Commentario

BOMBARDAMENTI AFFARISTICI


Lo scontato fallimento della Conferenza di Roma sull'Afghanistan ha finito per ridurre tutta l'iniziativa, voluta dal Ministro degli Esteri D'Alema, alla consueta immagine di doppiezza italica, come se l'obiettivo del governo Prodi fosse soltanto di ribadire la propria posizione di un piede dentro ed un piede fuori nell'avventura afgana. Eppure in questo caso si era colto un intento di dare davvero una mano al traballante governo fantoccio di Karzai, consentendogli di recuperare un ruolo nei confronti della popolazione afgana, che non lo ha preso mai sul serio.

A stroncare qualsiasi speranza in tal senso è stata la replica del segretario della NATO, Scheffer, a chi gli contestava gli "sconsiderati" bombardamenti sulla popolazione civile. Scheffer si è arroccato ancora una volta sulla formula degli "scudi umani" di cui i "Talebani" si servirebbero per perpetrare i loro attentati terroristici.

Quella degli "scudi umani" non è soltanto una formula propagandistica, ma è anche una tattica militare dell'antiguerriglia. La resistenza, per definizione, è espressa dalla popolazione civile di un Paese militarmente occupato, perciò eliminando la popolazione si eliminerebbe anche la resistenza.

La posizione di Scheffer appare però troppo manualistica, ancorata ad una concezione guevaristica della guerriglia, che non tiene conto dell'evoluzione strategica che c'è stata.

Un anno fa, in Libano, la tattica israeliana della eliminazione della popolazione civile non è servita a sconfiggere la resistenza degli Hezbollah. L'esercito israeliano ha dovuto ritirarsi dal sud del Libano dopo poco più di un mese, a causa della insostenibilità delle perdite.

In altri termini, qui il colonialismo non si trova più di fronte alla guerra di popolo di tipo classico, ma si deve scontrare con vere e proprie  formazioni militari dotate di un'autonomia logistica rispetto alla popolazione che le esprime. Lungi dal togliere l'acqua al pesce Hezbollah, i bombardamenti israeliani gli hanno consentito di acquisire un ulteriore ruolo politico nel dopoguerra. Hezbollah ha infatti allestito un vero e proprio "welfare", arrivando a fornire il denaro per affittare un altro alloggio a coloro che erano rimasti senza casa a causa dei bombardamenti.

Anche in Afghanistan i bombardamenti hanno aumentato la dipendenza della popolazione civile dalla guerriglia, che è diventata l'unica fonte di assistenza. I cosiddetti "aiuti occidentali" si risolvono infatti in stipendi principeschi per gli esponenti delle varie agenzie internazionali, che sono diventate ormai famigerate in Afghanistan per l'assoluta mancanza di "interventi umanitari". Questa mancanza è accompagnata dall'ostentazione di lusso, stridente con le condizioni di miseria della popolazione, da parte dei componenti di queste agenzie.

In Libano è possibile spiegare facilmente dei bombardamenti, che non avevano alcuna giustificazione, con motivazioni strategico-militari, dato che la sistematica distruzione delle infrastrutture ha aperto alle cosche affaristiche del cosiddetto Occidente il business della ricostruzione di un'area dotata di un grande potenziale di sviluppo. Ciò è risultato particolarmente evidente quando gli Stati Uniti hanno cercato di imporre al governo collaborazionista libanese di Seniora di privatizzare le infrastrutture del Paese, come condizione per gli investimenti occidentali, cosa che ha determinato una vasta mobilitazione popolare in opposizione a questo progetto affaristico.

In Afghanistan i bombardamenti non distruggono infrastrutture, dato che il Paese è sottosviluppato, e quindi non aprono business della ricostruzione, dal momento che l'unico vero affare dell'Afghanistan, la coltivazione del papavero da oppio, appare ancora nelle mani della NATO. Neanche la preservazione del business del traffico di oppio fornisce validi motivi pratici a questa tattica di colpire sistematicamente obiettivi civili.

Viene quindi da supporre che in questo caso il movente si riduca alle esigenze affaristiche di quello che viene chiamato il complesso militare-industriale. Bombardare è  probabilmente un modo per tenere alto il livello delle forniture belliche da parte delle aziende produttrici di armi.

Anche in Iraq le esigenze affaristiche hanno determinato difficoltà ed incongruenze sul piano propriamente militare, dato che la privatizzazione della logistica delle forze armate USA ne ha ridotto al minimo le capacità operative. 

12 luglio 2007