Commentario
I GUERRIGLIERI E I GIORNALISTI DI DE GENNARO
Fra i commentatori ufficiali si è diffusa una sorta di nostalgia
per la cosiddetta "sinistra radicale", con una serie di interrogativi
annessi, tra i quali il chiedersi se sia stato saggio liquidare delle
formazioni politiche che erano utili a fare da sponda propagandistica e
da capro espiatorio per le colpe e i ritardi più svariati.
La questione è mal posta, dato che il colonialismo non esprime
un pensiero politico, ma solo slogan; e non agisce in base a
considerazioni strategiche, ma si muove seguendo schemi elementari -
per quanto subdoli -, secondo i quali si è fatti fuori non
quando si costituisce un pericolo, bensì non appena si cessa di
esserlo. Questa è la storia di un Saddam Hussein, che accetta di
smantellare i suoi missili a testata chimica e quindi subisce
l'invasione. Ma, in Italia, è anche la storia di un Moro, ucciso
dopo aver rinunciato a denunciare la subdola ingerenza
statunitense nella vicenda dello scandalo Lockheed; o di un Craxi,
caduto dopo essere divenuto osservante filo-americano, da filo-arabo
che era.
Il segnale politico della liquidazione della cosiddetta "sinistra
radicale", è stata la sua supina accettazione della nomina
dell'ex capo della polizia De Gennaro a commissario straordinario per
l'emergenza rifiuti a Napoli. Il segretario dei Comunisti Italiani,
Diliberto, manifestò in quella occasione la sua cattiva
coscienza in modo freudiano: si mise a fare battute razzistiche sul
sangue di San Gennaro, mentre era evidente che la sua vera
preoccupazione era per quello che avrebbe combinato De Gennaro.
L'incarico ad un provocatore di professione come De Gennaro, ha
immediatamente sortito i suoi prevedibili effetti, per cui Napoli,
oltre all'emergenza rifiuti, ora deve subire anche un'emergenza di
ordine pubblico. L'informazione ufficiale si è incaricata di
narrarci le mirabolanti imprese di presunti "abitanti delle periferie
napoletane", trasformatisi di colpo in provetti guerriglieri che
assaltano i campi Rom con tattiche militari da accademia. Anzi, alcuni
giornali locali avevano persino anticipato gli eventi di alcuni giorni,
spiegandoci nei dettagli i preparativi delle varie guerriglie e
insurrezioni di Chiaiano e di Ponticelli.
Dall'uomo che aveva prima organizzato i falsi scontri al G-8 di Genova,
per poi trarne il pretesto dei famigerati massacri, non ci si poteva
aspettare di meno, ed a questo punto il vero problema è solo di
capire cosa stiano coprendo queste false emergenze. È ovvio che
la presenza a Napoli del molo in cui stazionano i sommergibili nucleari
statunitensi pone l'esigenza di avere a disposizione dei siti in cui
smaltire le scorie e, di conseguenza, richiede un territorio sotto il
pieno controllo coloniale.
Inoltre la fedeltà a tutta prova da parte di De Gennaro al
padrone statunitense, è nota da sempre, tanto che
l'ex-presidente della Repubblica Cossiga, durante un'interpellanza
parlamentare del novembre 2006 (di cui c'è anche un video su
YouTube), lo definì, oltre che come "losco e sporco figuro",
anche: "manutengolo della FBI americana".
In quella circostanza Cossiga stava difendendo i suoi amici del SISMI
dagli sviluppi giudiziari del caso del sequestro dell'imam Abu Omar,
che si erano trasformati in un bis dello scandalo Lockheed. La CIA,
dopo aver costretto il SISMI a collaborare al sequestro, aveva
provocato una fuga di notizie per farlo mettere sotto inchiesta dalla
magistratura italiana. A gestire le intercettazioni giudiziarie c'era,
ovviamente, l'uomo di fiducia degli USA, cioè il solito De
Gennaro. In questo modo la CIA, dopo aver fatto il proprio comodo sul
territorio ex-italiano, avrebbe ottenuto anche di far smantellare il
braccio segreto di tutte le operazioni affaristiche dell'ENI,
cioè appunto il SISMI. In quella circostanza Cossiga non ha
commesso l'errore di Moro, e ha fatto capire che per salvare se stesso
e gli affari dei suoi amici del SISMI e dell'ENI, era pronto anche a
sputtanare gli Stati Uniti.
È interessante anche il motivo - o il pretesto - di quella
famosa interpellanza di Cossiga, ottenere cioè dall'allora
ministro degli Interni Amato la lista dei giornalisti stipendiati dal
vertice della Polizia. Chissà quanti nomi di eroici cronisti
delle finte emergenze, delle finte guerriglie e delle finte faide
camorristiche che avvengono a Napoli, si trovano in quella lista.
Ancora non si sa se De Gennaro abbia concluso o meno la sua missione a
Napoli, ma comunque è certo che i suoi padroni non rinunceranno
ai servigi del suo talento di provocatore e del suo staff di
guerriglieri e giornalisti.
22 maggio 2008
Commenti Flash
LA "MONNEZZA", PER LEGGE, E' UN SEGRETO DI STATO
I siti per il deposito delle scorie nucleari, nuovi impianti civili per
produzione di energia, centrali nucleari, rigassificatori,
inceneritori/termovalorizzatori potranno essere coperti da segreto di
Stato, lo prevede il decreto entrato in vigore il primo maggio, quindi
del governo Prodi.
Il decreto numero 90 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
il 16 aprile 2008. Prevede che: "Nei luoghi coperti dal segreto di
Stato le funzioni di controllo ordinariamente svolte dalle aziende
sanitarie locali e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sono
svolte da autonomi uffici di controllo collocati a livello centrale
dalle amministrazioni interessate che li costituiscono con proprio
provvedimento".
"Le amministrazioni non sono tenute agli obblighi di comunicazione
verso le aziende sanitarie locali e il Corpo nazionale dei vigili del
fuoco a cui hanno, comunque, facoltà di rivolgersi per ausilio o
consultazione".
"Sono suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato le
informazioni, le notizie, i documenti, gli atti, le attività, i
luoghi e le cose attinenti alle materie di riferimento".
L'articolo 261 del Codice penale prevede per chi rivela un segreto di Stato una pena non inferiore ai cinque anni di reclusione.