Commentario
NON UNA REAZIONE SPROPORZIONATA, MA UNA PROVOCAZIONE MIRATA
Nel sud del Libano la guerra sul campo non è andata bene per
l'esercito israeliano, nonostante la presenza di consulenti del
Pentagono durante le operazioni militari (o, forse, anche per questo).
Un esercito numeroso, e armato nel modo più moderno, ha
incontrato enormi difficoltà contro poche migliaia di miliziani
Hezbollah che si muovevano in un territorio esposto e ridottissimo. I
soldati israeliani si sono dimostrati disabituati a contrastare un
avversario in grado di difendersi, in quanto da anni svolgono
esclusivamente il ruolo di carnefici.
La propaganda israeliana, con la storia dei due soldati "rapiti" dai
terroristi, non ha certo favorito il morale del proprio esercito,
presentato come una schiera di scolaretti vittime del mostro al parco
pubblico. Le immagini della CNN, in cui appariva la popolazione
israeliana in stato di disperazione di fronte a qualche crepa nel muro,
ha contribuito a questo eccesso di vittimismo che va a scapito di una
mentalità di combattimento.
Ma la strategia statunitense ha dato la priorità proprio alla
guerra psicologica rispetto a quella sul campo, perciò la
demoralizzazione del fantoccio israeliano non è vista come un
grave inconveniente.
Tutte le formazioni politiche di opposizione sono disposte ad ammettere
in astratto che esista una guerra psicologica, salvo poi negare il
problema caso per caso. In tal modo, la guerra psicologica ha raggiunto
i suoi obiettivi, e quindi la dottrina ufficiale della "reazione
sproporzionata" da parte di Israele si è affermata nell'opinione
pubblica internazionale. Dato che gli Israeliani hanno ormai i nervi
scossi, allora bisogna fermare e disarmare gli Hezbollah ed i loro
protettori siriani e iraniani: questa è ormai la parola d'ordine
che circola, ed è questo ormai l'obiettivo dell'ONU e della
Unione Europea.
In realtà nulla prova che Israele stia reagendo a qualcosa, dato
che incursioni e sconfinamenti dell'esercito israeliano in Libano non
sono mai cessati dopo l'invasione del 1982. Allora il partito e la
milizia Hezbollah non esistevano per niente. Il fatto è che
l'esercito israeliano era entrato in Libano con il pretesto di bloccare
i Katiusha dei Palestinesi (anche allora!), ma si era portato dietro
migliaia di coloni che avrebbero dovuto occupare stabilmente il
territorio libanese. Gli Hezbollah sono nati dopo l'occupazione
coloniale del Libano, e sono riusciti in alcuni anni a sloggiare gli
Israeliani, e cercano ora di impedire ulteriori occupazioni.
Questa storia di Israele che "reagisce" sempre è uno schema
propagandistico onnicomprensivo che falsa e oscura tutti i dati
storici, anche se disponibilissimi sui libri e su Internet. Ancora in
questi giorni è riecheggiata la data del 1948 come anno della
nascita di Israele, per suggerire che Israele stesso costituisca una
"reazione" al genocidio nazista della seconda guerra mondiale.
In realtà Israele è una delle cause del genocidio
nazista, dato che nel 1920 la Gran Bretagna presentò la
concessione ai sionisti di una patria in Palestina come compenso di un
- peraltro inesistente - contributo degli Ebrei alla sconfitta della
Germania nella prima guerra mondiale. La Germania aveva allora la
comunità ebraica più integrata del mondo, con un gran
numero di Ebrei negli alti gradi dell'esercito. Era stato inoltre un
chimico ebreo (un premio Nobel), Fritz Haber, a consentire alla
Germania di usare per prima i gas in battaglia. Eppure i Tedeschi
abboccarono ugualmente alla provocazione della Gran Bretagna.
Anche allora, evidentemente, la guerra psicologica non era tenuta
sufficientemente in conto, sebbene un Presidente del Consiglio italiano
dell'epoca - Francesco Saverio Nitti - avesse detto che "la propaganda
è un'arma micidiale, come i gas asfissianti". Fritz Haber
morì nel 1934, additato, in quanto ebreo, come nemico della
Germania, lui che era un acceso nazionalista tedesco. Quindi Nitti si
sbagliava: la propaganda è molto più micidiale dei gas
asfissianti.
Oggi che è manovrato dagli Stati Uniti, il fantoccio sionista
è usato per indurre la Siria al disarmo chimico, in modo che gli
stessi Stati Uniti possano attaccarla senza rischi, secondo lo stesso
copione già seguito con l'Irak. Anche stavolta la propaganda
vincerà sui gas?
Comidad, 3 agosto 2006