Commentario
INFLUENZA AVIARIA: LA VERA INFEZIONE È L'EMERGENZA
La notizia secondo cui l'influenza aviaria avrebbe raggiunto il
Meridione d'Italia, corrisponde allo stereotipo propagandistico di un
Sud "infetto", anche metaforicamente. Non a caso le regioni "infettate"
sono quelle in cui si registra anche l'infezione della
criminalità organizzata. Ottimo motivo per distogliere migliaia
di carabinieri dall'ordine pubblico, per impiegarli invece nella caccia
alle galline allevate sui terrazzi dagli irresponsabili feticisti
dell'uovo fresco al mattino. Ecco che una nuova finta emergenza
sanitaria, mette involontariamente in luce anche l'artificiosità
delle precedenti emergenze di ordine pubblico.
Il Sud d'Italia non è nuovo a queste finte emergenze sanitarie.
Nell'estate del 1973, Napoli fu presentata come affetta da un'epidemia
di colera, che non c'è mai stata. Migliaia di persone furono
ricoverate, altre centinaia di migliaia vaccinate, ma le statistiche
sulla mortalità in quel periodo nella provincia di Napoli sono
esattamente nella media, a smentire ogni ipotesi di epidemia.
In quel caso la finta emergenza sanitaria aveva un movente preciso ed
immediato, cioè sgombrare Napoli dai turisti stranieri, come
misura preventiva di controspionaggio per proteggere la base NATO di
Bagnoli, data l'imminente recrudescenza della guerra fredda. In
quell'occasione la base NATO poté anche reclamizzarsi in modo
rassicurante, collaborando paternalisticamente alla vaccinazione di
massa.
Le emergenze sono un essenziale strumento del colonialismo per umiliare
e sottomettere certe zone, ma l'emergenza - colera a Napoli era stata
anche un laboratorio sperimentale per più vaste emergenze che si
sarebbero attuate di lì a poco. Il 1973 sarebbe stato, infatti,
anche l'anno dell'Austerità e delle domeniche senza traffico in
tutta Europa, a causa della presunta mancanza di petrolio.
La perdita d'importanza della base di Bagnoli e la sua relativa
dismissione, hanno consentito a Napoli un po' di respiro in questi
ultimi dieci anni. È stata possibile una ripresa turistica e
d'immagine della città, alcuni restauri sono stati compiuti ed
alcune opere pubbliche sono state completate, nuovi siti archeologici
hanno potuto finalmente essere "scoperti", sebbene noti da tempo, ma
condannati ad un forzato oblìo dalle esigenze militari. Tutto
ciò che è stato ascritto immeritatamente al cosiddetto
"rinascimento bassoliniano", era in realtà dovuto ad un
allentamento della morsa statunitense su Napoli.
Da un po' di tempo risulta chiaro, però, che la relativa tregua
è finita. Ogni emergenza trova ormai una corsia preferenziale.
Qualche giorno prima dell'aviaria, a Napoli era bastata un po' di
opposizione al progetto di privatizzare l'acqua, per scatenare
l'immediata rappresaglia di una emergenza idrica, lasciando l'intera
zona ospedaliera senza acqua per più di tre giorni.
La propaganda antimeridionale ed antinapoletana ha ripreso fiato, come
dimostra l'ultimo pilotato best seller di Giorgio Bocca, "Napoli siamo
noi", che riprende le tesi dell'altro best seller di oltre dieci anni
fa, "L'inferno". Strani omicidi come quello di Locri, ed anche quello
avvenuto a Napoli, che ha colpito il consuocero di Dario Fo,
ripropongono lo scenario di un'attività dei servizi segreti che
intende accreditare l'esistenza di una nuova emergenza di ordine
pubblico nel Sud d'Italia.
È difficile oggi stabilire quali siano le generali motivazioni
strategiche di questa nuova ondata di emergenze. Quel che è
certo, è che il Sud d'Italia non costituisce soltanto un capro
espiatorio, ma anche un laboratorio, quindi nessuno può sentirsi
al sicuro.
Comidad, 16 febbraio 2006