Commentario
SIONISMO, FASE SUPREMA DELL'ANTISEMITISMO
Durante il suo discorso ad Auschwitz, Ratzinger ha parlato del
"silenzio di Dio" durante il genocidio. In questi giorni la stampa
legata al sionismo gli ha rinfacciato che il vero silenzio fu nella
circostanza quello della Chiesa Cattolica. In effetti, almeno ogni due
anni, appare sugli scaffali delle librerie un nuovo testo che documenta
le reticenze e le complicità di Pio XII nei confronti della
"soluzione finale" voluta dai nazisti.
Eppure il silenzio di Pio XII non fu l'unico significativo. Gli Alleati
anglo-americani, nel corso della seconda guerra mondiale, sapevano ma
finsero di non sapere, né fecero nulla per ostacolare il
genocidio: non bombardarono le ferrovie che conducevano i deportati,
non aprirono un nuovo fronte nei Balcani che avrebbe accelerato la fine
della guerra ed anche la liberazione dei campi di concentramento;
così Auschwitz, alla fine, fu liberata dal cattivissimo
dittatore Stalin e non dalle "Grandi Democrazie Occidentali". Nel
frattempo la multinazionale statunitense IBM collaborava con i nazisti
alla individuazione anagrafica ed alla schedatura di Ebrei e Rom,
scovandoli anche fra coloro che avevano solo alcuni antenati della
razza sbagliata.
In più c'è da sottolineare che il genocidio fu di fatto
annunciato prima ancora di essere perpetrato, poiché se si
additano pubblicamente alcune razze come un'infezione, la soluzione non
può essere che una sterilizzazione di massa o un eliminazione di
massa (e dato che il programma di sterilizzazione fu avviato solo per i
malati di mente...).
Insomma tutti sapevano, e per tempo.
In questo contesto, il silenzio più sconcertante fu proprio
quello del sionismo. Perché i dirigenti sionisti - che avevano
già una loro base internazionalmente legittimata in Palestina
dal 1920 - tacquero?
Possibile che preferissero anteporre gli interessi della nascita di un
vero e proprio Stato ebraico, all'interesse della salvezza fisica dello
stesso popolo ebraico?
Questa ipotesi è stata fatta anche da sionisti, ma non ha senso,
perché non si vede in cosa la denuncia del genocidio in atto
avrebbe potuto danneggiare il sionismo stesso. Il fatto è che
questo episodio, insieme ad altri, pone un dubbio radicale
sull'autenticità del fenomeno sionista e sulla sua reale
autonomia politica. È difficile credere che se i dirigenti
sionisti avessero potuto agire di propria iniziativa, non avrebbero
fatto nulla contro il genocidio. Se non l'hanno fatto, è segno
che non agivano di propria iniziativa, cioè che erano,
già allora, alle dipendenze di qualcun altro e, infatti, nel
corso della seconda guerra mondiale i sionisti combatterono con una
loro brigata nelle file britanniche.
Il sionismo è nato quindi come strumento del colonialismo
britannico, che poteva così anche presentarsi come mediatore dei
conflitti fra Arabi ed Ebrei. A far saltare questo gioco fu ancora una
volta Stalin, il quale nel dopoguerra favorì l'emigrazione degli
Ebrei dall'Europa Orientale, soprattutto dalla Polonia, modificando
bruscamente gli equilibri demografici ed i rapporti di forza. In tal
modo Stalin coglieva due risultati in un colpo solo: compiaceva
l'antisemitismo dei Paesi dell'Europa Orientale e metteva in
difficoltà la Gran Bretagna. Tolta la parentesi Breznev, la
politica estera russa si è spesso basata sulla tattica di dare
all'avversario tanta corda da impiccarsi. Ancora di recente, uno dei
provvedimenti di Gorbaciov fu quello di assecondare la puramente
propagandistica richiesta statunitense di consentire l'emigrazione
degli Ebrei russi in Israele.
Tra il 1947 ed il 1948, l'alleato ufficiale del sionismo sembrava
essere proprio l'Unione Sovietica - che fu anche la prima a riconoscere
lo Stato di Israele -, tanto che ciò determinò negli
Stati Uniti una vera e propria psicosi antisemita che culminò in
episodi clamorosi come la cacciata di Charlie Chaplin e il processo ai
coniugi Rosemberg, tutti considerati spie sovietiche. In generale
l'immagine che prevaleva allora negli Stati Uniti a proposito
dell'Ebreo, se non era quella del comunista, era quella del criminale
organizzato o del degenerato sessuale, come si vide nell'assurda
vicenda giudiziaria e nell'esecuzione capitale di Caryl Chessman.
Nel conflitto del 1956 per il Canale di Suez nazionalizzato da Nasser,
Israele era ancora fedele alleato della Gran Bretagna contro l'Egitto,
eppure gli Stati Uniti non si fidavano dello Stato ebraico e lo
trattarono come un nemico. È curioso il modo in cui viene
riportato questo ultimo episodio nel sito sionista "Informazione
corretta"(sic!): gli israeliani avrebbero acconsentito a ritirarsi dai
territori egiziani che avevano occupato fidandosi delle garanzie
americane. Oggi tutta la propaganda sionista deve cercare di aggiustare
la Storia in funzione dell'identificazione tra Stati Uniti e Israele
che si è verificata solo dal 1967 in poi, dopo la Guerra dei Sei
Giorni. È da quella data che il sionismo, da strumento che era,
diviene un semplice fantoccio.
Nell'ottobre del 2003, nella Striscia di Gaza, una bomba telecomandata
faceva saltare un'automobile con tre agenti della CIA a bordo: un vero
attentato di controinformazione che rivelava sino a che punto fosse
giunta la penetrazione statunitense in quell'area, ufficialmente ancora
sotto il controllo israeliano.
È un fatto che dopo la "alleanza" con gli Stati Uniti, Israele
non solo non sia stato più in grado di vincere una guerra, ma
addirittura sia diventato oggetto di una diffidenza crescente. Eppure
le stragi perpetrate dai sionisti nei confronti dei Palestinesi del
1947/48 furono molto più gravi di quelle di adesso e molti degli
stessi storici ufficiali israeliani hanno ammesso che è un falso
grossolano la tesi propagandistica secondo cui le popolazioni arabe
avrebbero lasciato volontariamente la Palestina in segno di rifiuto
della suddivisione territoriale operata dall'ONU nel 1947.
Alla crescente dipendenza economica e militare di Israele nei confronti
degli Stati Uniti, corrisponde oggi una altrettanto crescente arroganza
propagandistica del sionismo, che di recente è giunto a plaudire
alla trasformazione del "negazionismo dell'Olocausto" in reato
d'opinione ed all'ipotesi di un attacco nucleare "preventivo" all'Iran.
Tutto ciò crea un 'opinione pubblica, in parte ancora latente,
pronta a far esplodere la sua insofferenza antiebraica.
Il punto è che il sionismo - ammesso che sia mai esistito come
tale - è divenuto pseudosionismo, un'entità incerta che
ormai suscita dissenso in numerose personalità del mondo
ebraico, per le quali lo stesso pseudosionismo ha elaborato lo slogan
liquidatorio di "ebrei che odiano se stessi".
Comidad, 22 giugno 2006