Commentario

IL COLONIALISMO VUOLE AGGREDIRE MA NON COMBATTERE

Perché l'amministrazione Bush ha spinto il suo fantoccio israeliano ad aggredire il Libano?

La questione si pone così. Gli Stati Uniti sono in gravissima difficoltà in Iraq, dove non riescono a prevalere sulla resistenza (quella vera, non quella legata ad Al Qaeda/CIA). La base logistica della resistenza è in Siria. A differenza del presidente iraniano, infatti i dirigenti siriani non rilasciano interviste demenziali, non inseguono costosissimi ed inutili programmi nucleari, ma appoggiano seriamente la resistenza irachena.

Ma oggi gli Stati Uniti non possono permettersi di allargare il conflitto alla Siria, perché lo perderebbero. Oggi le forze armate USA sono allo sfacelo, a causa della privatizzazione dei servizi logistici voluta dagli affaristi dell'amministrazione Bush. Le aziende a cui Bush ha concesso gli appalti sono quotate in borsa e devono esibire profitti, quindi devono tenere alti i prezzi ma bassi i costi, fornendo servizi meno che scadenti.

L'unica possibilità per Bush è perciò di cercare di ripetere con la Siria, quanto gli è già riuscito con l'Iraq, cioè indurre l'avversario a disarmare per poterlo aggredire senza rischi. Attaccando l'inerme Libano, l'intera area è stata destabilizzata, così la Siria può essere imputata dalla propaganda statunitense di essere responsabile di "voler impedire la pace".

Per vincere sul piano diplomatico una guerra che non è in grado di vincere sul campo, Bush ha però bisogno di "mediatori" che possano convincere i dirigenti siriani a smantellare i loro arsenali e ad accettare l'ingresso sistematico di spie in veste di ispettori. Questo lavoro può essere compiuto soltanto dall'ONU e dall'Unione Europea, cioè da persone di cui i dirigenti siriani possano fidarsi.

In questo senso la posizione "critica" assunta da Prodi e D'Alema è proprio quella che serviva all'amministrazione Bush. Se il governo attuale si fosse appiattito sulla posizione israeliana, come suggeriva il centrodestra, oggi Prodi e D'Alema non avrebbero nessun titolo per farsi ascoltare dalla Siria. Lo stesso vale anche per gli altri governi dell'Unione Europea: se non avessero, quasi in coro, accusato il governo israeliano di "reazione sproporzionata", oggi non potrebbero assumere il ruolo di falsi mediatori al servizio degli interessi di Bush.

È ovvio che il governo siriano non dovrebbe cascarci, e tenersi ben stretti i suoi missili, con le annesse economicissime testate chimiche. Ma queste cose è facile dirle dall'esterno. Il problema è che la realtà del dominio colonialistico è fatta di intrecci, di compromissioni, di corruzioni, cioè di tutta una serie di livelli di relazione, in cui le vittime designate finiscono per perdere il senso dei loro interessi.

Anche il dominio colonialistico subìto dall'Italia è infatti solo in parte basato sulla forza militare, il resto è soprattutto infiltrazione. Per controllare una nazione basta controllare i suoi servizi segreti, in tal modo se ne controlla anche il sistema dell'informazione, visto che tutti i più importanti giornalisti sono agenti segreti. A causa di decenni di promiscuità dovuta alla NATO, oggi il SISMI è una succursale della CIA. È stato il colonialismo britannico a trasformare il sistema delle alleanze in una subdola forma di conquista coloniale; perciò gli Stati Uniti non fanno altro che adeguarsi a questo modello.

Purtroppo anche la Siria ha alle sue spalle qualche periodo di promiscuità pericolosa. Nel 1991 la Siria fece infatti parte della coalizione anti-Saddam nella prima guerra del Golfo.

Comidad, 20 luglio 2006