Commentario
Propaganda e realtà nel vicino oriente
Le recenti e ripetute dichiarazioni del Presidente iraniano sulla
necessità di far scomparire Israele dalla carta geografica, sono
state da molti definite come "follie". Come sempre accade, però,
la propaganda fornisce un quadro rovesciato rispetto a quello reale.
È un fatto che oggi gli Stati Uniti dipendano anche dall'Iran
per poter mantenere la loro occupazione dell'Iraq.
Bush ha potuto realizzare l'occupazione coloniale dell'Iraq grazie alla
collaborazione della comunità sciita, che sta regolando i conti
con gli antichi padroni: i Sunniti.
La storica guerra civile irakena fra Arabi Sunniti e Arabi Sciiti
costituisce per gli Stati Uniti anche l'alibi per un'occupazione a
tempo indeterminato dell'Iraq, perciò Bush ha tutto l'interesse
a tenere viva la faida etnico-religiosa, come indica la macchina
propagandistica messa in atto con il processo a Saddam Hussein. Ma la
comunità sciita irakena ha come protettore l'Iran - paese non
arabo, ma islamico/sciita - , anzi molti Sciiti irakeni sono da poco
rientrati proprio dall'Iran, dove erano rimasti in esilio dopo la
fallita rivolta contro Saddam Hussein del 1991.
A voler valutare in base alla propaganda ufficiale, oggi gli Stati
Uniti e l'Iran sembrerebbero ai ferri corti, a causa della
volontà iraniana di dotarsi di armi atomiche. La propaganda
copre, però, una realtà diversa, nella quale Stati Uniti
ed Iran risultano oggettivamente e soggettivamente alleati per
spartirsi il potere in Iraq.
È una situazione che ha delle analogie con quella del 1939, in
cui Germania nazista ed Unione Sovietica si spartirono la Polonia.
Analogia per analogia, si potrebbe pensare che alla fine Stati Uniti ed
Iran vengano a confronto come fecero Germania ed URSS: ma il fatto che
nella Storia si presentino spesso situazioni già viste, non vuol
dire che poi tutto avvenga secondo le medesime forme. Bush somiglia
molto ad Hitler, ma ciò non vuol dire che Bush sia il nuovo
Hitler, soprattutto perché, a differenza di Hitler, Bush non
è disposto a cimentarsi né in una guerra totale,
né in una "guerra infinita".
La propaganda conferisce alla politica aggressiva degli Stati Uniti un
alone di strapotenza, mentre in effetti si tratta solo di
spregiudicatezza. Oggi gli Stati Uniti non possono e non vogliono
affrontare i costi di una vera guerra sul campo, ma devono affidarsi
alle faide locali per trovare alleati, così come è
accaduto anche in Afganistan.
Non c'è da stupirsi se anche il governo iraniano faccia la sua
propaganda per accreditarsi come il più intransigente avversario
del colonialismo occidentale, e ciò proprio nel momento in cui
in realtà ne è alleato. Per mascherare i suoi interessi
regionali e per difendersi dalle accuse di collaborazionismo che gli
arrivano dal mondo Arabo, l'Iran oggi è costretto a fare da
sponda alla propaganda occidentale, avallando l'immagine del fanatismo
islamico. Accadde così che nella propaganda la situazione
internazionale sembri possedere una coerenza che, nella realtà,
non ha.
Comidad, Napoli 3 novembre 2005