Commentario
NOTIZIE COME GERARCHIE: DAI SETTE SAVI DI SION AD AL QAEDA
Il 17 ottobre le agenzie di stampa hanno diffuso le foto dei bambini
nordcoreani colpiti dalla carestia provocata dal tirannico governo
stalinista, il quale, mentre la popolazione muore di fame, impegna le
sue risorse in costosissimi programmi nucleari. Nel 1991, durante la
prima guerra del Golfo, le agenzie diffusero le immagini del cormorano
inzaccherato dal petrolio fuoriuscito a causa dei bombardamenti
iracheni, e, verso la fine della guerra, la scena del prigioniero
iracheno che si inginocchiava davanti al soldato americano che gli
portava da mangiare. A distanza di qualche anno abbiamo saputo che
quelle immagini erano dei falsi. Come pure era falsa la notizia dei
soldati iracheni che rubavano le incubatrici dagli ospedali del Kuwait,
gettando via i neonati che ancora contenevano. È risultata poi
falsa anche la notizia del genocidio da parte dei Serbi in
Kossovo, che giustificò l'attacco della NATO alla Serbia.
A distanza di qualche anno, le stesse agenzie di stampa che diffondono
le false notizie, poi riportano, anche se in modo molto meno eclatante,
la smentita di quelle stesse notizie. Ciò dovrebbe indurre oggi
ad una prudenza nell'accettare le notizie e le immagini sulla carestia
in Corea del Nord, ma c'è poco da sperarci. Anche da parte di
molti oppositori, ogni dubbio a riguardo verrebbe indicato come uno
schierarsi con un governo tirannico, con il quale non si deve essere
confusi. Ciò spiega anche perché non vi sia stata nessuna
esitazione a prendere come oro colato i rapporti di un'organizzazione
ambigua come Amnesty International a proposito delle presunte
atrocità commesse dagli Hezbollah.
Ecco perché il Potere lascia che alla fine la verità
venga alla luce. Coprire in ogni modo la verità sarebbe infatti
inutilmente costoso. Cosa ha cambiato, infatti, la scoperta che le armi
di distruzione di massa di Saddam non esistevano più? Nulla.
Il carabiniere saltato in aria nella sua caserma mentre confezionava
una bomba, ha fatto poi dubitare qualche compagno in più
sull'autenticità dei pacchi bomba "anarcoinsurrezionalisti"? Non
risulta.
Cambierebbe qualcosa quando si accertasse che tutta la versione
ufficiale sull'11 settembre è un falso? Probabilmente, no. Anzi,
quasi tutti - oppositori compresi - sarebbero, almeno inizialmente,
disposti a credere al prossimo 11 settembre.
Il problema è che, nel conflitto di classe la comunicazione non
è nient'altro che un'arma. Due autori così diversi come
Max Stirner ed Alessandro Manzoni (per bocca di fra Cristoforo, ne "I
Promessi Sposi", cap. VII) hanno messo in evidenza come nel campo di
battaglia della comunicazione non vi sia nulla di più
irrilevante della verità.
Il sistema giuridico statunitense ha addirittura formalizzato
l'irrilevanza della verità, perciò, anche se un
condannato riesce a dimostrare la sua innocenza, il fatto di per
sé non è un motivo sufficiente per scagionarlo, ma
è condizionato a motivi di opportunità.
Non soltanto la verità è irrilevante, ma più la
menzogna è sfacciata, più la notizia è palesemente
assurda, più essa diviene un segnale di forza. La posizione di
forza non serve soltanto a imporre le false notizie, ma anche a farne
mancare di vere. È chiaro che nel momento in cui Putin ha dato
il suo determinante voto nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU alla
risoluzione voluta da Bush, deve avere ottenuto qualcosa in cambio,
magari l'omertà dei media europei e americani su quanto
avverrà in Cecenia nei prossimi giorni.
Il vero messaggio della propaganda perciò non è la
sofferenza del bambino o del cormorano, ma la posizione di forza di chi
impone la notizia o la non notizia. Ed è esattamente questo il
messaggio che viene recepito.
La comunicazione nasce da premesse gerarchiche e serve a creare
gerarchie, e la stessa opposizione tende spesso a non sfidare queste
gerarchie. Questo comportamento di alcuni oppositori non va ritenuto in
sé contraddittorio o incoerente, dato che la stessa posizione di
oppositore può essere da loro interpretata e vissuta come un
ruolo subordinato nella gerarchia; un ruolo magari provvisorio in
attesa di carriera e promozioni. Non è un caso quindi, e neppure
semplice incoerenza, se molti propagandisti ufficiali provengono dalle
file della sinistra o dell'estrema sinistra.
Le gerarchie della comunicazione sono dei contenitori i cui contenuti
possono cambiare, solo lo schema rimane inalterato. Ad esempio,
l'antisemitismo oggi è reato, ma lo schema propagandistico
secondo cui un'organizzazione di privati possa permettersi di sfidare
il mondo nasce proprio nell'ambito dell'antisemitismo. L'antenato di Al
Qaeda è i Sette Savi di Sion. Oggi l'Occidente sarebbe
minacciato dal fondamentalismo islamico, allo stesso modo in cui un
secolo fa il mondo era minacciato dall'Ebreo Internazionale. Gli Ebrei
costituiscono un soggetto labile ed indeterminato quanto gli Islamici,
ma ciò non ha impedito ad Henry Ford di scrivere della minaccia
ebraica ne " L'ebreo Internazionale", o a Oriana Fallaci di scrivere
della minaccia islamica ne "La rabbia e l'orgoglio".
Molti si sono chiesti come si sia potuto dare credito ad un falso
grossolano come i Protocolli dei Sette Savi di Sion. Ma perché,
il video di Bin Laden che parla dei suoi sogni non è un falso
altrettanto grossolano ?
Il problema è che l'attendibilità di una notizia viene
valutata non in base alla sua veridicità, ma in base alla
gerarchia che la esprime.
Comidad, 19 ottobre 2006