Commentario
AFFARISMO, INFORMAZIONE E GUERRA PSICOLOGICA
Quando sono arrivate man mano le varie smentite ufficiali sul
presunto genocidio in Kossovo che ha giustificato i bombardamenti della
NATO sulla Serbia, i media di rilievo si sono ben guardati dal dare
evidenza alla notizia, con un'unica eccezione: il "Wall Street
Journal", che addirittura smentì tutta la propaganda sul
genocidio con una propria indagine già nel novembre del 1999. In
ciò non vi è nessuna contraddizione del sistema, in
quanto l'informazione corretta è arrivata così a quei
pochi che avrebbero saputo farne un "buon uso", cioè un uso
affaristico.
È importante per il sistema affaristico che la propaganda non
generi meccanismi di auto-disinformazione che potrebbero danneggiare
gli investimenti, quindi che il capitalista sappia con certezza che la
NATO non si è messa davvero a fare missioni umanitarie nei
Balcani, ma che è rimasta fedele alle sue finalità
affaristiche, così si possono indirizzare gli investitori verso
le operazioni commerciali illegali che avvengono in quell'area. Secondo
la Procura di Bari il Montenegro è diventato una base del
contrabbando di sigarette americane. Sicuramente avviene altrettanto
anche dalla Macedonia.
I rapporti tra le grandi multinazionali e il contrabbando sono stati
spesso messi in evidenza sia dalla magistratura italiana che da quella
americana, ma tutte le notizie - facilmente reperibili su internet
- rimangono senza effetto. Due funzionari italiani - uno dei due
addirittura magistrato della Corte dei Conti - sono rimasti cinque
anni sotto processo per calunnia per aver segnalato le evasioni fiscali
della Philip Morris ed il suo coinvolgimento diretto nel contrabbando
di sigarette. Alla fine i due funzionari sono stati completamente
scagionati dalla magistratura che ha riconosciuto la fondatezza delle
loro accuse alla Philip Morris, eppure ciò non ha comportato
l'apertura di un'indagine sulla multinazionale del tabacco, nonostante
delle interrogazioni parlamentari a riguardo. Anche se alla fine nel
2000 i due funzionari scrupolosi sono stati riabilitati, comunque
la prospettiva di anni di noie giudiziarie è stata ritenuta
sufficiente a dissuadere altri dall'imitarli.
Oggi la NATO non ha più la giustificazione della minaccia
sovietica ed in effetti il numero di soldati statunitensi non è
sufficiente per garantirne la funzionalità militare. L'apertura
di nuove basi NATO e di nuovi basi americane ha comportato l'impiego di
parte del personale di basi vecchie, così molti hanno
ingenuamente pensato che ciò preludesse ad una loro chiusura,
cosa che in realtà non sta avvenendo.
Il rapporto tra basi americane e NATO con il contrabbando e l'evasione
fiscale organizzata dalle multinazionali, costituisce ormai il
"segreto" meno segreto del mondo, ma l'autodisciplina degli organi
d'informazione è ferrea, perciò le notizie rimangono
confinate su internet, dove possono essere comunque neutralizzate
tramite operazioni di discredito del tipo di quelle organizzate dal
sito "Informazione corretta".
L'assenza di informazione dei media circa le nuove basi americane e
NATO in Italia e le loro vere finalità, non comporta però
un semplice vuoto informativo, ma l'impiego di mezzi di guerra
psicologica per demoralizzare il Paese occupato. Benedetto Croce
teorizzò il carattere anti-italiano del fascismo, e questa sua
tesi storica è oggi confermata dal fatto che l'attuale campagna
mediatica di riabilitazione del fascismo si risolve in pura e semplice
propaganda anti-italiana.
Il vero messaggio di questa offensiva di guerra psicologica riguarda
infatti le scarse doti morali del popolo italiano che, dopo aver in
maggioranza osannato Mussolini, lo avrebbe abbandonato e ucciso
quando le sorti del conflitto gli sono state sfavorevoli.
Sia in patria che all'estero negli anni '30 Mussolini era presentato
come il salvatore dell'Italia dopo secoli di errore e miseria, un
uomo che l'Italia stessa non si meritava (e in un certo senso era
vero). Che Mussolini possa essere stato lui il traditore degli Italiani
e non viceversa, è un'ipotesi che non sfiora nemmeno questo tipo
di guerra psicologica, perché appunto di guerra psicologica si
tratta.
11 gennaio 2007