Commentario
A SASSUOLO, COME AD ABU GHRAIB, LA VERITÀ È SOLO UNA "NICCHIA"
Questa è la trama della storia. A Sassuolo dei carabinieri
pestano a sangue un immigrato marocchino ormai inerme, ma un altro
immigrato riprende il fatto con la videocamera del suo telefonino e la
scena finisce su internet. Ma c'è un colpo di scena: ecco che,
invece della prevista indignazione, i carabinieri ricevono il sostegno
ed il plauso del governo ed anche dell'opinione pubblica, che si
pronuncia a favore dell'Arma con lettere e telefonate alle redazioni
dei giornali. Come in un reality show, al pubblico è stata data
l'occasione di partecipare e di esprimere il suo voto. Peccato che
tutta la rappresentazione appaia rigorosamente falsa, proprio come
avviene nei reality show.
Che le immagini del pestaggio siano state riprese per caso e siano poi
trapelate clandestinamente, è del tutto improbabile. La vicenda
ricorda, in scala ridotta, la campagna mediatica sulle "rivelazioni"
delle torture nel carcere di Abu Ghraib. Anche in quel caso la
comunicazione fu all'insegna dell'ambiguità, del doppio
messaggio: un'indignazione di maniera che sottintendeva uno smaccato
compiacimento.
In tal modo il Potere può giocare su due tavoli: da un lato
pretende di essere umanitario e legalitario, perciò migliore dei
suoi avversari, dall'altro lato però rivendica di potersi
lasciare completamente le mani libere, irridendo l'ipocrisia dei
"buonisti" che non accettano di "sporcarsi le mani". È una
debolezza tipicamente occidentale quella di considerare l'impudenza e
la mancanza di scrupoli come una sorta di condizione morale superiore,
il che consente di poter fare agli altri la morale, rivendicando
però per se stessi la libertà da ogni vincolo morale.
Ma la vera ambiguità di questo tipo di messaggi, sta nella loro
capacità di trascinare gli spettatori in una dimensione che
supera la distinzione tra il vero ed il falso, cioè la
dimensione del gioco. In fondo molti spettatori sanno, o sospettano,
che i reality show siano finti, ma fanno finta di niente, cioè
stanno al gioco.
Allo stesso modo, sono oggi molti di più di quelli che sembrano,
a dubitare dell'autenticità della rappresentazione del
terrorismo e dello scontro di civiltà tra Occidente e Islam, e
magari in tanti sospettano che sia stato proprio Bush a far saltare
ieri i grattacieli e oggi le cupole delle moschee; però
accettano lo stesso di partecipare al gioco, recitandovi le battute
prestabilite.
Non che nel sistema della comunicazione la verità sia
completamente assente, ma è confinata in "nicchie". Se invece si
vuole accedere - o sperare di accedere - ai vertici della
comunicazione, allora bisogna partecipare alla finzione.
Comidad, 2 marzo 2006