Commentario
SPESE ELETTORALI IN PALESTINA
La vittoria elettorale di Hamas alle prime elezioni palestinesi
è stata l'occasione per i commentatori occidentali di
esercitarsi nei consueti rituali di falsa autocritica, che in effetti
servono soltanto a ribadire quanto già si sosteneva in
precedenza. Recriminare sul credito politico e finanziario che
l'Occidente avrebbe offerto prima ad Arafat e poi al suo partito uscito
oggi sconfitto dalle elezioni, costituisce un falso storico. Arafat non
è mai stato rimesso in gioco dall'Occidente e, tantomeno, dagli
Stati Uniti, i quali hanno sempre puntato esplicitamente ad un cambio
della leadership palestinese. Arafat fu, infatti, riconosciuto come
interlocutore direttamente dal primo ministro israeliano Rabin, il
quale scavalcò in quella occasione la diplomazia statunitense,
cosa che gli sarebbe costata la vita di lì a poco.
Non sono mancati neppure gli scontati commenti razzistici sul fatto che
elezioni nei paesi islamici finirebbero per premiare i fondamentalisti
religiosi, come era già avvenuto in Algeria. Il razzismo
può giustificare sia l'esigenza di esportare con le armi la
democrazia, sia la constatazione che con certi popoli tutto ciò
è una fatica sprecata. La propaganda ha i suoi giri a vuoto, i
suoi finti meccanismi di contrasto che riconducono sempre allo stesso
punto.
Quale che sia il Paese o l'etnia impegnati nelle elezioni, il
meccanismo elettorale funziona sempre allo stesso modo, cioè
vince chi è in grado di spendere di più. Hamas ha potuto
mettere in campo in questi anni una quantità esorbitante di
mezzi finanziari. La popolazione palestinese è diventata sempre
più dipendente dall'assistenza fornita da Hamas, che ha
allestito un vero e proprio welfare. La versione che la propaganda
occidentale ha offerto di questo dato di fatto, è stata basata
sulla corruzione di Al Fatah, la quale avrebbe invece sperperato i
mezzi finanziari elargiti dai Paesi occidentali.
La corruzione, però, non è certo un'esclusiva
palestinese, e rimane la questione della sproporzione di mezzi
finanziari tra i due schieramenti in campo. I governi democratici sanno
bene come funziona realmente la democrazia, ed è davvero strano
che abbiano fatto mancare ai loro presunti beniamini di Al Fatah i
mezzi necessari per vincere le elezioni.
Tutto diventa, però, meno strano se non si accetta di prendere
per buono lo scenario propagandistico di un Occidente preoccupato per
le sorti del conflitto arabo - israeliano. La vera strategia
dell'Occidente - sia degli Stati Uniti che della Unione Europea (ovvero
della diarchia franco - tedesca) - è stata, storicamente, quella
di destabilizzare l'area arabo-islamica per colonizzarla. Dopo la Prima
Guerra Mondiale anche il sionismo è stato usato per operare
questa destabilizzazione/colonizzazione. Quando il sionismo ha cercato
di sottrarsi a questo uso, vi è stato ricondotto a forza, come
la sorte di Rabin insegna.
Comidad, 2 febbraio 2006