Commentario


LO STATO FINANZIA L'ODIO ETNICO


In Libano un ministro cristiano - della famiglia del fondatore del partito dei cristiano-maroniti, Gemayel -, è stato ucciso in un attentato immediatamente attribuito alla Siria ed agli Hezbollah. Quanto accaduto era purtroppo prevedibile. Dal momento che gli Stati Uniti ed il loro fantoccio israeliano non sono riusciti a prevalere sul campo, era da attendersi che facessero ricorso all'altro grande strumento del colonialismo: l'odio etnico.

Poche migliaia di Inglesi poterono dominare per un secolo su centinaia di milioni di Indiani (nel 1913, erano 76.000 soldati inglesi e 315 milioni di indiani) non soltanto grazie alla superiorità tecnica della loro Marina militare, ma anche fomentando i conflitti etnico-religiosi, fra Mussulmani e Indù, ma anche fra gli stessi Indù. I conflitti etnici, una volta innescati, si riproducono per spirale di vendetta. Sicuramente molti cristiano-maroniti sospettano, o sanno, che dietro l'assassinio ci sono gli Stati Uniti, ma ognuno di loro ha un conto da regolare a causa delle faide etnico-religiose precedenti, perciò lo spirito di vendetta può sopire il buon senso, soprattutto quando questo spirito di vendetta viene rifornito di denaro e di armi. In Kossovo gli Stati Uniti hanno praticamente creato dal nulla un conflitto etnico fra Serbi ed Albanesi, per poi giustificare l'aggressione alla Serbia.

Ma queste tecniche di dominio colonialistico sono molte più diffuse di quanto non si creda persino all'interno del cosiddetto "Occidente". Il fatto che l'Occidente sia una finzione, che esistano soltanto vari gradi della gerarchia coloniale, è una constatazione che irrita anche molti progressisti, e persino alcuni rivoluzionari.

Questi vogliono fare sì gli antirazzisti, ma da posizioni di superiorità razziale, perciò non rinunciano al piedestallo dell'Occidente, da cui giudicare il cosiddetto Terzo Mondo, impartendogli prediche e lezioni di vita. Eppure che il cosiddetto Terzo Mondo in realtà siamo anche noi, è dimostrato, ad esempio, dal fatto che nell'ultima legge finanziaria si prevede persino un articolo di spesa per fomentare l'odio etnico. Il ministro dell'Istruzione, Fioroni, ha finanziato infatti un progetto per Napoli, contro la dispersione scolastica. In questo progetto sono previsti anche ulteriori fondi ai cosiddetti "maestri di strada", che già si sono distinti in questi ultimi anni per la loro azione nei cosiddetti "Quartieri Spagnoli". Già questa espressione, divenuta dominante da una quarantina d'anni, costituisce un arbitrio linguistico: nel dialetto napoletano i rioni in questione sono chiamati semplicemente  "Quartieri", mentre nella toponomastica urbana sono denominati Montecalvario e San Ferdinando. È chiaro che questa dizione fasulla sia funzionale ad un falso messaggio.

L'azione dei "maestri di strada" si fonda infatti sulla premessa secondo cui i "Quartieri Spagnoli" costituirebbero un'etnia separata dal resto della città, un'etnia che si caratterizzerebbe per la sua incapacità di accettare regole e disciplina (cioè le stesse caratteristiche che il razzismo ufficiale attribuisce ai Napoletani in genere, ma si sa che la contraddittorietà di un discorso aumenta il suo potere di suggestione propagandistica). Quando il leader dei "maestri di strada", Marco Rossi Doria, anni fa illustrò la sua opera al ministro dell'Istruzione di allora, Tullio De Mauro, riuscì a commuoverlo sino alle lacrime; ciò nonostante che il ministro in questione fosse informato del fatto che i "maestri di strada" non avessero mai recuperato dalla strada neppure un alunno, ma li prelevassero in maggioranza dalle scuole pubbliche della zona.

I "maestri di strada" ovviamente non stanno per strada, ma al coperto, all'interno di scuole o di sedi di associazioni, che mettono a disposizione dei loro studenti delle biblioteche con i libri di ... Oriana Fallaci, in modo che l'etnia pseudospagnola del centro di Napoli sia allevata nell'odio verso altre etnie.

Comidad, 23 novembre 2006