Commentario


COLONIALISTI PER CASO


Il Presidente della Repubblica Francese neoeletto ha entusiasmato i suoi sostenitori richiamando il ruolo storico della Francia nella difesa dei Diritti dell'Uomo. In particolare Sarkozy ha promesso un impegno per la difesa delle donne oppresse nel mondo. In ciò potrebbe sembrare che il nuovo Presidente francese si stia accodando alla propaganda americana, in realtà sta rivendicando una sorta di diritto d'autore.

Anche se i vari colonialismi sono in competizione tra loro, il colonialismo dal punto di vista ideologico costituisce storicamente un fenomeno unico.  

La propaganda colonialistica francese ha sempre svolto un ruolo di sostegno al colonialismo "occidentale" in genere, spesso dando una mano preziosa al colonialismo degli altri. Mentre lo scrittore inglese Rudyard Kipling si faceva ridere dietro già ai suoi tempi con la storiella del "fardello dell'uomo bianco", era invece un autore francese con la fama di progressista, Jules Verne, ad offrire al mondo una immagine gradevole ed accettabile del colonialismo britannico.

Nel romanzo "Il giro del mondo in ottanta giorni", Verne manda il suo protagonista, il gentiluomo inglese Phileas Fogg, a salvare una vedova indiana destinata al rogo.  Fogg si trova lì per puro caso, per una scommessa con degli amici, non ha manifestato alcuna intenzione di fare il colonialista, sono state le circostanze ed il suo senso di umanità ad obbligarlo.

Come ai tempi di Verne, il vero colonialismo si fa per caso, ed anche la missione civilizzatrice che il colonialismo svolge, non la assume per arroganza, ma a causa di eventi che gliene danno l'investitura. In questi ultimi anni la propaganda colonialistica americana ha preteso di fare a meno dell'apporto del talento propagandistico del colonialismo francese, con il risultato che l'immagine degli Stati Uniti è giunta al livello più basso della sua storia.

Bush ha dimenticato che l'America Terra della Libertà non è altro che una invenzione della propaganda francese. Persino la statua della Libertà che domina il porto di New York fu un regalo della Francia rivoluzionaria ai neonati Stati Uniti.

Durante la Prima Guerra Mondiale, fu inoltre la propaganda francese a convincere il mondo che gli Stati Uniti intervenivano nella guerra per puro idealismo. Ma la dipendenza del mito americano dalla propaganda francese costituisce un dato anche recente. Negli anni '80 il Presidente americano Ronald Reagan poté presentare l'Unione Sovietica come l'Impero del Male soltanto grazie al terreno che gli era stato preparato dai cosiddetti Nuovi Filosofi francesi, che avevano trasformato l'anticomunismo in un dato culturale non solo accettabile, ma persino alla moda.

In quegli anni i propagandisti del KGB si affannavano a spiegare che i soldati sovietici si trovavano in Afghanistan per salvare le donne afgane dal burka, ma ciò non commosse nessuno proprio a causa del filtro che fu opposto dalla propaganda anticomunista francese. Le prime clamorose conversioni di comunisti di prestigio all'anticomunismo avvennero in Francia, come, ad esempio, l'attore e cantante Yves Montand.

Del resto un personaggio impresentabile come Reagan fu digerito in Europa, e persino considerato un grande Presidente, proprio in conseguenza della mediazione operata da molti intellettuali francesi.

Quindi, se le parole dell'attuale Presidente francese sono davvero programmatiche e non di semplice circostanza, allora dobbiamo aspettarci di qui a poco un rilancio dell'immagine americana, ed un nuovo filo-americanismo che sostituisca quello attuale che è tanto screditato.

    

10 maggio 2007