Commentario
Val di Susa: finto federalismo e vero colonialismo
Il fatto che il governo, che ha imposto una sedicente riforma
federalistica della Costituzione, sia anche lo stesso governo che ha
allestito l'aggressione coloniale in Val di Susa, non costituisce una
semplice coincidenza o un'ironia del caso. C'è sempre un preciso
nesso consequenziale tra la realtà e la sua rappresentazione
mistificata dall'ideologia dominante.
Il federalismo è una forma di unione in cui si precisano
preventivamente le regole e le garanzie reciproche. Il federalismo vero
è quindi un rapporto sociale comprendente tutti gli aspetti
della convivenza, e non è necessariamente da ricondurre - e
ridurre - alla categoria di territorio.
Il finto federalismo pubblicizzato in questi ultimi anni, punta invece
sul mito dell'autogoverno locale, riducendo tutte le persone a delle
identità locali e particolaristiche, cioè a componenti di
un territorio, come i servitori della gleba di medievale e feudale
memoria. In altre parole, la condizione di inferiorità e
sudditanza viene fatta vivere con un fittizio senso di orgoglio di
appartenenza.
Nel frattempo il potere centrale si assume l'onere del punto di vista
generale contro la frammentazione delle ottiche locali. Nel caso della
Val di Susa, il governo e i suoi manganelli pretendevano di
rappresentare il "progresso" contro le resistenze localistiche.
D'altra parte, la propaganda ufficiale ha ottenuto il suo effetto, e
infatti, in queste settimane, non sono mancate le solite
ambiguità persino fra coloro che pur dichiaravano di sostenere
la lotta degli abitanti della Val di Susa.
Mentre si affermava di comprendere le ragioni degli abitanti della Val
di Susa, gli si rimproverava contemporaneamente di saper dire solo dei
no e di non farsi carico delle esigenze del progresso tecnologico.
Nella mente di molti sedicenti oppositori, le astrazioni purtroppo
soffocano le alternative concrete e la credulità nei confronti
della propaganda ufficiale viene da loro rivendicata come un distintivo
di libero pensatore.
In realtà il "progresso" è solo un'utile astrazione e non una parte in causa, e tantomeno un giudice.
Oggi in Val di Susa il problema concreto è lo stesso di
più di quaranta anni fa nel Vajont: chi controllerà i
controllori?
Comidad, 15 dicembre 2005