Commentario


CAPITALISMO IDEALIZZATO E RAZZISMO


Proprio in questi giorni a Scampia, a ridosso delle ormai leggendarie "vele", si sono effettuate le riprese del film "Gomorra", tratto dall'omonimo libro di Roberto Saviano. Il set è stato reso più realistico dalla fortunata "coincidenza" della presenza di  cumuli di immondizia abbandonata, effetto dell'ennesima emergenza rifiuti a Napoli.
Forte di questa emergenza rifiuti, il Governo sta forzando per trasformare in discarica un'area a ridosso del parco naturale del Cilento, in provincia di Salerno. È chiaro che le discariche legali rappresentano spesso soltanto il cuneo ed il battistrada per le discariche abusive, e non c'è bisogno di essere dei profeti per prevedere che le centinaia di poliziotti accorsi per "convincere" con la violenza i cittadini di Serre a subire la discarica governativa, spariranno quando si tratterà di impedire le discariche "gestite dalla camorra".

In questo contesto la funzione di libri e film come "Gomorra", è quella di rappresentare come un'anomalia razziale ciò che invece costituisce la normalità del capitalismo. All'opinione pubblica viene offerta la rassicurante immagine di una città in condizione limite, in preda all'affarismo emergenziale ed all'economia illegale, determinando la suggestione per cui queste cose "altrove" non potrebbero accadere.
Il "vero" capitalismo, il capitalismo ideale, è sempre "altrove". Quando si è scoperto che Tronchetti Provera,  l'uomo nuovo dell'imprenditoria italiana, era soltanto un saccheggiatore del patrimonio immobiliare della Telecom, ci si è affrettati a commentare che in America queste cose non sarebbero potute accadere. Anche commentatori in buona fede non hanno esitato a sottoscrivere questa dichiarazione autorazzistica, mentre in realtà il saccheggio dei patrimoni immobiliari costituisce il movente di quasi tutte le fusioni aziendali in tutto il mondo.
Quando ci sono delle fusioni, il rituale dei licenziamenti diventa un modo per attuare un crudele diversivo, un rito sacrificale al mito del capitalismo ed al feticcio del "risanamento aziendale". La gratuita crudeltà, invece di insospettire, rende tutto più verosimile e credibile, così nessuno fa caso al fatto che patrimoni immobiliari acquisiti in anni, o in secoli, cambino proprietario  per cifre assolutamente incongrue rispetto al valore reale.

Certo, da anni ormai la FIAT e la Pirelli sono soprattutto delle immobiliari, ma anche la General Motors lo è. Tutti i cartelli bancari che sono stati creati in Italia negli ultimi anni avevano lo scopo di mettere le mani sugli  enormi patrimoni  immobiliari di banche storiche come la Commerciale o il Banco di Napoli; ma è ciò che avviene praticamente anche in tutto il resto del mondo.

Il capitalismo reale è inseparabile e indistinguibile dalle pratiche del saccheggio, del ricatto e dell'estorsione. Il capitalismo funziona sempre a due livelli complementari, quello della legalità e quello dell'illegalità; del resto se non esistesse la legalità, non si potrebbero creare  nemmeno le mille occasioni affaristiche dell'illegalità.
Ormai è documentato da atti processuali che in California la Enron provocava dei black-out a scopo di ricatto emergenziale per ottenere privilegi e facilitazioni. I fenomeni dell'affarismo emergenziale vanno quindi esaminati in parallelo, osservando comparativamente ciò che avviene dappertutto. Quando invece si esamina un'area sociale e geografica isolandola dal contesto, la si può anche far passare come una forma di devianza antropologica, cioè di inferiorità razziale.

Nel saggio "Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte", Marx descrisse il capitalismo in Francia come un fenomeno di criminalità comune. Questa visione realistica e critica del capitalismo gli fu possibile perché riteneva la Francia un Paese inferiore. Quando invece trattava dell'Inghilterra, allora  gli stessi fenomeni di affarismo criminale,  Marx o non li vedeva, oppure li citava fugacemente come eccezioni. Quindi, la idealizzazione del capitalismo ed il mito del capitalismo non potrebbero mai reggersi senza il filtro del  pregiudizio razzistico.   

17 maggio 2007