunta anche la minaccia di Emma Bonino di far cadere il
governo se si ostinasse a voler toccare la legge Biagi.
La campagna propagandistica a sostegno della precarizzazione cerca
quindi di andare oltre il tono puramente intimidatorio e va a
compiacere l'opinione pubblica nei temi che le sono più
congeniali. Il razzismo antimeridionale è una di quelle
suggestioni che incontrano un consenso diffuso e trasversale agli
schieramenti politici, persino fra i Meridionali, che sono ormai
convinti di essere i soli colpevoli dei loro guai. Usare un pregiudizio
razziale diffuso come pretesto per veicolare altri messaggi - in questo
caso precarizzazione e privatizzazione -, costituisce un espediente
frequente nella propaganda del Potere.
Il libro di Roberto Saviano sul sistema economico camorristico, edito
dalla Mondadori (altra centrale di provocazione del governo
statunitense), è stato in questo senso molto più che
un'operazione editoriale, si è configurato come un vero e
proprio esperimento sociale, che ha saggiato il senso critico
dell'opinione di sinistra, dimostrando che ce n'è davvero poco.
In generale l'opinione pubblica di sinistra si è rivelata ancora
una volta troppo vulnerabile alla retorica socio-economicistica messa
in campo da Saviano, una retorica che viene recepita acriticamente come
una sorta di garanzia di concretezza e solidità di
argomentazione.
Anche l'attuale propaganda della stampa borghese sta puntando su questa
carta dei sofismi economicistici, facendo credere che la
precarizzazione non sia dovuta a scelte politiche, ma che costituisca
la conseguenza oggettiva dell'attuale fase dell'evoluzione tecnologica
e produttiva. Insomma, la formula propagandistica è che chi si
oppone alla legge Biagi si starebbe attardando nell'illusione di
conservare un rapporto di produzione che ormai non esisterebbe
più.
È chiaro che non è vero nulla, dato che la
precarizzazione riguarda ogni tipo di lavoro, compresi i più
tradizionali, ma comunque il potere suggestivo di questa retorica
tecno-socio-economicistica su certi settori della sinistra non va
sottovalutato.
Marx ed Engels, nel Manifesto dei Comunisti del 1848, recepirono
acriticamente la propaganda borghese sul Luddismo e affermarono che con
le loro lotte gli operai: "cercano di riconquistarsi la tramontata
posizione del lavoratore medievale".
La ricerca storica sulla composizione del movimento dei luddisti - non
difficile dato che ci sono i verbali dei tanti processi da loro subiti
- ha smentito questa mistificazione, perciò oggi si sa che si
trattava di operai di nuova generazione e non di ex artigiani.
Ciononostante questa accusa di conservatorismo, lanciata ad ogni forma
di opposizione operaia, mantiene la sua efficacia di suggestione su
molti settori della sinistra, perciò non sarà il caso di
sorprendersi se vi saranno altre defezioni.
25 agosto 2007