Commentario
PSYCHOLOGICAL WAR N.A.T.O.: GOMORRA
A Napoli la cosiddetta rivolta di Chiaiano ha ricalcato il copione
già visto con la "rivolta" di Pianura il gennaio ultimo scorso:
la polizia da una parte lascia scorazzare a piacimento le sue bande di
provocatori di professione, e dall'altra carica sadicamente inermi
cittadini che manifestano in modo pacifico. Il copione è lo
stesso, ma il copyright è sempre quello del G-8 di Genova e del
suo autore, Gianni De Gennaro.
Nel frattempo è ritornata all'attenzione la questione dei
rifiuti tossici scaricati illegalmente sul territorio campano. La
versione dei fatti accettata anche dai movimenti di opposizione
è quella formalizzata a suo tempo da Roberto Saviano e Milena
Gabanelli: la camorra - in particolare la novella Spectre, cioè
il mitico Clan dei Casalesi - avrebbe organizzato la discarica abusiva
di rifiuti tossici provenienti dalle industrie del Nord-Italia. Anche
l'uscita dell'atteso film tratto dal libro di Saviano ha contribuito
parecchio a rilanciare questa tesi, trattata in uno degli episodi.
Nella versione cinematografica la suggestione delle immagini, un
regista abile ed un attore fenomenale - che rende con toni realistici
un personaggio luciferino -, ottengono l'effetto di impedire di
accorgersi delle crepe evidenti nei sofismi proposti dalla pur
insinuante scrittura di Saviano.
Come mistificazione, "Gomorra" ha il suo precedente in "Fronte del
porto" ("On the waterfront", 1954), un film di Elia Kazan, tratto
anch'esso da un racconto e da una serie di reportage giornalistici, che
fu a suo tempo oggetto di un'accurata analisi demistificatoria da parte
di Roland Barthes. Anche in "Fronte del porto", l'illegalità
veniva descritta come un nemico interno ai lavoratori, una sorta di
malattia dello spirito; e, infatti, in "Gomorra", il sistema
camorristico è tratteggiato come un'entità metafisica,
priva di precise radici, perciò le sole spiegazioni concrete che
vengono suggerite sono quelle razzistiche ed autorazzistiche.
Quando occorre chiarire il motivo della strana impotenza dello Stato di
fronte a questi fenomeni criminali, si ricorre a spiegazioni riduttive
come corruzioni, complicità e, naturalmente, la
spiegazione/madre: l'incompetenza. Coloro che pretendono di chiarire
tutto ricorrendo all'argomento dell'incompetenza, dovrebbero essere i
primi a dimostrare di parlare con competenza, ma si guardano bene dal
farlo.
In uno Stato alcuni comportamenti illegali individuali e slegati
possono sempre verificarsi, ma solo lo Stato è materialmente in
grado di organizzare un'illegalità di massa. Qui non si tratta
di supporre oscure trame, al contrario: la demistificazione è
un'arte dell'ovvio.
Se si domanda che fine fanno i rifiuti prodotti dalle basi militari, la
risposta sarà, ovviamente, che è un segreto militare.
Ciò è comprensibile, poiché anche noi, quando
depositiamo un sacchetto dell'immondizia, stiamo lasciando a
disposizione una specie di autobiografia. Dai nostri rifiuti, si
può sapere infatti quasi tutto dei nostri gusti e delle nostre
abitudini. Allo stesso modo, dai rifiuti prodotti da una base militare
si può risalire ad ogni sua attività.
Se i rifiuti di una base militare costituiscono un segreto militare,
allora lo scarico dei rifiuti non può che essere sotto controllo
militare, e più sono le basi militari, più questo
controllo sarà capillare.
Come nasce, ad esempio, una discarica abusiva?
Vi sono rifiuti di origine militare che, per motivi di particolare
segretezza, non possono essere smaltiti nelle discariche legali, allora
si reclutano dei criminali comuni per svolgere insieme questo lavoro
sporco. Una discarica abusiva è anche un enorme affare, un
racket, attraverso il quale, la criminalità può essere
finanziata e organizzata per altri lavori sporchi utili alle forze
armate. L'intreccio tra militarismo e affarismo è quindi un dato
oggettivo, non dovuto a corruzione dei singoli, ma che risulta dalle
stesse procedure che si devono applicare.
È difficile stabilire se nasca prima l'uovo o la gallina, se sia
il militarismo a determinare l'affarismo o se sia l'affarismo a
incentivare il militarismo. Sta di fatto che esiste un complesso
militare/affaristico/criminale che è motivato e giustificato dal
segreto militare e che genera sempre nuova illegalità.
Nel momento in cui in Italia lo smaltimento dei rifiuti, da segreto
militare che era, è addirittura divenuto per legge un segreto di
Stato, si può capire quanti nuovi racket sorgeranno attorno ad
ogni procedura segreta.
