Commentario


STALINISMO: CRIMINALIZZAZIONE DEL DISSENSO MA ANCHE DEL CONSENSO


Dopo la composta manifestazione del 17 febbraio contro l’ampliamento della base NATO di Vicenza, il Presidente del Consiglio Prodi ha dichiarato che la linea del governo non cambierà. Le contemporanee dichiarazioni del Ministro degli Interni Amato circa la contiguità di gruppi di manifestanti con i brigatisti, hanno indicato che anche la linea della propaganda non cambierà, cioè si continuerà a cercare di assimilare ogni tipo di opposizione sociale al terrorismo.

Nella stessa direzione sono andate anche le dichiarazioni rilasciate in un’intervista da Cofferati, sindaco DS di Bologna, che non ha esitato ad indicare i centri sociali come area di reclutamento per i brigatisti. Cofferati ha usato i suoi consueti toni da energumeno esaltato, mostrando anche tratti di mitomania quando ha fatto capire che considera le posizioni sulla sua persona come lo spartiacque tra l’ordine ed il caos terroristico. Sarebbe però un errore considerare queste dichiarazioni da un punto di vista psichiatrico invece che politico.
Lo stalinismo è storicamente definibile come la pratica di cercare di risolvere le proprie difficoltà attraverso la ricerca di nemici a sinistra. È una linea che si è sempre rivelata perdente, perché in tal modo la sinistra di governo fa terra bruciata proprio nell’area che può fornirle sostegno e spinta. Nel corso dell’esperienza di unità nazionale/compromesso storico tra il 1976 e 1979, l’allora PCI fece un errore analogo, ma non ne ha tratto alcuna lezione. Lo stalinismo è ancora un riflesso automatico, sopravvissuto alla fine del comunismo sovietico e dei suoi corrispettivi europei. Uno stalinismo senza comunismo.

Anche Stalin è stato spesso liquidato dall’analisi storica come caso psichiatrico, ma le sue azioni costituivano la inevitabile conseguenza pratica di una precisa scelta politica: meglio un interlocutore a destra che un alleato alla propria sinistra. I toni subdoli ed insinuanti di Amato - che è l’uomo di fiducia delle oligarchie europee - possono mantenersi soltanto tramite il sostegno fornito dagli atteggiamenti da ariete dell’ex sindacalista Cofferati, cioè è una sinistra degenerata che fornisce pretesti ed argomenti alla propaganda di destra.
Quando nei giorni scorsi i presunti brigatisti sono stati arrestati, il fatto che alcuni di loro avessero la tessera della CGIL ha spinto alcuni dirigenti della stessa CGIL  a “fare l’autocritica per non aver vigilato abbastanza contro le infiltrazioni”. In realtà una tessera sindacale si concede a chiunque, non è materialmente possibile esercitare controlli, eppure la dirigenza CGIL si autofustiga per non aver saputo svolgere adeguatamente una funzione poliziesca, promettendo che per il futuro saprà “vigilare meglio”.

Questo è uno dei tipici paradossi staliniani: si accusano i centri sociali, in quanto area di dissenso, di essere potenziali covi di brigatisti; ma, allo stesso tempo, anche gli iscritti alla CGIL devono considerarsi ormai tutti potenziali sospetti di terrorismo. Quindi non soltanto si criminalizza il dissenso, ma anche il consenso. 

La coscienza sporca dei dirigenti CGIL, la loro consapevolezza di star sempre meno dalla parte dei lavoratori, non farà altro che rafforzare questa diffidenza verso i loro iscritti: perché mai un lavoratore dovrebbe iscriversi oggi alla CGIL se non avesse qualche inconfessabile secondo fine? 

È prevedibile ciò che avverrà nei prossimi mesi. I vertici CGIL lanceranno all’interno della loro organizzazione una spietata offensiva poliziesca del tipo di quelle che avvennero alla fine degli anni ‘70, ma qualsiasi cosa facciano i vertici CGIL, la propaganda di destra continuerà ad accusarli di non aver fatto abbastanza, di essere conniventi o, almeno, troppo indulgenti con i terroristi.
Più i dirigenti CGIL e DS inseguiranno il riconoscimento e il plauso della destra, più la destra approfitterà di questa loro condizione di sudditanza psicologica per ricattarli e pretendere sempre di più. Tutto ciò secondo un copione ormai storicamente consolidato.

22 febbraio 2007