Commentario
L'EUROPA NON PUÒ SALVARE NESSUNO, NEMMENO SE STESSA
I contenuti dell'intervista rilasciata pochi giorni fa dall'ex presidente del parlamento israeliano, Avraham Burg, sono stati riportati per stralci dal quotidiano "La Stampa" del 9 giugno, ma hanno fatto soprattutto il giro dei siti e dei forum su internet. Molti hanno interpretato le parole di Burg come una spietata critica proveniente dall'interno del sionismo e della società israeliana. In effetti la propaganda americano-sionista sta già predisponendo le cose per liquidare il caso, catalogando Burg fra gli Ebrei "che odiano se stessi e tradiscono Israele". In realtà, aldilà dei suoi aspetti retorici e astratti come la questione della "vera" identità ebraica e della "vera" essenza del sionismo, il discorso di Burg ha una sua valenza concreta sino alla crudezza, che la retorica ha avuto solo la funzione di rendere più elegante.
Il problema urgente che pone Burg è che oggi l'emigrazione - o la fuga - da Israele è già in atto. Decine di migliaia di Israeliani sono tornati ai Paesi di origine per ristabilirvisi. Inoltre i figli della borghesia israeliana hanno pronta la loro prospettiva di lavoro e di residenza all'estero, e non a caso i loro genitori li hanno provvisti di doppie cittadinanze e di doppi passaporti.
Persino i propagandisti più intransigenti del sionismo - alla Fiamma Nirenstein - dispongono della loro base d'appoggio in Europa nel caso che le cose si mettessero al peggio prima del previsto. L'ultimo disastro militare israeliano in Libano ha soltanto accelerato questo processo, non lo ha determinato, dato che era in atto da tempo. Chi sta in Israele sa quanto la situazione sia grave, sono invece quelli come Magdi Allam (opinionista del Corriere) che non se ne accorgono, dato che non sono pagati per questo.
Per ora la fuga da Israele rimane un privilegio di classe, ma Burg
avverte gli Europei che di qui a qualche anno il fenomeno del ritorno
potrebbe assumere dimensioni di massa. Burg sottolinea che si
tratterebbe del ritorno di persone tutt'altro che facili da trattare,
che sono state ormai abituate a comandare ed a risolvere tutto con la
violenza. Nell'intervista Burg parla di una società israeliana
violenta in tutti i suoi aspetti e relazioni, dato che non si
può passare la giornata a picchiare e uccidere Palestinesi e poi
comportarsi da persone equilibrate nelle altre circostanze.
Con le sue dichiarazioni attuali Burg non sta facendo altro che
riproporre ciò che aveva già detto agli Europei cinque
anni fa, durante il suo viaggio ufficiale in veste di presidente del
parlamento israeliano. Secondo lui, i governi europei dovrebbero
imporre ad Israele una pace in cambio dell'ammissione all'Unione
Europea.
Nel suo discorso Burg non nomina mai gli Stati Uniti, ma è evidente che sta chiedendo ai governi europei di salvare Israele dal disastro provocato dalla colonizzazione statunitense. Questa operazione di salvataggio sarebbe in effetti nell'interesse dei governi europei, dato che questi hanno tutto da perdere nella destabilizzazione a vasto raggio dell'area del Vicino e Medio Oriente che gli Stati Uniti stanno organizzando.
La tesi di Burg è concreta, ma ha il difetto di rivolgersi ad un interlocutore del tutto astratto: l'Europa. Burg definisce l'Europa "l'ultima Utopia", volendo dare a questa espressione retorica il senso di un'alleanza e di un punto di riferimento per gli Israeliani.
Questa espressione retorica va invece presa alla lettera. L'Europa è un'utopia nel senso che non sta proprio da nessuna parte.
Mentre Burg spera che gli Europei vengano a salvare Israele dagli Americani, molti Europei stanno sperando che Putin arrivi per salvarli da Bush. Anche l'Europa aspetta una salvezza che venga da fuori, ed oggi esiste tutta una destra che vede in Putin il nuovo Salvatore. Putin invece sembra soprattutto occupato ed intenzionato a vendere gas.
Qualche giorno fa con le sue dichiarazioni di opposizione allo scudo antimissile che gli Stati Uniti vogliono dislocare in Polonia, Putin aveva suscitato la speranza che ritornasse la grande Russia in grado di fare da contrappeso allo strapotere statunitense in Europa. D'altra parte gli organi d'informazione europei in quell'occasione si erano schierati compatti contro Putin. Paradossalmente persino chi sperava in un Putin più energicamente antiamericano, non osava poi contrastare più di tanto gli Stati Uniti e metterne in evidenza l'aggressività verso l'Europa.
Il punto è che gli Stati Uniti fanno paura a ragion veduta,
dato che la loro posizione geografica gli conferisce un vantaggio
incolmabile, consentendogli di destabilizzare l'intero pianeta per
favorire i propri interessi affaristici, per poi ritirarsi nella loro
posizione di isolamento se le cose dovessero mettersi male. Molti
Israeliani contano di fuggire in Europa, ma gli Europei dove potrebbero
mai fuggire? In Russia?
14 giugno 2007