Da parte dei movimenti di opposizione, si tende ancora a suddividere
l'intervento in tante fettine: l'antimilitarismo, l'antirazzismo,
l'ambientalismo, mentre i vari problemi sono aspetti di un unico
problema: il controllo militare/criminale del territorio. Da questa
frammentazione dell'intervento di opposizione, nascono poi le soluzioni
utopistiche che sembrano fatte apposta per favorire la propaganda
ufficiale, per consentirle di dire: "Ragazzo, levati e lasciami
lavorare".
Mentre la drastica riduzione dei rifiuti - attraverso una
riorganizzazione della produzione ed una raccolta differenziata porta a
porta -, costituisce un obiettivo più che realistico, la parola
d'ordine del "rifiuti zero" è una promessa che non sarebbe
possibile mantenere, e quindi finisce per fornire alibi e
giustificazioni al business militar/criminale dei rifiuti.
La militarizzazione del territorio è la matrice della
devastazione ambientale e dell'illegalità di massa, mentre il
razzismo costituisce il messaggio con cui la guerra psicologica deve
coprire tutto questo. Non c'è poi da stupirsi se la guerra
psicologica ed il suo messaggio razzistico diventino anch'essi un
business, come è dimostrato dagli incassi di "Gomorra", sia
libro che film.
Un film come "Gomorra" non ha solo una finalità di copertura, ma
anche di rassicurazione per le popolazioni dell'Italia settentrionale,
a cui viene lasciato credere che la questione dello scarico illegale
dei rifiuti tossici riguardi solo l'Italia meridionale.
Con centotredici tra basi militari americane e NATO diffuse sul
territorio ex-italiano, è del tutto irrealistico e illusorio
pensare che il pericolo dello smaltimento illegale dei rifiuti tossici
riguardi solo le regioni meridionali.
29 maggio 2008
Commenti Flash
1968 FNAC
Chi, in questi giorni, si dovesse trovare a fare
acquisti in uno dei negozi FNAC di Parigi, ne uscirebbe con una busta
di plastica su cui campeggia un pugno chiuso dal significato
inequivocabile. In effetti la FNAC, la catena multinazionale francese
che distribuisce libri, cd, dvd e altri ninnoli tecnologici, si è
davvero scatenata in occasione del quarantennale del Maggio. Un
putiferio di libri sul '68, a favore e contro, per chi c'era e per chi
se l'è perso (sic), ristampe di dischi dell'epoca, video e dibattiti in
quantità industriali. L'anno del Maggio francese è diventato un vero e
proprio contenitore mediatico in cui ognuno mette ciò che vuole. I
fastosi depliant illustrativi della rassegna titolano: "68 court
toujours", oppure "L'esprit de Mai est à la FNAC". Quindi lo spirito
del Maggio sarebbe andato a finire alla FNAC. Il direttore della
catena spiega che la FNAC stessa non sfuggì all'ondata di lotte e
scioperi dell'epoca, e infatti venne più volte occupata dai
lavoratori; quindi il direttore ritiene che la FNAC non possa esimersi
dal commemorare ciò che ha vissuto direttamente. Visto che dopo
quaranta anni i lavoratori della FNAC sono sempre più sfruttati e
precarizzati, è qui evidente il tentativo di trasformare il '68 in un
evento puramente mitologico, una narrazione funzionale ad un
intrattenimento fine a se stesso, priva di qualsiasi aggancio con la
realtà storica e sociale.
1968 GLUKSMANN
In una
intervista per la presentazione del suo nuovo libro scritto insieme al
figlio Raphaël: "Il Maggio 68 spiegato a Sarkozy", l'ex-"nouveau
philosophe" André Gluksmann ci offre una chiave di lettura davvero
originale. Gluksmann afferma che il movimento del '68 fu essenzialmente
anticomunista e quindi non lo si può considerare concluso, visto che
c'è ancora la Cina contro cui lottare. Insomma, ci sarebbe un '68
per ogni stagione e per ogni esigenza. Il filosofo racconta che il
figlio - che sarà dotato delle stesse capacità intuitive del padre -
non riusciva a capire il '68, nonostante le spiegazioni di cotanto
genitore; ma quando si trovò ad assistere alla famosa rivoluzione
(fasulla) in Ucraina, allora ebbe l'illuminazione e capì il vero
spirito del '68.
La destra lo ascolterà?
Ma la cosa
veramente grave è che questo nuovo slogan di guerra psicologica - il
'68 anticomunista - troverà a sinistra sicuramente qualcuno disposto a
prenderlo sul serio.
1968 SARKOZY
Il presidente
della Repubblica francese Sarkozy ha affermato di recente che tutti i
mali provengono dal '68. Ne consegue logicamente che anche Sarkozy
proverrebbe dal '68.